- CAPITOLO 19 -

Começar do início
                                    

Tutto ciò aveva segnato l'ennesimo spartiacque nell'esistenza di Sophy che aveva improvvisamente smesso di desiderare di tornare a MitoCity. Un po' se ne vergognava, ma la verità era che tornarci, sebbene per poche ore e in gran segreto, le aveva lasciato addosso una strana sensazione di inadeguatezza e di errore. MitoCity era stata casa sua per più di diciotto anni, ma ora lei non la sentiva più come tale. Certo, nemmeno la Struttura era perfetta, ma per lo meno era reale. Reale in un modo difficile da definire, eppure ormai fin troppo tangibile per lei. Aveva provato a spiegare a Derek quelle sensazioni e lui sembrava averla compresa. Con il passare dei giorni, quel tipo di discorsi erano diventati sempre più sporadici, ma tra loro non era mai calato il silenzio, anzi. Avevano passato sempre più ore a parlare di tutto e di niente, a ridere e scherzare delle parodiche avance che Derek le rivolgeva senza posa, a confidarsi problemi e paure, a raccontarsi il passato e ad interrogarsi sul futuro. Derek, oltre ad essere un ottimo ascoltatore, era anche una continua fonte di concetti profondi ed interessanti aneddoti sulla Struttura, sulle persone che la abitavano e anche sul mondo fuori. Sophy, curiosa per natura, amava ascoltarlo mentre se ne stavano chiusi in quella stanza magica che era solo loro.

Stavano ancora battibeccando e ridendo quando un gruppo di uomini si affacciò nella sala biliardo. Sophy tornò subito seria, Derek invece sorrise ai nuovi avventori salutandoli tutti per nome.

«Ci sai proprio fare» commentò Sophy in un sussurro andando con lui verso l'uscita.

«È parte del mio lavoro» si schernì lui con un alzata di spalle. Guardò l'ora sullo schermo impalpabile proiettato dallo SmartRing e poi tornò a rivolgersi a Sophy. «Non pensi che sia presto per andare a letto? Tu hai già sonno?»

«A dire il vero no» rispose lei sollevando le spalle.

Il momento di andare a dormire era quello che odiava di più. La sera, sola nella sua stanza, si ritrovava sempre a lottare con tutti i pensieri che di giorno riusciva a silenziare ma che di notte le impedivano di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. Le era capitato diverse volte di rimanere sveglia fino alle prime luci dell'alba, girandosi e rigirandosi tra le lenzuola. Certe notti preferiva non provarci nemmeno: dopo aver dato la buonanotte a Derek, andava a rintanarsi nella stanza segreta e dipingeva. Dipingeva per ore, circondata da paesaggi sconfinati e rilassanti. Qualche volta si appisolava accoccolata contro la parete, ma nella maggior parte dei casi si ritrovava a finire di disegnare proprio poco prima di andare a correre con Derek. Nonostante quelle notti in bianco, era estremamente felice di essere riuscita a riavvicinarsi alla sua passione per il disegno e la pittura. Le tele ed i colori che Derek le aveva regalato erano semplicemente perfetti: lui non poteva farle regalo migliore. Spesso, dopo il lavoro e prima di incontrarsi con Derek per le loro serate a base di cibo e biliardo, Sophy si rintanava in quella stanza con una tela davanti e tante idee per la testa. Aveva iniziato riproducendo i paesaggi con cui amava circondarsi, poi era passata alla rappresentazione di elaborati oggetti, infine aveva deciso di passare ai ritratti. Non era mai stata brava in quelli, eppure sentiva dentro di sé la fortissima necessità di rappresentare su tela i volti delle persone che amava e che non poteva più avere al suo fianco. Avrebbe potuto chiedere a Meg o a Derek di stampare delle loro fotografie da cui prendere spunto, ma non lo aveva fatto perché sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa. Per prima aveva dipinto Felicity, sorridente insieme ai suoi bambini. Poi si era dedicata a Sally e Nando, li aveva disegnati avviluppati in un tenero ed appassionato abbraccio. Aveva ritratto anche diversi membri del Covo, aveva rappresentato ognuno di loro in un diverso punto dell'albergo abbandonato. Aveva persino dipinto i capelli ramati di Danielle, china su una serie di ampolle e becher nel laboratorio scientifico. Aveva ritratto moltissime persone, ma non Nick. Con lui non c'era stato verso: ogni volta che prendeva la tela ed iniziava ad abbozzare a matita i suoi lineamenti mascolini, le lacrime le annebbiavano la vista e i segni che disegnava non le sembravano mai abbastanza belli, abbastanza somiglianti, abbastanza perfetti. L'ultima volta che aveva provato era andata ancora peggio: i lineamenti che aveva abbozzato sulla tela non ricordavano Nick, sembravano più che altro quelli di Derek. Non si spiegava come potesse essere successa una cosa del genere. Quando disegnava, Sophy si lasciava trasportare dalle emozioni e dal bisogno di creare e di ricordare. Lei aveva iniziato a scarabocchiare su quella tela pensando a Nick, eppure non erano suoi i lineamenti che aveva ricreato. Nei giorni che avevano seguito quell'errore Sophy, invece di cancellare quella bozza, ci aveva lavorato su: aveva rimosso ogni dettaglio che rimandasse a Nick ed aveva implementato la somiglianza con Derek. Proprio quel pomeriggio aveva iniziato a colorare il ritratto. Doveva ammetterlo, stava venendo davvero bene, meglio di tutti gli altri ritratti che aveva realizzato.

«Andiamo un po' nella nostra super stanza?» le propose Derek distraendola da quei pensieri. «Ordiniamo al servizio di delivery un paio di birre e chiacchieriamo un po'».

La proposta era piuttosto allettante, sicuramente più dell'idea di rigirarsi tra le lenzuola lottando inutilmente contro Morfeo.

«Ci sto» accettò infine. «Ma voglio cambiare il premio della nostra scommessa».

«Hai deciso di giocarti qualcosa di più?» la provocò ancora Derek, ammiccando spudoratamente.

«No» mise subito in chiaro lei. «Voglio scegliere un nome ufficiale da dare alla "nostra stanza" per non chiamarla sempre la "nostra stanza", "stanza segreta" e via dicendo».

«Bello!» esclamò Derek con sincero entusiasmo. «Anche se ormai l'idea della pizza mi stava già facendo venire l'acquolina in bocca. Hai qualche idea per il nome?»

«Non saprei... Pensavo a qualcosa come "Paradiso Terrestre"».

«Nah, troppa enfasi!»

«Ok, allora facciamo "La Camera dei Segreti"? »

«No, credo sia già stato usato per qualcos'altro...»

«Allora qualcosa di più semplice: "La Tana", "Il Rifugio" o anche solo "La Stanza"... Non lo so...»

«"La Romantica Alcova"?» propose lui.

«No, decisamente no» lo smontò subito Sophy lanciandogli un'occhiataccia. «Chiamiamola "l'Angolo"».

Era un nome semplice, ma rappresentava alla perfezione il suo modo di vedere quella stanza: un angolino pacifico nel quale andare a rintanarsi per fuggire dalla cacofonia del mondo. Un angolo di paradiso tutto per loro.

«Sì, questo non è male» ammiseDerek posandole un braccio sulle spalle per poi avvicinarsi con lei alla porta.«E l'Angolosia!»

MITOCITY 3 - La StrutturaOnde histórias criam vida. Descubra agora