<Io... Si... Voglio solo andare via da qui>
Così, mettiamo tutto nelle varie buste, io pago e usciamo dal supermercato.
Raggiungiamo la mia macchina nel parcheggio del supermercato. Niccolò mi fa salire nel posto del passeggiero e lui, nel frattempo, mette le buste nel portabagagli. Mette al suo posto il carrello e mi raggiunge salendo sul lato del guidatore.

Noto che con tanta lentezza, inserisce le chiavi e temporeggia un po' prima di accendere la macchina.
Io, accecata dall'agitazione per il fatto che mi trovassi nello stesso posto in cui c'era Damiano, sbotto contro Niccolò dicendo: <SI PUÒ SAPERE COSA CAZZO STAI ASPETTANDO NELL'ACCENDERE QUESTA CAZZO DI MACCHINA E ANDARE VIA DA QUESTO CAZZO DI POSTO DI MERDA?>

<Ao, ma se po' sape' che cazzo te urli? Perché te stai a comporta' così? Che t'è successo?> Dice lui molto irritato dal mio comportamento.

<Non mi è successo niente. Ti sto dicendo che me ne voglio andare a casa adesso>

<No, voglio prima sape' er motivo pe' quale hai cambiato atteggiamento tutto de botto>

<Niccolò, te l'ho detto in tutti i modi possibili che  me ne voglio andare... Quindi, cortesemente, non rompere con queste domande del cazzo e accendi questa minchia di macchina!>

<Ma vattene a fanculo... Stronzo io che me preoccupo pe' te> sbotta lui per poi accendere la macchina e sfrecciare per le vie di Roma.

So benissimo che sono stata una stronza perché lui non c'entra niente, infatti mi dispiace essermi comportata così... Ma quando c'è di mezzo Damiano, entro sempre in crisi.

Dopo una mezz'oretta abbondante di traffico, arriviamo a casa mia. Niccolò prende le buste,  le porta in cucina e poi esce fuori a fumare una sigaretta presumo.

Non mi ha nemmeno degnata di uno sguardo... E ci credo, ha tutta la ragione di questo mondo per odiarmi.
Ho combinato un vero casino.

Metto tutte le cose che abbiamo acquistato nei vari cassetti e reparti della cucina. Quando ho finito, vado in salotto e mi siedo sul divano mentre fisso un punto indefinito della stanza.
Verso l'ora di pranzo, sento Niccolò andare in cucina per prepararsi qualcosa da mangiare. Dopo che che ha finito, mette tutto al proprio posto e lo sento andare al piano di sopra in una delle camere da letto.

Odio quando litighiamo... E odio ancora di più il fatto di averlo ferito a causa del mio comportamento.

Lui non merita di essere trattato così male.

Lui non merita un essere spregevole come me.
Non volevo legarlo a me, perché sapevo che le volte in cui lo avrei fatto stare male sarebbero state superiore a quelle in cui sarei riuscita a trattarlo come si merita... Mi si spezza il cuore. Non posso aspettare, devo andare da lui a scusami e a dargli spiegazioni.

Così, mi alzo dal divano e mi metto a cercarlo nelle varie stanze del piano di sopra.

Lo trovo nella mia camera, sdraiato sul letto con le braccia incrociate mentre guarda il vuoto. È incazzato. Ma proprio tanto.
Mi avvicino e mi siedo ai piedi del letto.
<Nì?>

<Che cazzo voi mo?>

<Io... Ti devo delle scuse e tante spiegazioni>

<Parla> dice lui in modo seccato.

Io sospiro e inizio a parlare.
<Quando abbiamo litigato a dicembre, tu sei andato a Milano con Enrico... Ecco... Uno di quei giorni sono andata a fare un giro per i vari negozi di Via del Corso, per cercare i regali di Natale per tutti voi...> sento i miei occhi diventare sempre più umidi mentre ripenso all'angoscia provata in quei momenti. Faccio un respiro profondo, per cacciare indietro le lacrime, e poi continuo.

Più che un amicoWhere stories live. Discover now