Capitolo 14

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Quando arrivano le altre ragazze iniziamo a cucinare.
A un certo punto Adriano dice a Niccolò:
<Nico, vai a prendere la bottiglia di vino che c'è al piano di sopra?>

<Uff... Ok>

Niccolò sale al piano di sopra. Dieci minuti dopo, vedendo che Niccolò non è ancora tornato, Adriano mi chiede:
<Vai a vedere per favore che fine ha fatto quella specie di cretino?>
<E va bene>

Salgo al piano di sopra e entro nella stanza dove dovrebbe esserci Niccolò. Lo vedo intento a cercare la bottiglia di vino.

<Niccolò>
Lo vedo fare un piccolo salto per lo spavento.
Mi metto a ridere.

<Dimme>

<Ma quanto ci vuole per trovare una bottiglia?> Dico continuando a ridere.

<Guarda che qua nun ce sta' niente, cerca tu se non ci credi>

Vado infondo alla stanza per cercare questa bottiglia, ma in effetti ha ragione. La bottiglia che Adriano ci ha chiesto di prendere, non c'è.

Stavo per parlare, ma sentiamo che la porta viene chiusa a chiave da fuori.

Così ci catapultiamo verso la porta.
<Apriteee> dico io sbattendo le mani sulla porta

<No, voi non uscirete da qui  fin quando non chiarirete> detto questo quello scemo di Adriano va via.

< Ma che cazzo fa?> Dico sedendomi a terra nell'angolo vicino alla porta.

<Perché? Non ti va di chiarire?> Dice lui per poi sedersi difronte a me.

<Si... Certo. Ma voglio che stavolta tu mi dica tutta la verità>

<Lo farò... Inizia a chiedere>

<Perché hai scelto quella ragazza che conoscevi da pochissimo e non me che ti sono sempre stata accanto e ti conosco praticamente da sempre? perché?>

<Chiarè, io non ho veramente scelto lei>

lo interrompo dicendo:
<Andiamo Niccolò... Non dire balle>

<Fammi finire... Non ho scelto lei... Perché lei non esiste...>

<Aspe.... In che senso?>

<Quella "Marta" di cui ti ho parlato quel pomeriggio... In realtà... non esiste, era tutta una storia inventata da me perché avevo bisogno di...  allontanarmi un po' da te per capire alcune cose e non farti soffrire>

Nel frattempo i miei occhi si erano riempiti di lacrime

<Quindi mi stai dicendo che... Era tutta una cosa finta? Mi hai fatta soffrire così tanto per una stronzata del genere? > Ormai i buoni propositi di non piangere erano letteralmente andati a farsi fottere, perché le lacrime stavano scendendo lungo le mie guance.

<Si... E non sai quanto soffro nel vederti così per colpa mia>

<Sei uno stronzo... I-io sono stata così male per una cosa che ti sei inviato... Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto io abbia sofferto per tutto questo. Mi sono fatta un sacco di complessi... Sono arrivata a pensare che il problema fossi io. Non puoi nemmeno immaginare il male che mi hai fatto. Io ci ho sofferto un sacco Niccolò.>

<Lo so... E mi sento una merda per averti causato tutto questo male>

Non rispondo continuando a piangere.

<Vieni qua>  mi abbraccia ma io inizio a dargli qualche piccolo pugnetto sul petto riempiendolo di insulti. Come se non bastasse inizio a singhiozzare.

<È  tutta colpa mia... Mi dispiace un sacco di aver fatto lo stronzo... Non te lo meritavi per niente>
Lui continua a stringermi.. decido di indietreggiare un po'. Vedo che indossa gli occhiali. Così gli chiedo

<Posso?> Facendo segno di toglierli
Lui annuisce. Appena glieli tolgo noto che anche lui stava piangendo. Aveva gli occhi tutti rossi e dispiaciuti. Vederlo così per me è straziante. Mi si spezza il cuore. Gli asciugo le lacrime e lo stringo forte a me.

<M-mi dispiace t-tanto > dice lui con difficoltà visto che è scoppiato a piangere

Piango anch'io e gli chiedo:
<Ci provi almeno a spiegarmi perché ti sei inventato tutto sta storia?>

<Per ora non mi sento ancora pronto, perché è molto molto importante e devo trovare il momento giusto per farlo... Sei disposta ad aspettarmi ancora un po'?> Mi chiede guardandomi negli occhi

<Si... Ma spero che ne valga la pena> dico io

<Grazie Chiarè> dice lui stringendomi ancora più forte. Mi ha chiamata con quel nomignolo che tanto odio... Ma detto da lui...

<Nooo, basta con questo nomignolo odioso> dico io ridendo mentre ricambio il suo abbraccio.

<Ma è bellissimo>

<Gne gne>
Ci mettiamo entrambi a ridere e scherziamo tra di noi. Parliamo un po' di quello che abbiamo fatto in questi mesi.

<Chià?>

<Dimmi> dico io guardandolo negli occhi.

Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e dice: <Mi sei mancata tanto... Non lo dico tanto per dire...>

<Mi sei mancato anche tu, brutto stronzo> dico io abbracciandolo.

Lui ricambia il mio abbraccio e dice: <Quando sei andata via... È come se avessi portato con te una parte di me... Mi sentivo incompleto...>

<Adesso però, sono di nuovo qui con te>
<Grazie davvero>

Io non rispondo, mi limito ad abbracciarlo.

Chiamiamo gli altri per farci venire ad aprire, in modo tale da poter tornare al piano di sotto.

Più che un amicoWhere stories live. Discover now