Capitolo 54

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POV'S NICCOLÒ
È ora di pranzo di una fredda mattina di dicembre e io sono a lavoro.
Stavo tranquillamente servendo alcuni tavoli, e mentre mi guardo intorno per controllare che a nessun cliente mancasse nulla, noto che la porta di ingresso si apre lasciando spazio alle figure di alcuni dei miserabili.

Strano, di solito non vengono mai qui. Devono sicuramente dirmi qualcosa di importante, altrimenti non sarebbero venuti qui ma mi avrebbero mandato un messaggio o fatto una chiamata.
Mi avvicino a loro.

<Bella regà, che ce fate qua?> Dico io dopo averli salutati uno per uno.

<Le ragazze ci hanno inviato ad uscire. Una cenetta tranquilla... Niente di ché. E ovviamente devi esserci anche tu>

<Ragazzi, io non lo so se sia una buona idea il fatto di farmi venire... Insomma, capite bene che io e Chiara non ci rivolgiamo nemmeno la parola>

<E quindi? Dai, vieni lo stesso>

<Non so... Mi distrugge il fatto di averla davanti e di non poterci parlare> dico io pieno di dubbi.

<Non dare per scontato che non riuscirete a parlarvi... Che ne sai? Magari stasera riuscite pure a chiarire>

<Ne dubito... Vabbè, comunque ci sto. A stasera>

<Perfetto, ci vediamo stasera. Ti passiamo a prendere noi alle ventuno e trenta. Fatti trovare pronto>

<Certo, grazie.> Dico io. Dopo averli salutati, torno a fare il mio odioso lavoro.

*LA SERA*

<Niccolò, te stamo aspettando, semo qua sotto>  dice Adriano nel messaggio vocale che mi ha inviato su WhatsApp. Spruzzo il mio solito profumo... È quello che piaceva tanto anche a lei. Prendo le chiavi, il giubbotto e, prima di uscire, mi guardo allo specchio.
Indosso una semplicissima camicia bianca con i primi tre bottoni non chiusi e un paio di pantaloni neri.
Sento il clacson della macchina di Adriano. Così, saluto Mamma, scendo ed entro subito in macchina con i ragazzi.

Dopo una mezz'oretta piena di traffico, riusciamo a ad arrivare in questo benedetto ristorante. Adriano parcheggia e scendiamo tutti dalla macchina.

Io e i ragazzi entriamo al ristorante.
Ci avviciniamo al tavolo dove le ragazze ci stavano aspettando. Quando arriviamo lì davanti, alzo lo sguardo e la vedo.

È sempre più bella.
Indossa un vestito nero, dei tacchi del medesimo colore... Solo che, c'è qualcosa di strano... Il suo sorriso non è più come quello di una volta. Anche i suoi occhi... Non hanno più la stessa luce. Inoltre, questi ultimi, lasciano trasparire paura... Ma paura di cosa?

Che ti succede Chiarè? Vorrei tanto saperlo.

A svegliarmi dai miei pensieri, sono le ragazze che richiamano la mia attenzione.
<Cognato? Ma che fai lì impalato? Non vieni a salutarci?>

Io accenno un sorriso e mi avvicino a loro. Le saluto una per una con due baci sulle guance... Ma, quando arrivo di fronte a Chiara, mi blocco. Come dovrei salutarla?

<Ciao Nì...> Dice lei cercando di accennare un sorriso, cosa che non le riesce per niente.

<Ciao Chiarè...>

Per spezzare la situazione imbarazzante che si era venuta a creare tra noi due, i ragazzi dicono: <Allora, che famo? Prendiamo posto e iniziamo a guardare i menù?>

<Certo, sediamoci>

Io mi siedo difronte alla mia Chiara. Gli altri si mettono a guardare il menù e io mi metto a fissare lei. È inutile che mi metta a guardare tutti quei piatti, tanto finisco sempre per prendere la mia solita carbonara.
Lei ha una mano sul tavolo e con l'altra sta scrivendo qualcosa sul telefonino. Sfioro leggermente la sua mano e lei, inizialmente sembrava non avesse intenzione di spostarla, ma... Quando alza lo sguardo, i suoi occhi si perdono nei miei e la stessa cosa fanno i miei nei suoi. Ritira subito indietro la mano. Cazzo.
Come ci siamo ridotti così? Questa è l'unica cosa a cui riesco a pensare.

Più che un amicoWhere stories live. Discover now