«Dopo la fine dell'emergenza è uscita dalla pizzeria in cui l'ho incontrata ed è andata da questa parte» disse Derek seguendo con un dito il percorso segnato sullo schermo. «Poi si è fermata qui. Che negozi ci sono in questa zona?»

«Oddio!» Meg si mise una mano sulla bocca.

«Cosa?» la spronò Derek, nervoso e preoccupato dal tono dell'amica. «Cosa c'è lì?»

«Una tabaccheria» rispose Meg, ma non era tutto. «Il proprietario vende Ambrosia illegalmente».

«Merda!» esclamò Derek passandosi una mano tra i capelli.

Era stato lui a rendere illegale la vendita di Ambrosia. Quel misterioso e dolcissimo infuso ad altissimo tasso alcolico era in grado di mandare al tappeto un uomo di corporatura pari alla sua con un solo bicchiere. Il creatore di quella bevanda demoniaca era finito in coma etilico diverse volte prima di decidere di vendere la sua malefica creazione ad ignari sfortunati in cerca di oblio.

«Perché?» chiese, più a se stesso che a Meg. Sapeva che Sophy stava soffrendo per la lontananza da Nick e da MitoCity, ma non credeva che quella mancanza la abbattesse così tanto.

«Se dovessi tirare a indovinare» disse Meg a mezza voce, indicando una delle schermate che Derek aveva lasciato aperte sullo schermo, «credo che possa avere a che fare con questo».

Il piccolo riquadro che Meg gli stava inquadrando ritraeva i corpi nudi ed avvinghiati di Nick Donovan e Danielle Moad. Erano immagine risalenti alla sera prima.

Come aveva potuto non accorgersene? Come aveva potuto non pensarci? Dopo la riunione di MitoCity, Derek aveva seguito Nick fino al nuovo Covo ma poi, vedendolo chiudersi da solo nella sua stanza, aveva smesso di guardare per dedicarsi ad altre questioni.

«Devo andare da lei».

Derek si accorse che Meg lo aveva seguito solo quando la notò al suo fianco, di fronte alla porta chiusa dell'appartamento di Sophy. Il ragazzo bussò forte ma non ottenne risposta.

«Dobbiamo buttare giù la porta?» chiese Meg, agitata quasi quanto lui.

«Non sarà necessario» commentò Derek mentre lavorava sul proprio SmartRing prima di avvicinarlo alla serratura che scattò aprendosi per loro.

Inizialmente Derek vide solo le immagini proiettate sulla parete di fronte al divano: Nick e Danielle che facevano l'amore illuminati dal sole caldo della mattina. Solo in un secondo momento si accorse di Sophy. La ragazza giaceva sul pavimento, ai piedi del divano. Sembrava svenuta. Il cuore iniziò a martellargli nel petto e nelle tempie mentre il terrore lo soffocava.

«Sophy! Sophy!» gridò, disperato, mentre si inginocchiava al suo fianco e le sollevava la testa tenendosela in grembo». «Sophy, rispondimi!»

La ragazza, pallida e fredda come non mai, non diede segni di vita. In preda al panico Derek si piegò su di lei per sentirle il respiro mentre con la mano cercava il battito posando due dita sul suo collo gelido.

«Ne ha bevuta tantissima!» esclamò Meg, terrorizzata, sollevando dal pavimento una bottiglia di vetro quasi vuota. «Dobbiamo portarla in ambulatorio!»

Derek stava già vagliando quell'ipotesi quando le palpebre di Sophy tremolarono e lei biascicò qualcosa. Non riuscì a capire cosa avesse detto, ma qualcosa gli suggeriva che avesse provato ad articolare un nome: "Nick".

«Forse non servirà» disse, augurandoselo con tutto il cuore. Odiava l'ambulatorio ed odiava ancor di più l'idea di Sophy in quel luogo freddo e asettico. La prese tra le braccia e, cercando di ignorare l'ansia che lo stava divorando, si diresse verso il bagno.

MITOCITY 3 - La StrutturaWhere stories live. Discover now