Anche questa volta Niccolò era rimasto zitto... Più tardi, penserò a dare una sistemata anche a lui.

Ho sentito bene? Ma è scema o cosa? Giuro che questa è la volta buona che la mando all'ospedale.

<Ma ci sei o ci fai?> Dico io fulminandola con lo sguardo.

<Perché?> Mi chiede lei con quella sua voce da gallina.

<Come perché?  Sono la sua ragazza e gli hai chiesto di uscire davanti a me. Si può sapere come cazzo di permetti?>

<Io mi permetto di fare quello che voglio> dice lei

<Come scusa? Ripeti se hai il coraggio> dico io avvicinandomi a lei.

<Io faccio quello che voglio> dice lei scandendo bene le parole.

<Tu, con il mio fidanzato, non fai proprio niente>

<Decidi tu per lui?>

Siccome ero troppo arrabbiata, decido di uscire dal ristorante e di andare in macchina.

Non la sopporto, la odio.

Come cazzo si permette? E quel cretino di Niccolò non è intervenuto nemmeno una volta per difendere me o la nostra relazione... Questo mi porta a dubitare del fatto che lui mi ami veramente.

Cosa stracazzo gli è preso? Fino a oggi pomeriggio stavamo così bene.

Dopo cinque minuti, vedo Niccolò entrare in macchina per poi partire.

Nessuno dei due osa proferire parola durante il viaggio.
Quando arriviamo in hotel parcheggiamo ed entriamo.
Raggiungiamo la nostra stanza.

Non appena faccio il mio ingresso in stanza, mi tolgo le scarpe e mi dirigo verso il bagno.

<Chià, ti prego... Aspetta>

<Ah, cos'è? Adesso parli? Prima sembrava che tu fossi diventato muto> dico io voltandomi verso di lui facendo una risata amara.

<Ne possiamo parlare per favore?>

<No... Prima eri tu che non volevi parlare, adesso sono io che non ho voglia di ascoltarti.>

<Avrei voluto parlare, ma non ci sono riuscito perchè il vostro dialogo era botta e risposta... Non ne ho avuto nemmeno il tempo.>

<Non dire minchiate, Niccolò. Saresti potuto intervenire se solo lo avessi voluto. Ma, evidentemente, non ti interessava farlo. Adesso, per favore, spostati perché devo andare in bagno>

<No, io e te dobbiamo parlare.>

<TI HO DETTO CHE NON HO VOGLIA DI PARLARTI> dico io per poi chiudergli la porta in faccia.

Lo sento sbuffare per poi andare di là.
Che palle.

Non mi piace per niente discutere con Niccolò, ma questa volta era inevitabile. Mi ha fatta innervosire davvero davvero troppo il fatto che lui non abbia detto o fatto niente per difendermi... Sono la sua ragazza e credo che prendere le mie difese contro quella lì fosse il minimo.

Quella Lucrezia è stata una maleducata incredibile... Come si è permessa di parlarmi in quel modo?

Con la testa che mi scoppiava a causa di questi pensieri, mi strucco, lavo i miei denti e metto il pigiama.

Apro la porta, faccio un respiro profondo e torno di là.
Trovo Niccolò sdraiato sul suo lato del letto, ma è di spalle, quindi non può vedermi. Mi stendo sul mio lato, dando le spalle a Niccolò.

Passano interminabili minuti di silenzio, ma vengono spezzati da me.

<Niccolò, chi è questa Lucrezia?> Dico io sbuffando per trattenere le lacrime

Più che un amicoWhere stories live. Discover now