Quaranta - dillo di nuovo

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Mattia era riuscito a dormire quella notte.

Poco, ma ci era riuscito.

Perché si svegliava di soprassalto ogni ora, ma appena ascoltava il respiro regolare e dolce del ragazzo accanto, si tranquillizzava, si sistema sul suo petto e tornava a dormire.

Christian era la sua medicina e lo sarebbe stato sempre, e lo comprendeva anche in quelle piccole dinamiche.

Il moro non doveva fare nulla di particolare: la sua mera esistenza era in grado di far estraniare il minore dalla realtà.

E poi, a dire il vero, non era riuscito a dormire granché perché nella sua testa si ripeteva in loop la frase che aveva pronunciato il riccio poche ore prima.

"Sono innamorato di te, così tanto che mi rendo conto di non essere mai stato innamorato in vita mia prima di adesso".

E dio, avrebbe voluto guardarlo mentre pronunciava quelle parole, perché invece era troppo impegnato ad avere la vista appannata, il capo chino e a fissare il proprio grembo, invece di godersi gli occhi verdi di Christian e magari le guance rosse per l'imbarazzo.

Si era perso la prima confessione d'amore del più grande, e questa cosa lo distruggeva.

Voleva guardarlo negli occhi mentre si sentiva dire quelle parole, e non fissare il suo stupido pigiama con le papere.

E aveva paura di chiedergli di ripeterlo.

Aveva paura di aver compreso male, oppure che si fosse fatto trascinare dall'impeto del momento, dalla pena che provava per lui, dalla gelosia e dalla rabbia.

Aveva paura che, richiedendolo, avrebbe negato.

Che avrebbe detto qualcosa tipo "ma chi, io? Ma sei impazzito? Quando mai potrei aver detto una cosa del genere!".

Però gliela aveva sentita dire, lo giurava.

«A che pensi, testa complicata?»

E cristo, quella voce roca gli era arrivata dritta alla schiena, facendolo rabbrividire.

Si voltò verso Christian e vide che aveva ancora la faccia spalmata sul cuscino, con un occhio aperto e uno chiuso, i capelli spettinati e gonfi e le labbra rosse più del solito.

Bello come un dio.

Il maggiore si allungò per baciargli la spalla, delicatamente, accarezzandolo con le labbra.

Sembravano petali di rosa addosso.

Era come se lo stesse maneggiando con cura.

Gli si avvicinò all'orecchio e ci lasciò un altro bacio quasi impercettibile.

«Lo so che sei ferito, che hai paura... però ricordati che la paura è il sentimento più umano che c'è... me l'hai insegnato tu»

E fu istantaneo il flashback a quella notte di non molte settimane prima, stesi sul letto a parlare, ad aprirsi: il moro aveva confessato di essere tremendamente geloso di Mattia e di volerlo baciare, ma di avere troppa paura.

La paura accresce l'amore, aveva risposto il biondo, accendendo una speranza ed una scintilla nel cuore del più alto.

«E insieme possiamo mettere i cerotti»

«I- cerotti...?»

Domandò confuso il minore, con voce altrettanto impastata dal sonno.

«Sul cuore»

Lo fissò, tenace, il maggiore.

Era come se si fossero scambiati di ruolo: se per mesi era stato il barese quello forte tra loro, quello pronto a sorreggerlo e incoraggiarlo, adesso era Christian che sembrava sicuro e conscio della situazione all'interno del suo cuore.

qualcosa di grande [zenzonelli]Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon