Trentaquattro - roba da stupidi

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Alla fine Mattia ci era tornato a Bari.

Aveva fin troppe cose da chiarire: doveva spiegare alla madre quanto accaduto e convincerla che Christian non fosse una cattiva persona - soprattutto doveva raccontarle che si erano baciati, altrimenti non gli avrebbe mai creduto.

E poi doveva incontrare Giovanni e capire come comportarsi con il primo ragazzo che avesse mai avuto.

Giovanni era stato la sua prima volta ed il suo primo bacio ad un ragazzo.

Ma non è stato il tuo primo amore, e questo lo sapeva perfettamente.

Però gli aveva insegnato tante cose.

Gli aveva insegnato a tralasciare le occhiatacce in giro per strada quando si tenevano la mano e lo aveva aiutato ad oltrepassare quel muro che da sempre poneva tra lui ed il mondo.

Più libero.

E allo stesso tempo più in gabbia, perché il ventiquattrenne era geloso, possessivo e aveva limitato qualsiasi rapporto con amici maschi - tranne Dario, grazie a cui si erano conosciuti.

Il problema però, a prescindere da tutto, è che Giovanni era come Edgar in Cime Tempestose, e a farglielo capire era stato quell'ignorante di Christian, che aveva tirato fuori quel paragone da chissà dove.

Catherine non vuole Edgar, lei non lo ama davvero.

E lui non amava Giovanni

Ed era scontato, era ovvio, limpido già da quando il moro si era rifatto vivo nella sua vita.

«Mattia!»

E Giulia era così felice di rivedere suo figlio, quasi con le lacrime agli occhi, che il protagonista si sentì sinceramente in colpa anche solo di essere partito.

E per carità, in quei pochi giorni di assenza si erano verificati accadimenti cruciali: Mattia aveva confessato il proprio amore al bergamasco e si erano anche baciati.

Ed era gioioso, era innamorato e con un sacco di voglia di partire per la Norvegia insieme ad il suo nonsobenecosa.

«Mi sei mancata, mamma»

Affondò il naso tra i suoi capelli, inspirando il dolce profumo di casa e di amore puro, amore consanguineo.

«Mi hai fatto preoccupare tantissimo, cavolo. Hai fame? Sono le dieci! Ma- ti ha accompagnato Christian in aeroporto, vero? Dimmi di sì che sennò-»

«Devo dirti delle cose importanti»

Arrestò quel flusso indefinito di parole, mentre salutava anche Daniele ed il papà.

Alla fine, dopo aver mangiato gli avanzi della cena che la madre aveva casualmente conservato, i due si erano seduti sul letto del biondo, il quale aveva fatto un sospiro.

Posso farcela.

«So che hai chiesto a Christian di allontanarsi da me, quando è stato da noi...»

«Cosa ti aspettavi che gli dicessi, mh? Che lo accogliessi di buon grado mentre lui e quella sgualdri-»

«Non ti stavo accusando, mamma. Volevo solo iniziare un discorso. Posso?»

Quella calma durante le discussioni non lo aveva mai contraddistinto, eppure il barese sembrava maturato.

«Dicevo, so che... so che per il mio bene gli hai detto che è necessario che sparisca dalla mia vita, perché sono così innamorato di lui che divento stupido quando lui è attorno a me»

La madre annuì, ancora fermamente convinta di quel concetto.

«Beh, io... volevo dirti che ti ringrazio perché- perché da sempre ti prendi cura di me, mamma, e mi dispiace averlo messo in dubbio anche solo per un istante. So che- so che ti getteresti nel fuoco per me. E- mi dispiace quando ti rinfaccio cose del tipo che tu non mi accetti, perché lo so che mi accetti e mi accetteresti in qualsiasi mia forma. E so anche che ti preoccupi per me, e... e grazie, grazie per proteggermi, perché non è scontato.»

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now