Sette - se smetti di pensare

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Casa.

Christian si svegliò per la prima volta a casa.
Appena aprì gli occhi respirò nell'aria qualcosa di diverso: c'era un cucciolo di koala aggrappato a lui, che lo teneva stretto stretto per non lasciarlo scappare mai più.

Percepiva, oltre a quel profumo dolciastro del piccolo, la sua paura. Aveva le mani strette alla sua maglietta, come ogni volta che si abbracciavano, a esprimere un concetto chiaro "non ti lascio andare", ma ora sembrava volerlo urlare ancora più forte. Christian se ne era andato, e Mattia era appena tornato da lui, a riprenderselo, ad abbracciarlo come solo lui aveva saputo fare in vent'anni.

Dovevano parlare, dovevano dirsi tante cose, tutto e niente. Il moro sperava che Mattia non avesse troppe domande da porgli, perché lui era il primo a non aver trovato -o a non aver voluto trovare- risposte sensate al suo atteggiamento.

Voleva solo goderselo, lì a Grottaglie, tenerlo incatenato in quella città.

Alzò la testa e lesse l'orario sulla sveglia digitale: le dodici e quarantuno. Avevano dormito abbastanza, ma il maggiore non aveva il coraggio di svegliarlo, per dirgli cosa, poi? "Ehi, dobbiamo parlare, sto aspettando le tue domande a cui non saprò rispondere"? Quindi, semplicemente, abbracciò ancora più forte il barese, e prese a riempirlo di baci su quella testolina bionda così soffice e amorevole.

Mattia si era svegliato già da cinque minuti, ma aveva finto di star dormendo, perché quei bacini sulla testa erano tutto ciò di cui aveva bisogno, e non aveva intenzione di interrompere o imbarazzare il più grande, intento nel continuare quell'atto così dolce e totalizzante.

Poteva definire totalizzanti dei baci sui capelli? Evidentemente era abbastanza sottone per farlo.

Non era pronto a parlarci, ancora. Non voleva sentirsi dire di non essere abbastanza importante. Non voleva sentirsi dire nulla, voleva solo spendere tutto quel giorno a letto a restare abbracciato a quel ragazzo che gli era mancato fisicamente per mesi interi.

Quindi mantenne gli occhi chiusi, godendo di quei gesti affettuosi, fino a quando non sentì la voce roca e affascinante del maggiore sfiorargli l'orecchio.

«Matti...»

Deglutì, e gli si strinse più forte addosso.

«Zitto, parliamo dopo»

Mugugnò ancorandosi più forte al suo corpo. E le mani del maggiore avevano preso ad accarezzargli tutta la schiena, fino ad arrivare alla base dei capelli biondi.

«Mmm... baci»

Il cuore del moro perse un battito.
La spontaneità con cui il suo piccolo fratellino aveva chiesto altri baci era impressionante; come se le abitudini non fossero mai cambiate.

Christian si ritrovò ad obbedire come un burattino, schiavizzato e prostrato al piccolo, riempiendogli la testa di altri baci, fino ad arrivare alle tempie pulsanti.

Sei un codardo Christian. Sai che devi mandarlo via e invece continui a dargli i baci in testa.

Non riusciva a smettere di coccolarlo e di riempirlo di attenzioni, come se in quel modo stesse finalmente regalando attenzioni anche a se stesso, dopo mesi interminabili di indifferenza al mondo.


Furono interrotti da Alexia che bussò alla porta, e Mattia allontanò la testa dal petto caldo e profumato di Christian, infastidito. Non poteva bussare più tardi?

Sbuffò, allontanandosi, e fece per scendere dal letto, voltandosi dal lato opposto al maggiore, ma il moro lo bloccò stringendogli una mano sull'addome piatto.

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now