Diciotto - io lo amo perché

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Mattia avrebbe dovuto odiare Christian.

E probabilmente lo odiava, in effetti.

Ma cosa avrebbe dovuto fare se non cercarlo, dopo che se ne era scappato di notte, e addirittura stava a quasi due chilometri da casa sua?

Quanto cazzo aveva corso?

Lo aveva raggiunto in macchina, e lo aveva trovato con il capo chino ed un cappuccio del giubbotto tirato su.

Mattia stava malissimo, soffriva a vederlo così.

Perché lo conosceva e ricordava quanto l'altro fosse puro.

Ora sembrava aver perso tutto.

Però - e questo il biondo se lo promise da solo - non avrebbe mai perso Mattia.

«Christian, dio mio»

Lo raggiunse correndo.

«Vieni in macchina, fa freddissimo»

Si rifugiarono nei sedili posteriori, e il piccolo non riuscì a non stringerlo fino quasi a fargli mancare il respiro.

Aveva un bisogno così viscerale di sentirsi il suo corpo magro addosso, di poter annusare ed inalare il suo profumo, di poter ascoltare quei dolci respiri fuoriuscire dalle sue labbra.

Aveva bisogno di sentire Christian.

«Vuoi che andiamo a casa?»

Domandò preoccupato staccandosi da quell'abbraccio caldo.

«No...»

«Vuoi... vuoi restare qui?»

Il moro annuì, tenendo lo sguardo basso.

«Puoi- puoi guardarmi? Ti prego»

E appena alzò la testa, Mattia rimase folgorato, di nuovo, dalla sua bellezza.

I suoi occhi erano estremamente scuri, e soprattutto erano smarriti, persi, privi di ogni scintilla e circondati da solchi viola.

Christian aveva perso ogni direzione.

Eppure... eppure era l'essere umano più bello del mondo.

Mattia gli afferrò il viso, e con un pollice gli accarezzò la guancia colma di lentiggini.

«Sei così bello...»

«Non- non dirmelo, ti prego. Non me lo merito»

Aveva parlato in un sussurro e l'altro l'aveva a malapena sentito.

«Lo so che non riesci a provare nulla, lo so, Chri, ti vedo.»

«Io- io ti sto rovinando il compleanno- e la vita»

«Tu ti stai rovinando la vita. Io sto bene. Sono innamorato di Giovanni e ho un amico fantastico, ovvero te»

Decise di mentire, perché non voleva farlo sentire ancora più in colpa.

«E allora perché prima- perché mi hai cacciato, prima?»

«Perché sono uno stupido. Ma tu non hai nessuna colpa»

«Ti prego dimmi che senza di me stai bene»

Parlò il più alto, speranzoso.

«Che cosa c'entra, adesso?»

Domandò estremamente confuso il più basso.

«Dimmelo»

«In che senso "bene"?»

«Nel senso che sei felice»

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now