Tre - una singola lacrima

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Si ritrovò catapultato lì, quella stessa sera. Di fronte alla porta di casa degli zii di Christian, che aveva già conosciuto l'anno precedente, insieme a Francesco.

Il cuore scalpitava e sembrava stargli uscendo dal petto. Ma ormai era lì, e ci era arrivato da solo, senza spiegare nulla alla famiglia.
Solo.
A fare un salto nel vuoto. A tentare e rischiare il tutto per tutto.

Mentre bussava a quella porta continuava a ripetersi una frase che gli era stata detta per caso qualche mese prima. La ripeteva nella sua testa come un mantra, per farsi forza.

"Il vecchio Mattia non ci sarebbe mai riuscito".

Non era più quel ragazzino timido ed insicuro, o almeno, voleva provare a se stesso di non esserlo, magari anche ingannandosi -anzi, sicuramente, dato che non passava giorno che non nascondesse quel tatuaggio.

Ripeteva a mente il discorso che avrebbe dovuto fare a Christian, un discorso non troppo lungo -per non annoiarlo- ma pieno di critiche, di domande e di riflessioni. Era pronto per parlare.

Ad aprire la porta era stato lo zio, che appena lo aveva riconosciuto lo aveva abbracciato calorosamente e gli aveva indicato dove fosse suo nipote.

Christian era andato a ballare in una discoteca a pochi isolati da lì, e quell'uomo gentile si era proposto subito di accompagnarlo.

Mattia indossava una stupida felpa, una di quelle che aveva prestato al moro innumerevoli volte, ma non aveva intenzione di cambiarsi solo per quello stupido locale dove avrebbe cercato quello stupido ragazzo.

Dio, era tutto così stupido in quel momento.

Era difficile. Adesso si trovava in una discoteca affollata e lui era completamente da solo. Doveva trovare il bergamasco senza neanche aver chiesto indicazioni allo zio su come fosse vestito.

Ma lo avrebbe trovato.

Appena entrò fu investito dal solito odore di alcol e fumo, e si domandò perché diamine si fosse ridotto ad entrare in una discoteca del genere solo per uno stronzo che era sparito mesi prima.

Sentì la vocina di Dario intrufolarsi nella sua testa.
"No, no, no. Se inizi a fare il polemico non andiamo da nessuna parte. Adesso trovi quel coglione e poi lo picchi". Forse quella vocina era più la sua, che quella del suo amico. Era abbastanza sicuro che Dario non gli avesse consigliato di picchiarlo.

Beh, non sarebbe stato un suggerimento da scartare, ad ogni modo.

Mille ragazze si erano avvinghiate al suo corpo, riconoscendolo come il "ballerino di latino figo di Amici", e sembravano avvoltoi in calore.

"Sono solo ragazzine arrapate, Mattia. Ti prego, hai diciannove anni, sii meno pesante"
"O mio dio, taci Dario. Sta zitto"
"Lo sai che io non sono Dario e sono solo nella tua testa, vero?"
"Sparisci."

Era arrivato a parlare con se stesso.
La situazione si aggravava di minuto in minuto.

Chissà se Christian era davvero lì: il luogo non era eccessivamente dispersivo, e aveva già incrociato le stesse persone per un paio di volte perché girava in tondo da ormai venti minuti.

Che fosse sparito in bagno, per isolarsi dal resto del mondo?

Nah, lui odiava i bagni delle discoteche. Li trovava sudici; glielo aveva confessato la prima volta che erano andati a ballare insieme, al Number One, quando era tutto più semplice.

Magari semplicemente se ne era tornato a casa, perché quel posto faceva davvero schifo, o magari alla fine aveva cambiato i suoi piani ed era andato altrove, insieme alla sorella Alexia, senza comunicarlo allo zio. Avrebbero fatto bene, qualsiasi luogo sarebbe stato più invitante di quel posto.

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now