Otto - da te stesso

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Avevano addentato un panino, e poi si erano andati a sistemare, perché avevano intenzione di uscire a fare una passeggiata.

Christian in quel era momento sotto alla doccia, totalmente scombussolato, non capiva cosa gli stesse succedendo e non aveva voglia - o forse il coraggio - di capirlo.

Mattia lo stava aspettando, tutto sistemato, sul divano, dopo aver spiegato ai genitori la situazione, e dopo essere stato aspramente rimproverato da quelli che si erano spaventati a morte.

Aveva scritto qualche messaggio a Dario.

"alla fine ho dormito a casa sua"
"ancora non abbiamo parlato"
"mi sono dimenticato il discorso che volevo fargli"

E Dario aveva prontamente risposto.

"Te l'avevo detto che prepararsi i discorsi non serve a niente"
"Digli solo la verità e digli come sei stato"
"Ma soprattutto chiedigli spiegazioni"
"Te le deve"

Mattia guardò quel tatuaggio: era la prima mattina che non lo copriva con il fondotinta, e quello era sicuramente un cambiamento.

Christian avrebbe dovuto cacciarlo.
Avrebbe decisamente dovuto mandarlo via, perché ormai la sua vita non comprendeva più Mattia, ma solo gli attacchi di panico che gli aveva lasciato la sua assenza.

Ma come poteva cacciare quel ragazzino che si trovava accucciato sul divano, con un tic nervoso alla gamba, agitatissimo?

Mattia alzò gli occhi e lo guardò implorante, e il maggiore si sentì quasi svenire per l'intensità di quello sguardo.

Si sedette accanto a lui, deglutendo rumorosamente.

«Vuoi.. vuoi qualcos'altro da mangiare?»

«Prima vorrei parlare»

Si erano fatte le diciotto, tra una cosa e l'altra, e avevano una certa urgenza di parlarsi.

«Io.. io faccio schifo a iniziare i discorsi. Però più che altro voglio farti delle domande, Chri- Christian.»

Si corresse: non doveva pronunciare quel soprannome.

In realtà, sentire il suo nome intero da quella voce dolce aveva sortito un effetto ancora più forte nel povero corpo del moro, che quasi rabbrividiva, perché non si sentiva chiamato da lui per nome da così tanto tempo che si era dimenticato quale fosse il suono della sua voce mentre quelle labbra piene di piegavano per pronunciarlo.

«Ci sono tante cose che non capisco. Tante. Tantissime. E mi ero rassegnato al fatto che di me non te ne fregasse nulla ma..»

Puntò i suoi occhi sul tatuaggio sul polso.

«Ma hai ancora quello e poi.. e poi come cazzo è possibile che io non conti niente per te?»

Christian abbassò lo sguardo sentendosi tremendamente in colpa.

«Voglio dirti tutto, perché ho paura di tenermi qualcosa dentro e poi pentirmi di non avertelo detto. Sono stato uno schifo, Christian. Sono stati i mesi peggiori della mia vita e non perché ero triste. Non provavo nulla, ero apatico, ero indifferente a tutto, cosa che tu avresti notato, perché mi conosci, se mi avessi visto nel programma. A diciannove anni non si dovrebbe non provare nulla. A diciannove anni si vivono tante cose per la prima volta, si fanno esperienze nuove. E invece io mi ritrovavo nell'indifferenza più totale verso il mondo e verso di me. Non me ne fregava più un cazzo di niente, capito? Sono diventato allergico alla vita. Per colpa tua, Christian. E non dirò cose tipo "non sentirti in colpa", no. Devi sentirti in colpa eccome: sei stato un amico di merda, e prima che un amico di merda sei stato una persona di merda, perché non si fa così. Non si sparisce dalla vita di una persona da un giorno all'altro senza dare spiegazioni. Mi hai tagliato fuori dalla tua vita. E sai cosa? Dalla reazione che hai avuto ieri notte, ho capito che hai tagliato fuori dalla tua vita anche te stesso, cazzo»

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now