Ventitré - sbalzi d'umore

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Da quando quell'essere insulso e spietato, simile ad un rettile, se ne era andato, tra i due sembrava essere nata un'armonia - armonia precaria, in bilico tra liti per i motivi più disparati ed inutili.

Christian era visibilmente innervosito dall'attaccamento del piccolo a Giovanni, e Giovanni era geloso perché... perché si era stancato di vedere quei due lanciarsi occhiatine anche quando se ne stavano lontani. 

Proprio per questo il ventiquattrenne non aveva consentito che i due dormissero da soli a casa di Mattia, neanche una notte, decidendo di trasferirsi lì fino a quando il ballerino di hip hop non avrebbe fatto ritorno a casa, un momento che Christian temeva come la morte perché... beh, mamma Giulia lo aveva chiaramente avvertito che in un modo o nell'altro avrebbe fatto in modo che i due si separassero per sempre.

Erano riusciti, finalmente, a trovare un momento di solitudine, perché il castano aveva ripreso a lavorare al negozio di scarpe, e Mattia aveva sospeso le giornate lavorative solo per poter passare il massimo del suo tempo con l'amico.

Sacrificare il lavoro per un amico, assurdo, eh?

Ancora più assurdo definire insistentemente "amico" una persona a cui poche notti prima aveva confessato di voler succhiare il cazzo.

E - c'era da aspettarselo - quei due avevano ripreso a comportarsi come se quella notte non fosse mai esistita, come se Christian non si fosse mai eccitato mentre tastava la morbidezza del culo del biondo, come se effettivamente l'alcol avesse cancellato tutto.

E - e c'era da aspettarsi anche questo - il moro aveva deliberatamente attribuito la colpa di tutta quella situazione e della sua "inspiegabile" eccitazione al fatto che avessero bevuto una quantità ingente di cocktail, come se poi qualche drink potesse determinare la durezza del tuo cazzo o la tua voglia di scopare.

E quindi avevano ricominciato a fare gli amiconi, perché il maggiore si era imposto che le paranoie per quella reazione involontaria del suo corpo se le sarebbe fatte venire dopo, quando non avrebbe più potuto avere a che fare con Mattia.

A proposito, la mamma era estremamente in disaccordo con l'idea di dover ospitare il bergamasco per un'ulteriore manciata di giorni, ma cosa avrebbe dovuto fare? Era necessario mantenere le apparenze davanti al figlio, e poi comunque, confidava in Giovanni, che stava limitando il danno, appiccicandosi più del solito al fidanzato.

Si stavano preparando in quel momento per la festa del loro amico, finalmente ventenne, e Mattia aveva letteralmente il fiato mozzato per l'aspetto del suo fratellone.

Indossava una camicia grigia e dio, il grigio gli stava proprio divinamente, e poi quel sorriso smagliante e così consapevole.

Christian lo sapeva, certo che lo sapeva di essere così sexy da mettere a dura prova la fedeltà del minore nei confronti del suo fidanzato. Il problema è che uno dei motivi principali per cui stuzzicava il biondo fosse proprio quello: voleva affermarsi su di lui e voleva acquistare più importanza del ventiquattrenne antipatico.

E Mattia era maledettamente bello con quella camicia azzurra come i suoi occhi limpidi, con le guance ancora tonde e tornite e con quelle labbra rosse e gonfie che il moro si soffermava un po' troppo spesso - e un po' troppo insistentemente - a guardare.

«Che c'è?»

«Eh?»

«Perché mi guardi così?»

«Come ti guardo?»

«Come si guardano le cose belle»

«Sei bello, Matti»

Si giustificò riportando lo sguardo sul proprio cellulare, mentre se ne stava steso sul letto ad aspettare che il minore finisse di prepararsi.

Quest'ultimo lo affiancò, e poi gli strappò via il cellulare di mano.

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now