Trentanove - la cura

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Mattia, una volta atterrato, nemmeno aveva fatto in tempo a orientarsi nell'aeroporto di Fiumicino, a Roma, che da dietro un paio di mani possenti gli avevano arpionato i fianchi, facendogli arrestare la camminata.

Christian lo avvicinò pericolosamente a sé, facendo collidere il proprio petto con la schiena del piccolo e gli respirò pesantemente sulla nuca, causandogli una miriade di brividi visibili.

«Ma ciao»

Gli sussurrò all'orecchio, stampandoci un bacio veloce e poi facendo voltare il biondo, continuando a stringergli i fianchi.

E a Mattia sembrava realmente surreale che il moro lo stesse toccando in quel modo in un aeroporto pieno di gente che potenzialmente li aveva visti in televisione - perché insomma, erano finiti ad Amici, mica da Peppino e le ricette delle domenica (nulla contro Peppino).

Ed era rimasto così piacevolmente colpito dalla spontaneità che il riccio avesse avuto nel baciargli l'orecchio, che per un istante aveva totalmente rimosso che un giorno prima fosse stato toccato nello stesso modo ma da un paio di manacce schifose.

Per questo il minore non perse tempo ad abbandonarsi tra le sue braccia, sospirando pesantemente e cullandosi del casino che rimbombava nelle orecchie di entrambi, nel mezzo di un gate, mentre il resto del mondo smetteva come sempre di avere importanza.

«Mi sei mancato bimbo»

Parlò il più alto, pizzicandogli una guanciotta e decidendo di portare la sua valigia fino all'automobile che aveva noleggiato per l'intera settimana.

«Perché hai preso una macchina? Ci potevamo spostare con i mezzi»

«Roma è troppo grande e noi abbiamo troppo poco tempo»

«Per fare che?»

«Per vedere i posti più belli»

«Vuoi portarmi in giro per Roma?»

Domandò, gli occhi che brillavano come se ogni fantasma - alcuni più recenti - fosse svanito.

«Sì.»

Il più giovane riusciva a raggiungere la perfetta pace dei sensi ogni qualvolta il bergamasco fosse alla guida, e guardarlo mentre lui era di profilo e fissava la strada lo rilassava come poche cose al mondo.

«Mi piace quando guidi»

«Molti dicono che sono troppo spericolato»

«No... secondo me non è vero. Sembri esperto... come se guidassi da sempre»

«Beh, alla fine sono quasi due anni che ho la patente»

«E poi non vai mai troppo veloce»

«Solo perché in macchina ci sei tu. Perché, per esempio, per venire qui in aeroporto ho corso come un matto»

«Eri in ritardo?»

«No, ma non vedevo l'ora di vederti, e speravo il tuo volo fosse in anticipo»

Il piccolo nascose il viso con le mani, troppo in imbarazzo per quelle frasi dolci, e trascorse il resto del tragitto a cambiare radio perché ogni canzone era "non dei ragazzi di Amici", quindi non meritevole di essere ascoltata.

Arrivati in hotel, nel quale Christian aveva già effettuato il check in e a Mattia era stato semplicemente richiesto un documento di identificazione, quest'ultimo non perse tempo a disfare la valigia che si abbandonò sul letto matrimoniale.

«Quindi... dormiamo qua»

Christian lo seguì, lanciandosi sul materasso accanto e poi voltandosi a guardare il perfetto profilo del suo piccolino.

qualcosa di grande [zenzonelli]Where stories live. Discover now