Capitolo 47 - Opera teatrale -

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La libertà ha un prezzo. Nonostante tutto, una parte di me urlava di rimettere a posto tutta la mia vita, cercare di salvare quello che si poteva salvare, cioè niente. Dopo tutti i casini, avevo perso tutto. Qualsiasi cosa. L'amore, l'unica cosa che considero - consideravo- valida per la mia vita. Valida per redimermi, ma adesso è tardi, è troppo tardi. Immagino me stessa calpestare la parte di me che vuole combattere. La picchio a morte, fino a ucciderla. Non la sento più, se c'è, non la sento più.
<<Ragazza>>
Alzo gli occhi, l'oscurità all'angolo di questo bar non mi fa vedere bene chi mi sta parlando, ma dal grembiule nero avvolto attorno alla vita dell'uomo, capisco che è un cameriere.
<<Desidera altro?>>
Mi alzo e mi avvicino a lui, i suoi lineamenti sono molli, invecchiati, ma nonostante questo, sembra che sia stato un bel uomo da giovane. Lo guardo negli occhi.
<<Portami una ragazza e poi non far venire nessuno in quest'angolo>>
Lo soggiogo, ho sete, tanta di quella sete.
Uccidili tutti.
L'uomo accenna un si e se ne va. Operazione riuscita, me ne sarei accorta se qualcosa fosse andato storto.
Dopo poco una ragazza si avvicina.
<<E tu che diavolo vuoi da me?>> <<Stai zitta e non urlare, rilassati>>
Obbedisce e in un colpo d'occhio, anche io mi rilasso. Il sangue a tratti nero e violaceo cola sulle mie labbra.
Decido di godermi tutto, tra una birra e un ballo in mezzo alla gente, come previsto, nessuno è venuto a controllare la ragazza morente.
Mi diverto, la musica, il sangue, il non pensare mi fa divertire, mi fa svuotare a mente, fa scomparire il dolore che c'è dentro di me.
Pensa a tuo padre, come può sentirsi senza una figlia?
Starà benissimo, non mi considerava nemmeno una figlia, ho portato solo problemi, non solo a mio padre, ma anche a mia sorella, a tutta la mia famiglia.
Sei una delusione.
Spengo il cervello, mentre mi nutro dell'ennesimo uomo. Mi stacco dall'uomo e lancio una bottiglia verso una donna seduta ad un tavolo. Sento delle urla di terrore. Musica per le mie orecchie. Mi devo rilassare e devo spegnere questo cazzo di cervello. Tutto è finito, si è fermato. La vita si è fermata e il mostro ha iniziato ad uscire per godersi la sua vittoria.
lo non sono un mostro, io sono te.
Sono un mostro allora. La sentenza la realizzo solo quando la ragazza di cui mi stavo nutrendo smette di urlare e si accascia per terra. Alzo lo sguardo e sono tutti morti, il sangue sembra la scenografia di quest'opera teatrale.

KLAUS POV
<<Sei stata bravissima lupacchiotta>> abbraccio Hope sotto gli occhi indagatori di Hayley e Caroline. Intorno a noi, bambini e adolescenti abbracciano i propri cari, grati per essere vivi. I miei fratelli e sorelle, insieme a Marcel, si stanno rendendo utili per rimettere tutto al suo posto nella scuola Salvatore.
Ci stacchiamo e la guardo. Ha il labbro spaccato, una ferita alla testa che sembra essere già guarita.
<<Quella stronza aveva il braccio di ferro>> dice quando ci siamo staccati completamente.
<<Come state?>> chiedo rivolto a Hope e Caroline. Tutto è iniziato con una bomba esplosa nell'ufficio di Caroline.
<<Stiamo bene>> dice Hope.
<<Una ragazza è morta>> afferma Caroline in senso di rimprovero verso Hope. Hope abbassa lo sguardo.
<<Chi era?>> chiede Hayley.
<<Una strega, aveva 19 anni, non la conoscevo molto bene>>
L'età di Alexandra
<<Dove è Alexandra?>> chiede Hope, cambiando argomento.
Guardo Hayley, cadendo in una trappola. Hope capisce che qualcosa non va e ci guarda impaurita. Il suo respiro si mozza mentre parla.
<<Che cosa è successo?>> chiede.
<<Andiamo da un'altra parte>> dice Caroline.
La seguiamo e andiamo verso un'area aperta. Siamo lontani da occhi e orecchie indiscrete. Prendo un lungo e profondo respiro. Le spiego tutto, ogni cosa, come è andata la scena. Non so con quale coraggio, ma mi sento in dovere di spiegarle tutto.
<<Porca puttana>> dice Hope. Il suo respiro è affannoso a causa del battito accelerato, sento pompare il suo cuore al limite della sua velocità.
Hayley si avvicina e le mette una mano sulla schiena, con lo sguardo rivolto verso di me.
<<Deve solo ritrovare la ragione, vero?>> chiede, incerta. Hayley non è neanche convinta della domanda che ha fatto, sembra che voglia convincere se stessa che Alexandra ha bisogno di recuperare la ragione, ma non ha bisogno di questo Alexandra.
<<Alexandra non ha bisogno di questo>> rispondo con tono brusco.
<<Di cosa ha bisogno allora?>> chiede Hope
<<Io non...->>
<<Cosa papà?>>
<<Non lo so>>
<<Te lo dico io>> dice Hope
<<Ha bisogno di una famiglia che combatta per lei, come lei ha sempre fatto per noi>>
<<È stata molto chiara>> rispondo, le sue parole sono state efficaci per il suo scopo cioè non avere più niente a che fare con noi. I suoi occhi...erano diversi.
<<Ok è stata chiara ma ha parlato a vanvera, ha spento i sentimenti non sapevo quello che diceva>> risponde Hope. Si volta verso la madre di fianco a lei e poi poggia i suoi occhi su di me.
<<Giusto?>> chiede con la voce tremante. I suoi occhi diventano lentamente lucidi. La visione spezzata dell'unica figlia che adesso sembra che mi rimani mi uccide dentro lentamente.
<<Io non lo so>> alla mia risposta scoppia a piangere. Si volta verso la madre e l'abbraccia.
<<Perché?!>> la sento mormorare. La mia mano trema dalla paura, dalla vergogna. Un'altra si intreccia alla mia. Il calore di Caroline è sempre sentito in ogni occasione e io apprezzo ogni piccolo gesto. Mi sorride ma io non riesco a sorriderle, non c'è nessun motivo per sorridere.
Hope si stacca dalla madre e mi guarda.
<<Dobbiamo salvarla>> si avvicina a me. Si appende al mio colletto, come se fossi una salvezza.
Non sono una salvezza, per nessuno.
<<Dobbiamo salvarla papà>> continua a piangere. Sta andando nel panico, la vedo singhiozzare e cercare aria. La abbraccio e le accarezzo la schiena.
<<Lo faremo, lo faremo>>
Mi stringo a lei. È lei la mia salvezza, è lei che salva me, non il contrario.
Sono convinta delle mie parole, la salveremo, perché è mia figlia, perché nonostante tutto ha un cuore buono, ne sono certo. L'ho visto quando mi ha confessato i suoi dubbi mentre eravamo zuppi dalla testa ai piedi, l'ho visto quando abbracciava Hope, quando protegge le persone che ama. Lei non se ne rende conto, ma è buona, ed è fin troppo intelligente. Troppo. Se è qualcosa non è un mostro, ma è troppo per questo mondo. Non è un difetto, ma una virtù, non è inferiore a nessuno, per forza fisica e per forza caratteriale. Nonostante tutto quello che abbia passato, è ancora in piedi ed io sono fiero di lei.

Alexandra Mikaelson - the eldest childWhere stories live. Discover now