Capitolo 33 - Stavamo chiacchierando -

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4.15
Conta il mio orologio da polso, mentre corro e sbatto contro una barriera invisibile. Non è un caso, sono all'entrata del luogo sacro. Amplifico l'udito e sento Rebekah urlare di non osare toccare la sua famiglia. Sono qui! Sono un genio. Sbatto con le mani sulla barriera una seconda volta, poi una terza, poi una quarta in cui inizio a urlare
<<Vi ammazzo tutti, siete tutti morti!>>
Vedo delle persone in lontananza davanti a me, una donna di colore parla.
<<Credevi davvero di poter entrare in un luogo sacro così facilmente?>>
<<Io sono Alexandra Mikaelson! Figlia primogenita di Klaus Mikaelson, discendente di Esther Mikaelson! La creatrice della magia nera>> urlo, cercando di intimorirle. So la profezia che le streghe proclamano su di me. Quando ero ancora a Nashville, scioccata dalla notizia di avere un padre, scoprii la profezia che alloggiava sulla primogenita figlia dei Mikaelson, che si credeva fosse Hope, ma in realtà sono io. La distruttrice di tutto il mondo della stregoneria, sono quella che, secondo loro, porterà alla morte tutte le streghe. Sembrano intimorite, sono tutte donne. Sembrano, come ho detto, perché non si lasciano scoraggiare.
<<Vai via, tu non puoi salvarli>> dice una donna diversa, con un turbante in testa. Mi sembra di sentire la mia coscienza in questo momento. I miei nervi stanno per saltare. Mi guardo intorno, sembra Hallowen per quanto sia tutto tetro. Le tombe, la luna piena che è quasi arrivata al suo culmine che concede quel poco di luce alla terra e la nebbia intorno fa il suo effetto
<<Non sottovalutatemi>> con due mani, spingo verso la barriera. Sento che una forza, la magia, sta cercando di mandarmi più lontana possibile. Forse sarà la mia sindrome da crocerossina, oppure la mia rabbia che deve uscire dal mio corpo in questo momento, ma con la mia forza, metto un piede dopo l'altro, superando la barriera. Una leggera luce nera si accende e si spegne attorno all'entrata, espandendosi sopra il cimitero.
Magia nera.
Le streghe, incredule della scena, quando si accorgono che ho superato la barriera, iniziano a correre.
<<Ragazze andiamo!>> dico e alzo le braccia.
<<Stavamo chiacchierando>>
Con un incantesimo, attiro la strega di colore verso di me, all'indietro. La prendo per il collo. Le altre si girano intente a salvare la loro amica.
<<Velocizziamo le cose, che dite?>>
Hanno paura, i loro battiti sono accelerati.
<<Ditemi dove posso trovare i Mikaelson>>
<<Dovrai ucciderci tutte>> urla una donna dai lunghi capelli biondi.
<<Ok>>
Mordo la donna e le succhio il sangue. Il suo corpo si accascia.
<<Incendia!>> urla la donna bionda.
<<Protego Maximum>> ribatto.

KLAUS'S POV
<<Non toccare la mia famiglia!>> urla Rebekah. Sta per iniziare e noi non abbiamo nemmeno un piano.
<<Siamo tutti famiglia, Rebekah>> risponde Esther pronta
<<Madre, perché fate questo? Io ricordo, ricordo come ci trattavate, i tuoi figli>> il suo monologo viene interrotto da un rumore, è come se una specie di barriera si fosse appena disintegrata sopra le nostre teste.
<<Finn, controlla cosa sia successo>>
<<Si madre>>
<<Cagnolino del cazzo>> sussurra Kol, vicino a me. Non posso dargli torto. Finn scompare dalla nostra visuale e mia madre continua qualsiasi cosa stesse facendo. È strano, ma sto provando paura. Non abbiamo un piano e sembra che il trio cattivo della famiglia stia vincendo, per questa volta.
<<Madre!>> pochi minuti dopo, ricompare Finn. Urla, attirando l'attenzione di tutti.
<<C'è qualcuno che sta uccidendo le streghe!>>
<<Chi?>> domanda Mikael
<<Non sono riuscito a vedere>>
<<Fermalo, chiunque esso sia>> ordine Esther.
<<Si madre>>

ALEXANDRA POV'S
Due streghe mi accerchiano e pronunciano un incantesimo di morte. Prendo la testa tra le mani. Sono proprio delle rompi cazzo le streghe quando vogliono. Mi accovaccio e chiudo gli occhi. Improvvisamente il dolore è passato.
<<Non c'è la fai a vivere senza di me, vero?>>
Apro gli occhi e vedo un Marcel Gerard selvaggio, con due cuori in mano. Sono morte, tutte.
<<Fottiti, Marcel>> ride di gusto mentre mi allunga una mano.
<<C'è ne hai messo di tempo>>
<<Ho avuto un piccolo contrattempo chiamato Hope Mikaelson>>
Guardo l'orologio. 4:30.
<<Dobbiamo muoverci>>
<<Io credo che rimarrete qui>>
Un uomo dai capelli corvini e sparati leggermente verso l'altro, si presenta davanti a noi. Ha il taglio del viso che mi ricorda vagamente Kol.
<<E tu chi cazzo sei?>> chiede con gentilezza.
<<Tu chi cazzo sei?>> rispondo a tono.
<<Sono Finn>>
<<Dovrebbe dirmi qualcosa questo nome?>>
<<È tuo zio, Alexandra>> mi confessa Marcel.
<<Oh! Perfetto! Non vedevo l'ora di conoscere nuovi componenti della famiglia>> dico sarcasticamente. So chi é Finn e che persona è stata nella storia degli originali. Un cazzo di traditore figlio di puttana.
<<Senti, i tuoi bei fratellini, due bionde da far paura e tre uomini uno più diverso dell'altro, li hai visti? Per caso?>> chiedo avvicinandomi.
<<No>> prima che possa reagire, un paletto mi arriva dentro al cuore. Lo sguardo gelido e incazzato di Finn è l'unico ricordo che ho prima di accasciarmi a terra, dolorante.
Sono cosciente, lo so di non essere morta, ma il mio corpo sembra avere una propria vita. Apro gli occhi e sono da un'altra parte. In mezzo ad una foresta, mi guardo intorno e subito percepisco l'aria di casa. Quell'odore di terra bagnata, gli abeti alti quanto un monte. Mi giro a destra e vedo la casa, casa mia. È un piccola casa, alle sponde del lago. Fatta interamente di legno, ai miei occhi è la casa più bella del mondo. Il sole splende alto è raggiante. Sembra una normale mattina, con i raggi del sole che battono alla massima potenza sulla terra.
<<Alexa!>> urla una voce che conosco fin troppo bene, che ha accompagnato i miei incubi e i miei sogni allo stesso tempo. Mi giro e la vedo. Con tutta la sua bellezza, mia mamma si staglia davanti a me, scioccata nel vedermi.
<<Mamma!>> la raggiungo e la abbraccio.
<<Mamma!>>
<<Oh mia piccola guerriera>>
La stringo a me, per capire se tutto questo è reale. Il suo odore di mare salato e un pizzico di rosmarino mi invade le narici.
<<Sei tu? Sei veramente tu?!>> mi stacco e la guardo mettendole le mani sul viso.
<<Sono io>>
<<Come é possibile?>>
<<Sei morta figlia mia>> le accarezzo il braccio.
<<Ma non è ancora il tuo momento, devi svegliarti e ritornare a vivere>> aggiunge.
<<No, io voglio stare con te, voglio stare qui con te!>> le confesso.
<<Io sto bene>>
<<Da sola?>>
<<Seguimi>>
Mi conduce alla piazza aperta, il ritrovo del branco. Un piazzale di erba tagliata, con tavoli e camper per riunirsi e vivere insieme. Appena arriviamo, Ashley si alza dal tavolo. Siamo lontane. Qualche lacrima inizia a scendere. Sono felice che siano insieme. Altre persone morte del branco, sono qui e riesco a riconoscerle, guardandoli negli occhi ad uno ad uno.
<<Non sono sola>>
<<Mamma>> le prendo la mano.
<<Mi dispiace>>
<<No, tesoro mio non dispiacerti>>
Mi stringe di nuovo tra le sue braccia.
<<Dispiace a me per tuo padre>>
<<Va bene, va bene>>
<<Tu credi di non essere una brava persona, ma lo sei>>
Si stacca e mi guarda.
<<Lo sei e nemmeno te ne accorgi>>
<<Io sono un mostro>> dico tra le lacrime.
<<Allora tu sei il mostro più gentile e generoso dell'universo>> dice provocandomi una risata.
<<Non è ancora il tuo tempo perché la tua vita ancora devi viverla>>
Sto piangendo come in quelle giornate piovose in cui cade la pioggia in modo fitto e continuo.
<<Qualunque considerazione tu abbia di te, esiste la redenzione e puoi averla solo con una cosa>>
Mi prende il viso tra le mani.
<<L'amore>>
<<Figlia mia adesso devi svegliarti, svegliati!>> urla scuotendomi.
<<Ti amo mamma, ti amo con tutta me stessa>>
<<Ti amo anch'io mia piccola guerriera>>
L'abbraccio di nuovo e corro da Ashley. Sono di fronte a lei adesso.
<<Mi dispiace>>
<<Va bene così, raggio di sole>>
<<Ti voglio bene e te ne vorrò sempre>> dico mentre la tiro verso di me con le braccia. La avvolgo e la stringo.
<<Anche io, sempre e per sempre>>
Respiro come se stessi riprendo fiato dopo tanto tempo, ed effettivamente, è stato proprio così.

Alexandra Mikaelson - the eldest childDove le storie prendono vita. Scoprilo ora