Capitolo 7 - Ne no ne no! -

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Ciao!
Il suono della notifica di un messaggio mi fa sobbalzare di brutto. Guardo fuori dalla finestra e vedo che è ancora buio, proprio com'era prima di addormentarmi... vedo la notifica e mi domando chi sia. Stropiccio gli occhi e sblocco il telefono. Lo sfondo con una foto di me, Alan e Antony ad una festa mi fa spuntare un sorriso. Io sono al centro, ho degli occhiali grandi quanto la mia faccia e faccio il dito medio alla fotocamera, con un' aggiunta di linguaccia. Ricordo che la scattammo alla festa di compleanno di Josh Moon, il capitano della squadra di football, dove anche io ne facevo parte. Mi riprendo dai miei pensieri nostalgici e clicco l'app dei messaggi. Un numero non segnato in rubrica mi ha scritto un ciao...interessante - o forse pericoloso -
Ciao anche a te...ci conosciamo?
Aspetto qualche secondo che la risposta non tarda ad arrivare.
Sono Hope.
Il mio cuore perde un battito, dovevo immaginarmelo che Elijah mi avesse chiesto il mio numero di telefono per Hope.
Ciao! Ehm...come mai sveglia a quest'ora?
Scrivo dopo pochi minuti.
Così inizio la conversazione...o no?
Non riuscivo a dormire.
Qualcosa la turba.
C'è qualcosa che ti turba?
Scrivo, sperando di non essere indiscreta. Subito dopo me ne pento e quando scrivo:
Se posso chiedere.
Mi arriva un suo messaggio, che mi fa perdere più di qualche battito questa volta.
Ti va se ci vediamo?
Porca di quella!
Mi farebbe molto piacere. Dimmi solo dove e quando.

Il giorno dopo...
Stanotte è andata a finire che io e Hope abbiamo chattato per tutta la mattinata, fino a quando non dovevo andare a lavorare. Mi ha dato appuntamento per oggi pomeriggio e per non fare brutta figura, ho dovuto rimandare le riunioni che il signor. Johnson teneva tanto a farmi partecipare.
<<Alexandra, davvero non può oggi pomeriggio?>> mi chiede quando sorseggia un whisky, da me servito.
<<Mi dispiace davvero tanto>>
<<Posso sapere il motivo?>> chiede, quasi urlando, alzandosi.
Mi giro verso di lui e lo guardo. Sta incominciando a non piacermi.
<<Mi dispiace, ho superato il limite>> dice risedendosi. Probabilmente la mia espressione avrà parlato senza fiatare una parola.
<<Non si preoccupi>> dico titubante.
<<Ora devo lavorare se non le dispiace>>
<<Si...si...si! Certo!>> e in un battibaleno, il signor. Johnson scompare dalla mia vista.
<<Ehi!>> mi richiama Ashley, è al mio fianco. Sta pulendo dei bicchieri.
<<Mh?>>
<<Che cosa è successo?>>
Non le rispondo. Penso che non ci si possa fidare. All'inizio è così: prima fanno amicizia con te e poi pian piano iniziano a rompere i coglioni. Inizia che prima ti urlano addosso e se ne pentono, poi sono capaci di tirarti uno schiaffo.
<<Ne no ne no! Conosco quell'espressione>>
<<Ah si?>>
<<Non mi fido del signor. Johnson, meglio tenere le distanze>> dice, cercando di imitare la mia voce roca.
<<Io non parlo così!>>
<<Oh si>>
<<Oh no>>
<<Oh si>>
<<Vai al tavolo 23 prima che ti tagli la lingua>>
<<Si capo>>

La mattinata passa e ogni minuto che passa la mia ansia sembra lacerarmi piano piano il petto. Hope passerà al bar all'orario di appuntamento e insieme ci incammineremo nel centro. L'ansia mi sta uccidendo.
<<Rilassati, andrà bene>>
<<Si?>>
Io e Ashley siamo dentro alla stanza riservata ai dipendenti, è una semplice camera da letto con un bagno.
<<Devi essere solo te stessa>>
<<Me stessa>>
<<Si cazzo>>
<<Si cazzo!>>
<<Usciamo di qui>>
Appena usciamo, la vedo.
È seduta davanti al balcone e si guarda intorno, davanti a lei c'è una Coca Cola che sembra sparare anidride carbonica ovunque.
Devi essere solo te stessa
Le parole di Ashley mi riecheggiano nella mente.
Appena mi vede mi sorride e io subito mi sciolgo, l'ansia scompare d'improvviso.
<<Tu devi essere Hope Mikaelson!>>  dice Ashley di fianco a me. Si stringono la mano.
<<Si>>
<<Io sono Ashley, questa bastarda di fianco a me mi sta tartassando da stamattina. Non fa altro che parlare di te>>
<<Ashley!>>
<<Vi prego uscite di qui e portala a svagare un po'>>
<<Lo farò>>
<<Andiamo?>>
<<Si>>
Ha una voce così dolce!
Usciamo dal bar e, fianco a fianco, ci incamminiamo.
<<Allora...>> dice d'improvviso. Non so come tagliare questa tensione che aleggia intorno a noi.
<<Possiamo...parlare?>>
<<Certo!>> dico.
Troviamo una panchina e ci accomodiamo.
Non so cosa dire. Ma infondo, dentro di me, lo so. Devo dirgli la verità. Anche se sarà difficile.
Rischia.
<<Incomincia tu>> dico.
<<Mi dispiace di come sono andate le cose>> dice e automaticamente abbasso la testa.
No.
Rialzo la testa e la guardo negl'occhi.
Sono di un azzurro limpido.
Proprio come quelli di nostro padre.
Proprio come i miei.
<<È stato...>>
<<Uno schock, lo so>>
<<Mio padre ha sbagliato>>
<<Hope>>
<<Si?>>
<<Mi ha fatto tanto male>>
Mi sta guardando, qualche lacrima scende sul quel visino dolce che sto incominciando ad adorare.
<<Lo so, l'ho capito dalle tue parole>>
Hai già detto abbastanza, non credi?
Dopo qualche minuto ricomincio a parlare.
<<Io voglio conoscerti>>
<<Anche io, tanto>>
Poi così, arriva il coraggio.
<<Hai fame?>> chiedo.
<<Conosco un posto dove fanno dei piatti italiani ottimi>>
<<Approvato>>
Mi alzo e le tendo la mano.
<<Raccontami di te>> le dico quando camminiamo fianco a fianco, mano a mano.

<<Andiamo avevo nove anni!>>
<<Hai gonfiato un bambino, fino a quando non ha incominciato a volare!>>
<<Si forse è stato un po' cattivo>>
<<Certo>>
<<Eri già cazzuta ai tempi>> dice sorridendomi.
<<Nessuno scherza con Alexandra Mikaelson>>
Dopo poco mi rendo conto di quello che ho detto.
<<Stai tranquilla>>
Annuisco.
<<Sei una di noi>>
Ci sorridiamo a vicenda. Sto sorridendo troppo in questo periodo.
<<Grazie per avermi accompagnata>>
<<Non ti avrei mai lasciata sola a vagare per le strade di New Orleans>>
Gli porgo la busta che stavo portando.
<<Questa è tua>>
<<Mi sento troppo in colpa!>>
<<Andiamo Hope! Non è successo niente, non avevi abbastanza soldi e ti ho aiutato>>
Sta esitando, si è un po' imbarazzata.
<<Prendilo andiamo>>
Prende la busta.
<<Grazie tante>>
Le faccio un cenno del capo.
<<Vuoi...entrare?>> chiede titubante Hope.
<<Meglio di no>>
<<Lui non c'è>> dice.
<<Poi dobbiamo recuperare parecchio>> continua.
<<Non vorrei disturbare>>
<<Non disturbi per niente, dai!>>
Rischia.
<<Ti presto un mio pigiama!>>
Sta facendo gli occhi dolci...ha ragione, dobbiamo recuperare parecchio.
<<Va bene!>> dico rassegnata.
<<Si!>>
Entriamo, la casa mi impressiona come la prima volta che sono stata qui.
Mi guardo intorno. Sopra di me le stelle brillano maestose. L'aria gelida la sento sempre, nonostante il cappotto nero carbone che indosso.
<<Ehi>> mi richiama Hope dalle scale.
<<Ti va di guardare La Bella e la Bestia mentre morsicchiamo dei biscotti al cioccolato?>>

Alexandra Mikaelson - the eldest childWhere stories live. Discover now