Capitolo 5 - Chi cazzo è? -

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Altro giorno, altra merda.
Avevo acquisito una routine ed era sempre la stessa, sveglia lavoro mangiare qualche ora di sonno e lavoro di nuovo. Odio le routine e ogni volta in cui sono dentro è molto difficile che io faccia qualcosa per spezzarla. Il campanello sta suonando incessantemente da almeno cinque minuti. Dò una rapida occhiata all'orologio e il numero 7:00 di un rosso accesso rimane stampato negl'occhi. Chi cazzo è alle 7:00 di domenica mattina? In pochi secondi riacquisto lucidità e scendo le scale.
<<Chi cazzo è?>> chiedo brusca.
<<La tua amica preferita>>
Gesù! Tiro un sospiro di sollievo.
<<Ashley!>> urlo aprendo la porta.
<<Amica!>> dice entrando. Mi da una pacca sulla spalla e subito si accomoda sulla sedia, sedendosi in modo stravaccato. In questi giorni ha preso l'abitudine di presentarsi a casa mia e <<Iniziamo la giornata in compagnia!>> ha detta di Ashley.
<<Sai non mi va di svegliarmi ogni giorno e vedere la tua faccia di prima mattina>> dico accomodandomi di fronte a lei.
<<Ho portato le ciambelle e il caffè>>
<<Mi piace decisamente la tua faccia appena mi sveglio>>
<<Vaffanculo stronza>>
Faccio una risatina. Tra me e lei è sempre stato così: botta e risposta.
<<Potevi almeno presentarti un'ora più tardi>>
<<Non mi andava e poi mi sono svegliata presto>>
<<Notte insonne?>>
<<Non proprio, appena sono tornata dal lavoro mi sono subita addormentata>>
<<Come direbbero su Wattpad, sei caduta nelle braccia di Morfeo>>
<<Amo quell'app nonostante questa frase di merda>> dice Ashley.
Ci sono attimi di silenzio in qui morsichiamo con amore e passione le ciambelle al cioccolato. Amo questi risvegli. Amo il cioccolato punto.
<<Hai passato una notte insonne?>> chiede Ashley.
<<Quando sei arrivata mi ero appena addormentata>>
<<Scusami>> dice Ashley sentendosi in colpa.
<<Non preoccuparti>> dico sorridendogli.
<<Tanto comunque sarebbe durato poco il mio sonno di bellezza>> dico provocandogli una risata che però subito si tramuta in uno sguardo preoccupato.
<<Hai ancora problemi con l'insonnia?>>
<<Si>>
Ashley smette di mangiare e mi guarda con preoccupazione. Odio quello sguardo, odio quando la gente si preoccupa per me.
<<Non preoccuparti>>
<<Va bene>>
Prendo la quarta ciambella mentre Ashley mi fa una domanda.
<<Mi prometti una cosa?>>
<<Si>>
<<Prenditi cura di te stessa>>
<<Dovrai ricordamelo quando ci sarà occasione>>
<<E io lo farò>>

<<Andiamo Ashley ti prego basta!>> dico sorreggendo dieci buste sulle braccia.
<<Ultimo, un ultimo e basta>>
<<Va bene>>
Dopo aver mangiato le ciambelle mi ha letteralmente costretto a prepararmi per andare a fare shopping per il centro di New Orleans e indovinate un po'? Io odio fare shopping. É una cosa troppo stressante. Eccetto quando devi comprare qualcosa di utile.
"Cenci Boutique", negozio di marchio italiano, è un negozio enorme. Conoscendo Ashley starà impazzendo. Tre livelli di vestiti esposti, suddivisi per uomo donna e bambino, provocano in Ashley una felicità innocua e spensierata. Mi giro verso di lei e le mie supposizioni si rivelano vere, ovviamente.
Sta saltellando e urla frasi come <<Oh mio dio>> <<È il paradiso?>> <<Seppelliscimi qui dentro>> e altre frasi scollegate che non riesco a comprendere.
<<Non facciamoci riconoscere!>> sussurro.
<<Posso sbizzarirmi?>>
<<Dio mio Ashley, fai il cazzo che ti pare>>
<<Si!>>
Ci dividiamo e in men che non si dica, vengo richiamata.
<<Alexandra!>> Ashley alza la mano e la sventola. La raggiungo.
<<Devo provare questi vestiti>> dice indicando la pila di indumenti che mantiene a fatica con le braccia.
<<Tu mi farai uscire pazza>>
Il primo indumento è un vestitino corto - non esageratamente - e aderente. Ha le spalline sottili ed è a tinta unita, bianco. È uguale a quello di Cher Horowitz in Clueless.
<<Sei uno schianto ragazza!>>
<<Lo so!>> dice con poca umiltà.
Dopo il trentesimo cambio di abiti, non ne posso più.
<<Ashley>>
<<Si lo so andiamocene>> dice aprendo con uno scatto la tenda. Si è rivestita. Dopo aver pagato il tutto, usciamo e oserei dire, finalmente.
<<Vuoi una pizza?>>
<<Ashley!>>
<<Domanda scontata vero?>>
<<Fin troppo>>

Dopo una bellissima e squisitamente ottima pizza, accompagno Ashley nel suo appartamento per scaricare "la merce" e così ne approfitta per farmi vedere la sua casa. La cosa che noto è che è molto grande, tutto riposto sul piano terra, con tutte le camere necessarie più una stanza degli ospiti. Una stanza degli ospiti che sembra abitata da una bambina, molti pupazzi sono riposti in fila indiana sull'armadio e la trapunta del letto matrimoniale e rosa, ornata con unicorni e arcobaleni.
<<Che c'è? Faccio la baby sitter nel tempo libero>> dice quando le rivolgo uno sguardo interrogatorio. Le credo, Ashley ha sempre amato i bambini.
<<É carina casa tua!>>
<<Ti ringrazio>> dice Ashley con una punta d'orgoglio.
<<Dove scarico?>>
<<Metti qui>> dice indicandomi i piedi del divano.
Faccio come dice e mi butto di schianto sul divano bianco di pelle.
<<Mi dispiace che non ti sia comprata niente>>
<<Ashley non importa>>
<<Okey...vuoi un caffè?>>
<<Si ma lo faccio io perché tu non sai farlo>>
<<Ehi!>>
Passiamo metà pomeriggio a chiacchierare e guardare film della Disney, quando improvvisamente il cellulare di Ashley emette una notifica.
<<Ale>>
<<Si?>> dico mettendo in pausa Rapunzel.
<<Sono tanto stanca, voglio andare a dormire>>
<<Va bene>> dico un po' scettica, non mi convince tanto ma cerco di fidarmi.
Mi alzo dal divano in contemporanea con Ashley.
<<Ci vediamo domani a lavoro>>
<<Va bene capo>>
Ci diamo un abbraccio di sfuggita e esco dall'appartamento.
Mi chiudo la porta dietro di me, scendo le scale e nemmeno dopo due secondi di passi li vedo in lontananza. Niklaus e Elijah Mikaelson con tutta la loro eleganza e posatezza, passeggiano per le strade di New Orleans, fianco a fianco.
Un singhiozzo di paura mi esce automaticamente dalla bocca. Sto andando nella loro direzione. No, non sono pronta, non voglio affrontarli. Andiamo! Mi devo far venire un'idea e alla svelta. Mi guardo intorno, ci sono poche persone, di sicuro mi noteranno, non se...
Un uomo in giacca di pelle è appoggiato alla sua moto vicino al marciapiede. Sembra intento ad aspettare qualcuno. Mi avvicino e attuo il mio piano. Prendo il casco appoggiato, lo infilo nel mio capo e incomincio a baciare quest'uomo, appassionatamente, e quando dico appassionatamente, intendo con la lingua. L'uomo all'inizio sembra restio, ma poi si lascia andare. Cazzo, sono tutti uguali. Nessun uomo si tirerebbe mai indietro nel fare un limone.
Con gli occhi aperti, guardo passare mio padre e mio zio - si è meglio che io mi ci abitui a questa cosa - passarmi davanti senza accorgersi di due persone baciarsi.
Appena non li ho più in visuale, mi stacco e guardo l'uomo con cui ho fatto una mega stronzata.
Gli appoggio le mani sul petto.
<<Ti ringrazio>> dico sorridendogli e solo ora mi accorgo che è il tipo quasi pervertito del bar. I suoi occhi si spalancano e anche i miei. Mi ha riconosciuta, ne sono sicura. Sopratutto dopo il nomignolo con cui mi chiama.
<<Non c'è di che bellezza>>

Alexandra Mikaelson - the eldest childWhere stories live. Discover now