Capitolo 33.

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Chloé

Spengo la sveglia con una brusca manata, tenendo gli occhi ancora chiusi e lamentandomi mentre mi rannicchio nuovamente tra le lenzuola.

Odio alzarmi presto. E odio ancora di più me stessa quando ho delle brillanti idee come questa: svegliarmi praticamente all'alba per andare a correre e a fare stretching al parco.

Fare sport all'aperto è una cosa che ho sempre amato: mi mette a stretto contatto con la natura, mi fa sentire viva ma rilassata allo stesso tempo e mi trasmette un senso di pace inspiegabile.

Focalizzandomi su questo pensiero e su quanto realmente mi farà stare bene, mi costringo a portare le gambe fuori dal letto e ad alzarmi velocemente.

Guardo il cellulare, sperando in cuor mio di trovare un messaggio di Carlos, ma rimango leggermente delusa quando vedo che la tendina delle notifiche è vuota.

Sospiro e inizio a preparare la colazione, mentre ipotizzo mille possibili motivi per cui possa non essersi ancora fatto sentire.

Magari dorme ancora.

No, Chlo. Lo sai che si sveglia prestissimo ogni mattina per allenarsi.

Forse ha il telefono scarico.

Lo mette in carica ogni maledetta sera. E controlla meticolosamente che il cavo sia perfettamente incastrato.

Magari, semplicemente non vuole sentirmi.

Ecco, questa credo sia la spiegazione più plausibile.

Serro gli occhi e scuoto la testa, scacciando i pensieri ed interrompendo violentemente la conversazione che il mio cervello aveva iniziato con la mia coscienza.

Una volta pronto, mangio lentamente il mio toast con avocado e uova strapazzate e sorseggio poco a poco una spremuta d'arancia. Per molti può sembrare strano o difficile mangiare alimenti dal sapore così forte di prima mattina, ma questa colazione salata è l'unica che mi dà davvero l'energia di cui ho bisogno per affrontare la giornata e fare sport.

Ricominciare a mangiare regolarmente durante il mio percorso di guarigione dal disturbo alimentare è stata dura.

Nei rari e brevi momenti di lucidità che avevo, ero consapevole di dovermi sforzare il più possibile per uscire da quel vortice infame che voleva risucchiarmi; quando però smettevo di ragionare e davo ascolto alla vocina che si insinuava continuamente nei miei pensieri, tutti i miei buoni propositi venivano spazzati via e lasciavano il posto alle paranoie.

Quello non puoi mangiarlo, ha troppe calorie.

Non hai fame davvero, smettila di fare i capricci e tappati la bocca.

Gira il pacco di quei biscotti e controlla quante calorie hanno.

Sei contenta? Ora per smaltire tutto questo cibo dovrai correre almeno per due ore.

E così in loop, all'infinito.

Inizialmente, i miei dottori mi avevano proibito di fare qualunque tipo di sforzo fisico, anche il più innocuo tipo l'andare a ballare. Nei mesi successivi, però, quando abbiamo iniziato a vedere i primi progressi, hanno ripreso a concedermi un po' di movimento a piccole dosi.

Ad oggi, non posso dire di essere completamente uscita dal mio disturbo, visto che mi porto dietro ancora qualche strascico della malattia, ma ho fatto dei grandi passi avanti e quindi riesco a gestirmi in maniera autonoma, senza il bisogno del costante e continuo appoggio dei medici.

***

Interrompo per l'ennesima volta la mia corsa quando sento il telefono vibrare nella tasca, e aspetto che il respiro si regolarizzi prima di afferrarlo e portarmelo all'orecchio.

"Juliette, cosa vuoi ancora?" sbuffo dopo aver letto il nome di mia sorella sullo schermo. "Lo sai che odio essere interrotta mentre mi allen-" inizio ad ammonirla, con la mia solita voce squillante.

"Chlo, è una cosa urgente" mi interrompe lei, con tono grave.

Aggrotto le sopracciglia e mi zittisco subito, iniziando a pensare al peggio. "Che succede? State tutti bene a casa?" chiedo con il panico nella voce.

"Sì, sì. Tranquilla, Chlo, stiamo tutti bene. Non si tratta di noi..." mi rassicura, sussurrando le ultime parole.

"E allora di chi si tratta? Parla, Juliette, dannazione!" esclamo gesticolando.

"Di Carlos, Chlo. Lui..." mormora sospirando. "Dio, non so come dirtelo" commenta con frustrazione.

"Dillo e basta!" urlo perdendo la pazienza. "Cosa ha fatto? Che gli è successo?"

"Ho comprato una rivista stamattina, e-" inizia a dire con calma.

"Juliette" la richiamo. "Vai al punto" le impongo.

Nei secondi successivi, mia sorella non dice nulla. Attorno a me c'è il silenzio più totale e l'unica cosa che sento chiaramente è il mio cuore che batte forte, in preda all'ansia. Ogni secondo che passa è come un centimetro in più di un coltello che affonda nel mio petto. Dentro di me so che Carlos non è chi dice di essere, so che sta nascondendo qualcosa, ma ogni parte del mio corpo non ha mai voluto ammetterlo, non ha mai voluto riconoscerlo. Fingere di non capire è meglio.

"Ho visto delle foto di Carlos con un'altra ragazza, Chlo. È la sua ex, c'era scritto sulla rivista" dice improvvisamente Juliette, svegliandomi dai miei pensieri.

Rimango immobile, incapace di compiere qualunque tipo di azione. Fisso un punto davanti a me e lascio che il telefono mi scivoli dalle mani, cadendo sull'erba ancora un po' umida a causa dell'umidità del mattino.

Il mondo attorno a me inizia a ruotare, a girare veloce. L'unica a rimanere ferma sono io. Davanti ai miei occhi passano le immagini di me e Carlos. Tutta la nostra storia, tutti i nostri momenti insieme. Momenti in cui, come una povera illusa, mi ero convinta del fatto che fosse quello giusto per me, che fosse il ragazzo perfetto e intoccabile.

Mi sbagliavo, però. Tutto quello che credevo di aver costruito con lui come se fossi in un sogno, si era appena trasformato in un incubo.

***

Spazio autrice:

Sono tornata di nuovo❤️

Come state?

Il periodaccio di cui vi parlavo qualche settimana fa non ne vuole proprio sapere di passare, anzi: sembra che sia intenzionato a restare e a peggiorare sempre di più...

Nonostante questo, mi è tornata la voglia di scrivere stamattina, quindi prima di andare in università ci tenevo a pubblicare il capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ci aggiorniamo presto❤️

Paid-for love - Carlos SainzWhere stories live. Discover now