CAPITOLO 37

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"Wow! La neve!" Urlò la bambina, agitandosi tra le mie braccia. Quel trucco con la neve pareva averla distratta dagli orrori a cui aveva assistito.

"Stai bene piccolina?" Le chiesi mentre la poggiavo per terra.

"Adesso sì! Tu mi hai salvato e mi hai regalato la neve!" Iniziò a saltellare cercando di afferrare i fiocchi di neve che cadevano dall'altro.

Guardarla stare bene, ridere e giocare come una bambina della sua età dovrebbe fare, mi fece dimenticare il casino in cui mi trovavo avendo usato tutti i miei poteri.

"Oh mio dio, Lizzie stai bene?" Si precipitò da lei il Conte.

"Sì nonnino, lei mi ha salvato nonostante fosse una principessa!" Non capii le sue parole.

"Le piacciono le storie cavalleresche..." sopraggiunse Caleb alle mie spalle, "è fissata con i cavalieri che salvano le principesse..." Il suo tono di voce era rilassato, quasi felice.

"Grazie Riley, hai salvato la vita a mia nipote e a tutti noi... siamo in debito con te e anche con Stone, grazie per quello che avete fatto oggi!"

Caleb aveva i capelli scompigliati, il viso coperto da spruzzi di sangue e i vestiti lacerati. Nonostante questo, annuì in direzione del conte per poi aggiungere: "Conte, ho un favore da chiederle..."

"Dimmi Stone."

"Cerchi di evitare una fuga di notizie, mi dia 24 ore prima di informare i branchi e tutto il mondo soprannaturale."

Feci un bel respiro, "ho bisogno di chiederle qualcosa anche io: non voglio che nessuno sappia quello che ho appena fatto... deve rimanere tra noi."

"Mi stai chiedendo di manipolare le menti degli altri invitati?"

Sapevo che il Conte Vlad fosse in grado di farlo, era una prerogativa del Vampiro Originale e quella era la mia unica speranza per evitare che tutti si facessero domande sul perché una Lancaster dell'Acqua fosse in grado di far apparire fiocchi di neve.

"Si, ma la bambina ed Edgar no, non è necessario..."

"Consideralo fatto, Lancaster!" Prese la mano della bambina e la condusse via da tutto quel disastro.

"Ciao principessa guerriera, ciao zio Stone!" Ci salutò entusiasta Lizzie.

La sala era completamente distrutta: i tavoli erano pieni di schegge di vetro provenienti dalle finestre rotte e le tovaglie dorate erano sporche di sangue; il pavimento era bagnato per lo champagne caduto che si era mescolato con il rosso del sangue.

Gli altri ospiti sembravano fantasmi: erano usciti dalla gabbia protettiva e si guardavano intorno confusi, come se non fossero riusciti a mettere a fuoco quello che era successo.

Molti si abbracciavano tra loro per assicurarsi di essere effettivamente vivi, altri erano seduti per terra a gambe incrociate e piangevano terrorizzati e infine c'erano quelli che davanti al sangue che colorava il pavimento vomitavano.

Io ormai non sentivo più nulla: le urla, i pianti, mi arrivavano ovattati e c'erano troppe cose a cui pensare, da analizzare, c'era troppo da fare per rendermi di conto di essere ferita. Solo quando l'adrenalina passò mi resi conto di essere stata colpita al fianco destro e che una macchia più scura si allargava sul rosso del mio vestito.

"Sei ferita, fiocco di neve..." Si accorse Caleb.

"Nulla di grave, ma devo andare via di qui..." Recuperai tra quel marasma generale le scarpe e il telefono e mi diressi all'uscita.

"Dobbiamo parlare." Esordì lui al mio fianco, "e soprattutto dobbiamo curare la tua ferita!"

"Dobbiamo curare anche la tua..." Gli indicai la camicia strappata sul suo petto.

Siamo ACQUA e FUOCOWhere stories live. Discover now