PROLOGO

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"Smettila di correre o non arriverò intera alla festa!"

Kora continuava a correre imperterrita senza ascoltarmi. I tacchi colpivano l'asfalto producendo un ticchettio fastidioso che risuonava nella notte stranamente silenziosa.

Stavamo correndo per le vie di Bluebay, come inseguite da una carica di rinoceronti, tutto per una stupida festa dell'ultimo dell'anno a cui lei ci teneva a partecipare.

"Non dicevi che ero sempre io a lamentarmi? Eppure qui mi sembra che l'unica che continua a blaterare sia tu!" Kora mi lanciò un' occhiataccia, mentre finalmente si fermava e si apprestava ad aprire la porta che ci avrebbe condotto in quel locale di cui mi parlava da settimane.

L'odore che mi investì fu nauseante, luci stroboscopiche e musica ad altissimo volume mi ricordarono immediatamente perché odiassi tanto quei posti. Kora, invece, sembrava incurante di tutto e continuava a tirarmi per una mano costringendomi a camminare in mezzo a quella folla di pazzi scatenati.

La gente continuava a urtarsi, a baciarsi, a strusciarsi e fare tutto quello che si faceva nelle discoteche. Io non centravo nulla con quel posto, ma Kora mi aveva costretto a partecipare, come tutte le altre volte, dicendo che era l'ultimo dell'anno e non potevamo rimanercene da sole come due stupide. Così mi aveva trascinato in quell'orribile festa, che si teneva in un locale aperto di recente, che si affacciava sulla sponda del fiume nel punto in cui il corso d'acqua diventava più ampio. Grazie a delle vetrate si poteva ammirare il panorama mozzafiato: l'acqua scrosciante in continuo movimento sotto un cielo stellato che pareva immobile. Quel panorama era l'unica cosa di quel locale che sembrava degna di nota, per il resto era tutto maledettamente uguale a tutte le discoteca di Bluebay e del mondo.

Kora aveva approfittato della mia distrazione per posizionarsi al centro della pista e aveva iniziato a muoversi in sincronia con la folla, muoveva i suoi fianchi a destra e a sinistra con le braccia in alto, mostrando il suo corpo fasciato da uno stretto vestito bianco che le arrivava poco sotto il sedere. I suoi capelli neri, lunghi fino alla bassa schiena, si muovevano con lei liberando in aria un odore estremamente dolce.

In breve tempo catturò l'attenzione dei ragazzi che si trovavano lì, i loro occhi erano sul suo corpo, tutti la guardavano con uno sguardo languido che ormai avevo imparato a riconoscere. Nel frattempo l'avevo raggiunta e avevo preso a muovermi anch'io, anche se era palese che quello non fosse il mio posto. Così dopo un paio di canzoni – a mio avviso tutte uguali - avvisai Kora che sarei andata a prendere un drink e urlando le raccomandai: "Non fare nulla che non farei anche io!"

Lei mi sorrise e scosse la testa divertita.

Così funzionava tra di noi: io ero quella razionale, lei quella impulsiva, io mettevo freno alle sue idee folli, lei mi aiutava a lasciarmi andare. Nonostante fossimo diverse e avessimo differenti modi di vivere, nessuna delle due poteva fare a meno dell'altra, lei aiutava me e io aiutavo lei.

Nonostante fossimo cugine e le nostre madri fossero sorelle, non era il sangue a unirci, ma c'era molto di più, qualcosa di più profondo che non avevo mai capito veramente, ma che ci legava con un filo invisibile.

Ero sempre stata dell'opinione che il carattere e la personalità non fossero qualcosa con cui si nasce, di fisso e irremovibile. Il nostro temperamento era frutto della vita: ognuno di noi recepiva il mondo in modo diverso e sfruttava quegli insegnamenti per plasmare il proprio. Le esperienze di vita non si limitavano a formarci, ma ci condizionavano inevitabilmente e ci rendevano quello che eravamo.

Così era accaduto per me e Kora: gli eventi che ci avevano colpito nel corso dei nostri vent' anni di vita, ci avevano reso quello che eravamo in quel momento.

Siamo ACQUA e FUOCOWhere stories live. Discover now