CAPITOLO 36

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Non ricordo effettivamente quando avessi deciso di vendicarmi di Caleb proprio in quell'occasione; ricordo soltanto di essermi divertita molto a osservarlo ballare un lento con la signora De la Pole. Mentre eravamo a tavola la donna si era divertita a provocare Caleb in tutti i modi possibili, ma lui era rimasto in silenzio per tutto il tempo, sorbendo senza reagire. Alla fine era stato lo stesso Alfa De la Pole a zittire la moglie e la cena era proseguita per il meglio, tanto che persino lei, alla fine, con qualche bicchiere in più, si era rilassata.

Avevo approfittato di quel momento per combinare un ballo tra lei leggermente brilla e il poco contento Traghettatore.

Mentre i due volteggiavano nella sala, Edgar si avvicinò a me: "Spero se lo sia meritato... ballare con quella donna è una vera tortura!"

"Posso garantirti che se l'è meritato"

Il ballo terminò, la musica fu spenta e il signor Vlad prese la parola per offrire i soliti saluti e omaggi ai suoi ospiti.

"Ho bisogno di un bicchiere di whisky!" Si avvicino Caleb con il volto pallido.

"Non ti facevo così melodrammatico..." Cercai di trattenere un sorriso compiaciuto.

"Sta zitta Riley... quella donna è terribile!" Chiuse gli occhi mentre beveva il suo drink preferito.

"Se fossi in te, la prossima volta ci penserei due volte a sequestrarmi!" Presi il bicchiere dalle sue mani e feci un sorso di quel liquore forte, fissando le sue iridi antracite.

"Vedremo..." Rispose lui sorridendo sornione.

All'improvviso un rumore sordo travolse la sala, le finestre si ruppero con un grande fragore e tanti pezzetti di vetro volarono in aria cadendo sui tavoli. Qualcuno gridò per lo spavento, altri si allontanarono velocemente dalle vetrate e nel marasma generale delle figura vestite di nero, incappucciate con i volti irriconoscibili, entrarono dalle finestre.

"Padre, porta tutti al sicuro... qui ci penso io!" Gridò Edgar per farsi sentire dal conte.

Il vampiro radunò tutti gli ospiti e lo stregone dell'Ohio, il marito di Bertha, creò una gabbia protettiva che potesse proteggere tutti quanti.

Le figure incappucciate iniziarono a colpire chiunque si trovassero di fronte, lanciavano incantesimi, aggredivano con artigli e ferivano con i canini.

Erano dei mostri: non avevano pietà per nessuno, né per donne, né per anziani, uccidevano tutti senza fare una piega. Erano sia vampiri, licantropi e stregoni e si comportavano come se avessero perso ogni briciolo di umanità, ogni aspetto che li rendeva umani.

La sala era travolta dalle urla e dai pianti, tutti correvano in cerca di riparo: chi si nascondeva sotto i tavoli, chi si rifugiava alle spalle dello stregone, tutti erano in preda al panico.

"Stone, sei con me?" Chiese Edgar.

Il Segugio annuì in tutta risposta e mi invitò a correre al riparo.

Io però non riuscivo a muovermi.

Non sapevo cosa fare.

Tutti stavano correndo ai ripari e a risolvere la situazione ci avrebbero pensato Caleb e Edgar; io però sapevo di avere le capacità per aiutare, volevo farlo, ma... non potevo.

Mi ritornarono in mente le parole di Sato: "Sarà difficile Riley, non sai quanto sarà difficile sapere di poter aiutare, di poter salvare delle vite, ma non poterlo fare per un bene superiore. Tu però devi rimanere lucida e impassibile, non farti coinvolgere, non lasciare che questo ti distolga dal tuo obiettivo finale. Una vita varrà sempre meno di tutte quelle che potresti salvare se non ti esponessi. So di chiederti tanto, ma devi essere razionale e pensare alla tua missione."

Siamo ACQUA e FUOCOWhere stories live. Discover now