CAPITOLO 6

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"Non ho ancora capito che cosa stiamo facendo?" Continuava a ripetermi Kora da quando eravamo uscite da casa quel pomeriggio.

"Stiamo cercando di capire qualcosa in più di questa situazione." Mi voltai per guardarla in volto: "Scusa, non eri tu quella che non vedeva l'ora di <<indagare>>? Beh, ora lo stiamo facendo."

Alzò gli occhi al cielo. "Puoi spiegarmi per cortesia, che cosa stiamo per fare."

"Come ti ho detto ieri sera, ciò che ci è successo è esattamente quello che il testimone ha raccontato alla polizia."

"Quindi ora stiamo andando da lui per quale motivo?"

"Stiamo andando da lui con la speranza che, avendo visto la stessa cosa, ci dia qualche dettaglio in più, che magari non ha dato alla polizia e che possa aiutarci a capire qualcosa di questa situazione."

"Okay, tutto chiaro collega!" Mi rispose facendo il saluto militare.

Risi, risi perché Kora sapeva bene come sdrammatizzare le situazione stressanti. Lei per fortuna aveva già metabolizzato ciò che era successo ieri, io invece, come al solito, ero semplicemente andata avanti e avevo completamente ignorato tutte quelle vocine fastidiose nella mia testa.

Odiavo il fatto che non fossimo riuscite a difenderci da sole, odiavo il fatto che quegli uomini avessero avuto la capacità di terrorizzarmi, odiavo il fatto di non aver nemmeno provato a fare qualcosa e odiavo soprattutto il fatto di esser rimasta paralizzata dalla paura. Ero stata brava a nasconderlo, a coprire il terrore che mi aveva attanagliata in quel momento, ma almeno con me stessa potevo essere sincera e potevo ammettere di aver avuto paura.

Quella sera non avevo dormito molto e avevo passato il tempo a riflettere, cercando di ricordare dei dettagli su quegli uomini che potessero aiutarmi a collegarli con il resto. L'unico risultato che avevo ottenuto, era la terribile sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante, qualcosa che in quel momento avevo annotato nella mia mente, ma che poi mi ero totalmente dimenticata.

Così quella mattina mi ero svegliata con la famigliare sensazione di un cuscino che premeva sulla mia faccia, che mi impediva di respirare; conoscevo così bene quella sensazione da sapere che se mi fossi fermata a riflettere, sarei inevitabilmente caduta in un baratro profondo.

Avevo così convinto Kora a chiedere ad Andrew l'indirizzo del testimone e qualche dettaglio in più, ma avevamo solamente ottenuto il nome, Tim Jordan, e l'indirizzo in cui abitava con sua madre.

"Riley, è il momento di tornare sul pianeta Terra e concentrarti su quello che stiamo per fare, visto che la casa di Tim è la prossima." Kora aveva ragione, eravamo giunte a destinazione e io dovevo focalizzarmi sull'obiettivo.

Feci un respiro profondo, sentivo il mio cuore battere all'impazzata, speravo vivamente di non crollare lì davanti al ragazzo, mi voltai verso Kora, le feci un sorriso per rassicurarla e suonai il campanello.

Ci venne ad aprire un ragazzo di più o meno vent'anni con i capelli rossi e un gran paio di occhiali che circondavano i suoi occhi azzurri. Ci guardò prima stranito e poi irritato, stava per chiudere la porta quando dissi: " Siamo qui per parlare degli uomini con gli occhi che brillano!"

Lo guardai negli occhi e vi lessi sorpresa e poi paura, era veramente terrorizzato. Mi dispiaceva per lui, aveva dovuto affrontare quella strana situazione da solo e senza nessuno che gli credesse, doveva essere stato orribile.

"Siete venute qui anche voi per prendervi gioco di me? Vi risparmio la fatica, andatevene!" Stava per chiuderci la porta in faccia e non lo biasimavo, chi non lo avrebbe fatto al suo posto.

"Li abbiamo visti anche noi... ieri sera... sulla 22° strada!" Urlai per evitare che chiudesse la porta. Ci guardò sconcertato e poi con reticenza ci invitò a entrare.

Siamo ACQUA e FUOCOWhere stories live. Discover now