Chicago 4 Parte

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«Dovremmo imparare dalle stelle. Loro vivono di luce propria» aggiunse malinconico Logan.

«Sì, le stelle sono autonome e brillanti fino a quando, alla fine del loro ciclo esistenziale, una volta terminati tutti i gas al loro interno, collassano su se stesse. Ma questa è un'altra storia.»

Emily attese il momento giusto per intervenire, e così le uscì tutto d'un fiato: «Mi sembrava una buona occasione per uscire dal posto dove sono nata perché non ho viaggiato molto. E così ho deciso di partecipare. Sì insomma, per vedere nuovi posti.»

Poi impacciatamente abbassò lo sguardo verso il basso, in direzione delle sue scarpe demodé, cercando di nascondere l'imbarazzo. Fortunatamente l'attenzione si spostò velocemente su Kiki.

«A differenza di te, Emily, per seguire la mia vocazione ho viaggiato in molte parti del pianeta, perciò non sono qui tanto per vedere o conoscere posti nuovi. Voglio concentrarmi sulla pittura, per capire se ho davvero del talento o se in alternativa devo lasciare perdere questa passione.» E i suoi occhi, fissando il lago, contemplavano le luci dei grattacieli che si specchiavano nell'acqua e sembravano inchiostro versato in attesa di essere mescolato. «Sì, sono determinato a comprendere se devo continuare a lottare per il mio sogno. Ecco, tutto qui.»

«Anch'io come te ho tante domande e cerco risposte» esordì Logan. «Sono qui con la speranza di trovare me stesso, qualunque cosa voglia dire. Seguirò la corrente dovunque mi vorrà portare.»

«Spero ci riuscirai» gli augurò il pittore.

«Me lo auguro anch'io.»

«Manchi solo tu, Amber. Che cosa ti aspetti da questa avventura?» chiese Logan.

«Io sono qui per vivere. Per vivere, come non ho mai vissuto. Intendo ogni giorno, come se fosse l'ultimo.»

«Questo è un aspetto interessante» le fece eco Brenda. «Vedete, la cosa più sorprendente è la probabilità che ha avuto ognuno di noi di essere concepito. Per semplificare, tale probabilità corrisponde a uno su dieci, seguito da quarantacinquemila zeri. Siamo dei miracolati, ma io non credo nei miracoli e tanto meno nel destino.»

«È un numero inimmaginabile.»

«Strabiliante!»

«Sì, è un calcolo molto complesso che si basa sulle probabilità che gli antenati di ognuno si siano incontrati, che abbiamo generato dei figli, fino a giungere ai propri genitori e alla possibilità che loro stessi abbiano concepito un figlio. E infine, la minuscola probabilità su milioni di combinazioni, che il singolo spermatozoo e il singolo ovulo ci abbiano generato, dando origine a ciascuno di noi.»

«Siamo un miracolo! È davvero stupefacente, non ci avevo mai pensato.»

«Beh, direi che potremmo festeggiare la possibilità di essere uno, su quel numero astronomico, no?»

«Invece credo sia meglio rientrare in hotel» propose saggiamente Brenda. «Domani sarà una giornata intensa e non vorrei fare tardi rispetto al programma prestabilito.»

Tutti si in incamminarono verso le macchine senza fiatare, lasciando indietro Aberdeen il quale non si scoraggiò.

«Scusate, nessuno viene a bere?» chiese per la terza volta ma venne ignorato.

«Sapete una cosa?» urlò «Pensate troppo e agite poco!»

Poi estrasse dalla tasca della giacca una mini bottiglia dal colore ambrato. La stappò e gettò per terra il tappo e si rivolse di nuovo al gruppo, ormai distante.

«Lasciatevi stupire ogni tanto, perché io brindo, anche da solo, al fatto di essere un meraviglioso miracolo!»

Nord sud ovest est.

Nord Sud Ovest Est Where stories live. Discover now