Niagara Falls 8 Parte

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Kiki invece era sbalordito dalle bizzarrie di Niagara, non solo dalle architetture insolite, ma da tutto ciò che vedeva agli angoli delle strade. C’erano negozi ricolmi di caramelle e ciambelle, ristoranti dalle forme stravaganti, dalle strutture insolite, alcuni addirittura capovolti, altri sbilenchi, fatti su ispirazione dei cartoni animati. Da ogni angolo degli eccentrici edifici sbucavano animali quali scimpanzé e leoni, pirati con scrigni di monete d’oro e galeoni, fantasmi e mostri di ogni genere. Luci fantasmagoriche e suoni martellanti imperavano tra le vie, distraendo i turisti e invitandoli a entrare in ogni angolo. E il profumo nell’aria di nocciole tostate, l’odore di libertà e divertimento, misto alle risate dei bambini, rendevano la città un autentico luna park a cielo aperto.

I negozi di souvenir in particolare attiravano le donne come mosche con il miele.

Emily ammirava i cucchiai, le tazze e i piatti con le immagini riprodotte delle cascate. Brenda, invece, sfogliava i libri pieni zeppi di foto delle cascate. Chiese alla commessa se avessero testi che fossero focalizzati più sulla storia della città e del suo sviluppo nel corso degli anni. La commessa cinquantenne la guardò in malo modo, come se avesse chiesto la luna.

«Non interessa a nessuno, tutti vogliono le foto. Nello scaffale c’è tutto ciò che abbiamo.»

Brenda ringraziò educatamente.

La donna accennò a un sorriso di cortesia e la scienziata ancora una volta si sentì un pesce fuor d’acqua.

Poco distante Logan sfogliava con attenzione delle cartoline, mentre Amber sbucò alle sue spalle, senza preavviso.

«Scusa non volevo spaventarti.»

«Non preoccuparti.»

Era sempre così affabile.

«Stavo cercando delle cartoline da spedire.»

«Ma sei un uomo romantico!»

«Le cartoline hanno il gusto del passato.»

«Del vecchio!» ridacchiò lei.

«Vedi, abbiamo dimenticato cosa significhi aspettare. Ora basta premere un pulsante e tutto arriva in tempo reale.»

«Perciò spedirai la cartolina a qualche fidanzata lontana?»

«No, non credo. Penso che la manderò a mia sorella a Portland, in Oregon. Ne sarà felice.»

«Deve essere bello avere dei fratelli e delle sorelle. Hai solo una sorella?»

«In realtà ne ho due, entrambe felicemente sposate.»

«E dove vivono?»

«Nella costa est. Una in Oregon e l’altra in California.»

«E le vai a trovare spesso?»

«Beh sì, quando posso. Almeno un paio di volte l’anno.»

Sorrise compiaciuta e lui arrossì.

«Concentriamoci nella scelta della cartolina per tua sorella.»

«Sì, per Jennifer. Si chiama così.»

«E quale pensavi di spedirle?»

«Sono indeciso tra queste. Vedi, su una le cascate sono in primo piano, nell’altra sono più distanti. Quale preferisci?»

Le guardò con attenzione. Poi, senza proferire parola, scansandolo, frugò nella pila di cartoline posta davanti a loro. Lui la fissava incantato, mentre scorreva le cartoline una ad una. Il suo profumo era sublime.

«Ecco, questa è perfetta!»

Le cascate erano riprese dall’alto al tramonto, al naturale, senza artifizi.

«Va bene, vada per questa!»

E risistemandole le incastrò con difficoltà nel porta cartoline, cosicché un paio caddero per terra.

Logan sì chinò e gliele porse, accennando a un mezzo sorriso.

«Eccole qui!»

«Sei gentile» disse afferrandole a sua volta.

I loro sguardi si incrociarono per un istante, rendendoli bambini impacciati.

«Vado a pagare queste, che si fa tardi!»

E si congedò da lei, che rimase a fissarlo in direzione della cassa.

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