Chicago 1 Parte

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I grattacieli di notte, in lontananza, riflettevano le loro luci nelle acque del lago che giaceva di sotto, ricreando un effetto amplificato agli occhi di osservatori di passaggio che senza fiatare si limitavano a scattare qualche foto ricordo.

Brenda, interessata più ad altri aspetti e da brava tour leader, iniziò ad illustrare le caratteristiche della metropoli che stavano attraversando.

«Chicago è la terza città degli Stati Uniti per numero di abitanti, dopo New York e Los Angeles, la prima ad aver adottato la verticalizzazione delle abitazioni.»

Le macchine procedevano a velocità costante verso il centro.

«La struttura più imponente che possiamo notare è la Sears Tower, uno degli edifici più alti al mondo, caratterizzata da nove blocchi che ne fanno una costruzione alquanto insolita. Da qualche anno ha cambiato nome, a seguito dell’acquisizione da parte del Gruppo Willis, una compagnia di assicurazione inglese, in Willis Tower.» Fece una breve pausa per deglutire. «Ha detenuto il record di edificio più alto del mondo dal Millenovecentosettantatré, anno in cui sorpassò le torri gemelle di New York, fino al Millenovecentonovantotto.»

C’era chi non se ne curava, come Aberdeen che per non sentire più la donna si era messo le cuffie e il suo i-pod a tutto volume. Lo stesso era per Amber, abituata alle luci di New York. Sonnecchiava con visibile disinteresse, al contrario di Emily, che affascinata dall’imponenza dei grattacieli, esaltata dalle luci riflesse nel lago Michigan, non staccava gli occhi dal finestrino. Kiki preferiva la natura selvaggia ai paesaggi artificiali, pur dovendo ammettere che la vista non era per niente male. Lo stesso valeva per Logan, che li seguiva nell’altra auto in solitaria. Jacob, sempre concentrato alla guida, non provava nessuna emozione che potesse trasparire dal suo volto, più interessato a non sbagliare strada che al paesaggio di fuori.

«Il lago che vedete, il lago Michigan, è il più esteso dei grandi laghi del nord America e deve il suo nome a una tribù indiana che lo chiamò “Meicigama”, che possiamo tradurre come “grande acqua”.

Brenda continuò a elencare numeri e dati sulla città, ma quasi nessuno sembrava curarsene. Erano stati catturati dalle luci artificiali che si facevano spazio, emergendo in tutte le direzioni, nel buio della notte.

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