Detroit 2 Parte

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Per la colazione ognuno era libero di decidere per sé; c’era chi come Jacob e Kiki, abituati a mangiare parecchio, cercavano sempre un ristorante che facesse uova strapazzate e bacon. Era il loro modo di cominciare bene la giornata. Anche Emily amava la buona cucina e quando poteva assieme a Brenda si univa al gruppo, anche se la scienziata preferiva della frutta, un buon caffè e del formaggio. Amber invece, ossessionata dalla dieta, cercava di mangiare sano, pur cadendo in tentazioni a forma di ciambella o in gustosi muffin o torte al cioccolato, le sue preferite.
Quando Amber si presentava, spesso in ritardo, per la colazione, tutti gli occhi erano per lei e per quella grazia e bellezza che portava cucite addosso con tanta naturalezza. E poco importava se passava in bagno parecchio tempo a truccare gli occhi di nero, a evidenziare le labbra di rosso, a incipriarsi il viso e a pettinare con somma maestria i capelli in modo che apparissero sempre puliti e in ordine. Passava tra i tavoli come se stesse sfilando, immersa in un incanto che traspariva dal suo corpo avvenente. Dal suo sguardo ammaliante trapelava una bellezza sfuggente e magnetica al tempo stesso, un concentrato di immacolato e sensualità in un’unica essenza. Era consapevole dell’effetto che faceva sugli uomini e ne andava fiera. Era la sua rivincita sul mondo, su suo padre in particolare che non l’aveva mai cercata e su tutte le donne che morivano d’invidia, guardandola, ben consapevoli che non avrebbero mai potuto reggere un tale confronto. Poi lentamente spostava la sedia e si sedeva compostamente. Portava alla bocca con una raffinatezza imparata in chissà quale collegio un pezzo di frutta, assaggiava con stile per fino dei comuni corn-flakes a cui aveva precedentemente aggiunto del latte.  Di tanto in tanto si concedeva una fetta di dolce e tutti la fissavano come imbambolati dinanzi a uno spot pubblicitario in cui lei in primo piano gustava con infinita squisitezza la mini porzione sul piatto, mietendo ovunque sguardi strabiliati.  A seguirla c’erano le sue due amiche: Emily, sciatta e poco curata, con i capelli raccolti, senza trucco e gusto nel vestire; in fondo per i posti che aveva sempre frequentato, il supermercato, la casa di sua madre, la lavanderia e i parchi dove portava i cani, una tuta da ginnastica era più che adattata. Era visibilmente un pesce fuor d’acqua. Non sapeva dove andare o come fare per ordinare, o in quale tavolo accomodarsi, così seguiva alla lettera quello che le spiegava Brenda, abituata per lavoro a viaggiare e a frequentare hotel di un certo rilievo.  La studiosa di astronomia si sentiva sicura e decisa; certo a colazione non poteva parlare di teoria delle relatività, della lente gravitazionale, del Big Rip o Big Crunch o di masse solari, ma comunque i meccanismi erano sempre quelli.

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