Capitolo 2: Che fare?

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Kylian

La festa per la vittoria di campionato era stata fantastica ma soprattutto indimenticabile. Avevo già avuto la soddisfazione di essere campione di Francia, ma mai con questo clima all'interno del club: uno spettacolo davvero osceno, con il campionato che faceva da sipario che ormai stava per chiudersi per evitare di mostrare le brutture di una stagione da dimenticare.

Esattamente per questo motivo non la dimenticherò facilmente. Non so  nemmeno io come ho fatto a resistere per un anno con quella pressione addosso: con una società allo sbando, uno spogliatoio diviso e un allenatore che non riusciva a tenerci testa. 

Tutto davvero terribile. Se solo non fosse che la stagione per me non era ancora finita: o meglio, in campo avevo terminato con una giornata d'anticipo, ma le questioni di calciomercato erano alle porte. Mi trovavo già in Costa Azzurra con i miei quando proprio a mio padre squillò il telefono: era il direttore sportivo Leonardo. Dopo aver parlato del più e del meno, hanno iniziato a parlare di me: " Indubbiamente non possiamo che essere soddisfatti del rendimento di suo figlio. Pur avendo solo 23 anni, ha già dimostrato tanto nella sua carriera".

Papà mise il vivavoce, perciò sentii tutto. Si avvicinò anche mia madre con mio fratello. Tutti in attesa di qualche novità importante. Leonardo continuò: "Ovviamente però non possiamo non citare il brutto episodio di Madrid che ha coinvolto Kylian e Leo in una rissa fermata dai compagni. Questi sono comportamenti che non possono essere tollerati qui al Paris, ma sembra che la punizione sostenuta, abbia fatto il suo dovere".

Dovetti stare attento a contenermi in quel momento, perché se solo sapessero come sono andate le cose, probabilmente quella punizione non sarebbe mai esistita, ma in ogni caso é acqua passata. Papà cercò di spiegargli che la mia é stata una reazione, sì esagerata, ma di pura normalità dopo una partita non giocata alla grande dalla squadra, e che non avrei puntato a far male a nessuno.  

Grazie papà per mascherare che io quel nano argentino l'avrei fatto nero quella sera, se solo non ci fossero stati per Marco e Marquinhos a fermarmi.

Poi però arrivarono le notizie più importanti: "Parlando del contratto, c'é una importante questione da risolvere. Abbiamo ricevuto già diverse telefonate che sondavano la situazione del ragazzo. Ora noi vogliamo sapere se, in linea di massima, Kylian sarebbe disposto a restare qui a Parigi, oppure vorrebbe provare altre esperienze".

Papà esitò un po', poi mi fece un cenno per cercare una risposta da me. Mentre lui faceva un discorso di circostanza li sussurrai che la mia intenzione era quella di vincere la Champions League da protagonista, poi che fosse a Parigi o che fosse da altre parti era l'ultimo dei problemi. 

Papà riportò quello che gli sussurrai e Leonardo, quasi come se fosse telecomandato, azzardò la proposta: "Quindi Kylian sarebbe disposto a rinnovare?".

Andò avanti per un paio di minuti un tira e molla tra possibile mio rinnovo, che di base non avrei voluto, e la mia volontà di restare solo in caso di centralità nel progetto tecnico.

Eravamo già a 15 minuti di chiamata e mentre papà restava seduto sulla sdraio, io mi misi in piscina perché il sole batteva straforte e dovevo rinfrescarmi. Mia madre andò a fare altro, mentre mio fratello si mise a fare un po' di palleggi col pallone. 

Alla fine del tira e molla, Papà riuscì a tirare fuori dalla bocca di Leonardo, le condizioni del rinnovo di contratto: "Al momento, non ci sbilanciamo con le cifre, ma offriremo un ingaggio al ribasso che potrebbe eguagliare quello attuale attraverso l'inserimento di qualche bonus che Kylian potrebbe raggiungere in base alle prestazioni in campo. Il prolungamento sarebbe di un solo anno e vorremmo inserire anche una clausola rescissoria".

Papà non riuscì a convincere Leonardo a dare cifre esatte, perciò fino a lì rimanemmo nel limbo. La telefonata si chiuse con Papà che rimandò la questione ai prossimi giorni.  Capì che per la società ero un giocatore importante. Uno da cui ripartire per il futuro. Ma una parte di me diceva che sarebbe stato opportuno partire...

Pochi giorni dopo...

Il Paris aveva concluso definitivamente la stagione pareggiando 0-0 contro il Metz. Non vidi nemmeno la partita che giocarono compagni di cui non mi importava granché.

Ero ancora in vacanza con i miei, perciò stavo cercando di godermi quei momenti che inoltre, sarebbero stati decisivi per il mio futuro. Leonardo e il Paris bramavano il mio "sì" al rinnovo di contratto, ma io volevo aspettare ancora. 

Volevo rilassarmi e godermi la libertà delle vacanze. Avevo comprato questa casa in Costa Azzurra l'anno prima, e finalmente ero riuscito a portarci la famiglia: 3 piani con tanto spazio e una vista mozzafiato sia sul mare, sia sulla montagna. Non eravamo troppo lontani dalla civiltà, ma quel tanto che bastava da farci vivere attimi di tranquillità. 

Ed ero lì, a giocare alla play con Ethad, quando mi squillò il cellulare. Era un numero che non avevo registrato in rubrica, ma decisi di rispondere lo stesso: considerando il periodo, sarebbe potuto essere chiunque. "Oi Kylian, come mai ci hai messo tanto a rispondere??". 

Era Ney che aveva cambiato numero. Nulla di strano conoscendo Ney. Ma dietro a un semplice cambio di gestore telefonico c'era dell'altro: "Fratello mio, questa notizia volevo dartela quando ci saremmo visti, ma non resisto e quindi  te la dico ora..."

Rimasi un attimo di pietra perché Ney é uno che dice le cose in maniera schietta, senza troppi giri, infatti era più strano del solito. 

"E' stato bello condividere lo spogliatoio per 6 anni... Credo che il mio tempo qui a Paris sia terminato. Il mio contratto credo che non verrà rinnovato".

Lì per lì, rimasi incredulo: un amico, un fratello maggiore, una persona fantastica. A volte un po' testa calda, ma Ney é la persona con cui ho legato di più in questi anni al Paris. Non potevo immaginare una stagione senza di lui, senza i suoi consigli, ma anche le sue cazzate dentro e fuori dal campo. Gli chiesi più volte se fosse sicuro di ciò che stesse dicendo.

"No fratello, purtroppo é tutto vero... Sappi che se dipendesse da me, io sarei restato, nonostante le vicessitudini di quest'anno".

Gli dissi che comunque ci saremmo visti in estate per goderci un po' di vacanze insieme, ma a prescindere, anche se in squadre diverse, saremmo rimasti in contatto.

Chiusa la chiamata quasi mi venne da piangere. Ma subito dopo mi chiesi in che squadra sarebbe potuto andare Ney, perché sarebbe stato bello poter iniziare una nuova avventura insieme. Però non volli richiamarlo per chiedergli una cosa che sicuramente lo avrebbe messo in difficoltà. Mi era sembrato già abbastanza scosso. Anche io dopotutto sono nella sua stessa situazione da qualche settimana, e una decisione definitiva non la avevo ancora presa. Ma sicuramente, sentita anche questa notizia, la mia voglia di lasciare Parigi, aumentò a dismisura.

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