La giornata più difficile

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La mattina seguente mi svegliai presto, nonostante avessi dormito poco. Mi affacciai dal terrazzo di camera mia per prendere un po' d'aria fresca: era meno fredda di ieri, c'era il clima perfetto per la partita col Saint-Etienne. Classica morning routine ma c'era ancora qualcosa che ancora non avevo fatto: riaccendere quel cazzo di telefono che si era bloccato. Schiacciai il tasto e si riaccese normalmente. Fu un caso isolato per fortuna. Trovai due chiamate perse: una da parte di Ney che sicuramente mi voleva raccontare della sua serata, e l'altra era da parte di Simons... Decisi di richiamare subito quest'ultimo perché era strano. Ho già detto che questo ragazzo é bersagliato dagli altri dello spogliatoio, ma non ne ha mai parlato di questi problemi, o almeno, non con me. Feci per chiamarlo ma si attivò la segreteria telefonica. Ed é lì che iniziai a preoccuparmi anch'io: la società ci ha espressamente richiesto di essere sempre raggiungibili nelle ore di luce, per un discorso di "professionalità". Ma un ragazzo come Simons queste cose le rispetta sempre, perciò doveva essere successo per forza qualcosa. Erano le 9:30 e dovevamo essere al campo alle 10:30 per la rifinitura. Non sapevo cosa fare... Andare in fondo al caso Simons o fregarmene e andare all'allenamento?
Preso dal panico, chiamo Marco perché é quello che vive più vicino a casa mia tra i compagni. Gli racconto tutta la situazione e decidiamo di andare insieme a casa di Simons per capire se stesse bene. Nel giro di 5 minuti era sotto casa mia, così scesi e andammo diretti verso casa di Simons. La sua casa é nel 6° arrondissement, più precisamente a Villa Montmorency. C'era più traffico del solito quel giorno, sarà perché era sabato, però era davvero incredibile. Nel mentre ho provato a richiamare Simons almeno due volte, ma niente. Era irraggiungibile. Nel mentre si erano fatte le 10:30 quando Marco ricevette la chiamata del Mister Pochettino. La sua voce abbastanza da incazzato, non ci ha fatto pentire della scelta che avevamo preso. Perciò raccontammo dell'accaduto.  Lui rispose con un tono di biasimo :"Non siete voi che dovete preoccuparvi di lui...Ha 18 anni? Si prenda le responsabilità delle sue azioni. Voi muovete il culo che rischiate grosso altrimenti!!".  Tutto questo mi sembrò incredibile: capì che Simons in questa squadra non aveva nessuna considerazione da parte dell'allenatore e degli altri compagni. Intanto eravamo arrivati a casa sua, così scesi dalla macchina per suonare al campanello. Nel mentre Marco rimase in macchina ad aspettare. Notai che il cancello era già aperto, così entrai. Ma quello che vidi fu davvero sconcertante: Simons era in terra e con una grande ferita sulla tempia, da dove usciva molto sangue. Così tornai alla macchina e avvisai Marco di chiamare subito il 118 per Simons... Ma intanto proprio lui si alzò, un po' barcollante e con respiro affannato mi disse: "I poteri forti hanno deciso, io qui non posso più restare". Mi sembrò tutto irreale: Vista la mancanza di Messi e Angel, sarebbe dovuto scendere in campo lui per la partita. Ma chi era stato a fare tutto questo? Chi aveva aperto il cancello? Da quanto tempo era qui? Troppe domande e  poche risposte. Nel mentre, lo aiutai a medicare la ferita sulla testa. Per fortuna era un taglio lieve, ma era una zona con tante arterie, perciò aveva perso molto sangue. Riuscii anche a convincerlo a venire con me e Marco per andare all'allenamento, anche se ormai si erano fatte le 11:20. In macchina nessuno fiatò per un po', ma Simons ruppe il silenzio: "Se non foste arrivati voi, forse ora non sarei cosciente". Gli risposi che avevo trovato la sua chiamata persa, e che non avevo risposto per via del telefono che si era bloccato. Intanto mi tornò in mente quel messaggio di ieri di quella ragazza, e pensai che Marco avrebbe potuto aiutarmi essendo italiano. Ma non era nè il luogo, nè il momento adatto, così chiesi a Simons il motivo della chiamata. Lui con tono quasi rassegnato disse: "Questo posto é tremendo, speravo fosse diverso... A Barcellona non era così. Kylian io ieri volevo solo farti sapere che probabilmente saremmo dovuti scendere in campo insieme, e volevo dirti che mi sentivo carichissimo per stasera. Ma purtroppo stamattina é successo quello che pensavo non potesse mai succedere". Io e Marco stavamo ascoltando ma non capivamo dove volesse arrivare Simons. Marco gli disse di parlare più chiaro, di arrivare al punto, ma Simons continuava a blaterare, come se non volesse dirci tutto. Intanto arrivammo al campo e accompagnai Simons dal medico per far vedere bene la ferita. Arrivato negli spogliatoi notai che Ney mi aveva informato della possibile multa, ma mi colpì altro: Messi mi mandò un messaggio per sapere dove mi trovassi. Era insolito. Era infatti il primo messaggio che mi mandò da quando era a Parigi. Non ci feci troppo caso... Mi cambiai più velocemente possibile e corsi in campo. Ero pronto a prendermi il cazziatone da Pochettino e staff. L'ultima volta che arrivai in ritardo a un allenamento fu nel 2018: Era la vigilia di una partita di Champions e quando arrivai in campo Buffon mi prese in disparte e mi fece un breve ma intenso discorso. Prima sembrava stesse  scherzando, poi però divenne serio: "Ei ragazzo, stavi pensando di saltare l'allenamento? Sei giovane, può capitare, ma devi stare attento. E' da queste piccole cose che nascono i campioni. Tu ricordati sempre di ascoltare l'allenatore, i preparatori e anche i giocatori più esperti...Esatto, proprio come me. Sei un ragazzo dalle qualità straordinarie, sia tecniche che di leadership. Ma cerca di non tirare troppo la corda."

Non fu l'unico discorso che mi fece Gigi. Quell'anno imparai tanto da lui. Intanto ero arrivato in campo e cercai subito Javi Pèrez, il vice del mister, per scusarmi del ritardo. Era uno di poche parole, brontolò qualcosa in spagnolo e niente altro. Mi scaldai e poi mi unii al resto del gruppo per fare la rifinitura: dovevamo solo ripassare un po' la tattica per contrastare la loro costruzione dal basso, e fare qualche sviluppo di fase offensiva. Dopo l'ennesimo tiro in porta, Ney mi fece un cenno e capì che c'era qualcosa che doveva dirmi. Non compresi se fosse una delle sue classiche cazzate o era serio... Però gli feci capire che ne avremmo parlato a pranzo. E fu proprio lì che mi raccontò una cosa che mi lasciò basito, tanto che mi rimase l'insalata in gola: "Sono venuto a sapere che Al Khelaifi vuole fare cassa. I conti del club sono in rosso, e sembra proprio che questo arabo abbia truccato tutti i bilanci finanziari dal 2019". Chiesi a Ney come faceva a sapere queste cose... E la sua risposta era ancora più agghiacciante: "Hanno convocato mio padre per cercare un ridimensionamento del mio ingaggio. Se non lo farò credo che mi faranno fuori". Mi cadde il mondo addosso. Arrivammo a Parigi insieme nel 2017, io dal Monaco e lui dal Barcellona. Eravamo motivati soprattutto dal grande progetto che si stava creando qui a Parigi. Prima era soltanto un'amicizia tra compagni di squadra, ma poi si trasformò e divenne a tutti gli effetti un rapporto fraterno. In Ney mi rivedo tanto: mi ha insegnato tante cose, sia dentro che fuori dal campo. E' un ragazzo simpatico, con sempre la battuta pronta, ma anche molto umile e fedele ai suoi ideali. In campo ci capiamo soltanto con lo sguardo e quando siamo in giornata, non ce n'é per nessuno. Lui è anche bersagliato dai media: viene considerato " l'eterno secondo" per via della presenza costante di Messi o di altri campioni all'interno della sua stessa squadra. Io però non penso ciò, e credo proprio che Ney meriterebbe di vincere il pallone d'oro ma in generale, credo che non gli venga riconosciuto tutto il talento che ha e tutte le grandi cose che ha fatto con i club e con la seleçao. 

Mi passarono in testa tutti questi pensieri, proprio perché non volevo credere a quello che mi aveva detto. Dopo questa notizia, gli raccontai l'accaduto di stamattina, poi mi scusai per la mancata risposta al telefono della sera prima. Lui ascoltò tutta la storia mentre divorava letteralmente la sua pasta in bianco, e poi mentre si puliva la bocca disse: "C'era anche il procuratore di Simons quando hanno convocato mio padre... Lui credo che farà le valigie molto a breve". Non era una notizia clamorosa: Simons qui non si é mai trovato e sta vivendo un periodo veramente brutto. Poi ciò che é successo oggi, ha davvero del surreale. Ancora devo capire chi sia stato a commettere tutto questo. Intanto era ora di partire per lo stadio. Così presi posto in pullman, e mi accomodai nei posti in fondo. Volevo trovare la giusta concentrazione per la gara, così mi isolai completamente dal resto del gruppo. Avevo bisogno di staccare un po' la testa da ciò che mi era capitato la mattina quindi mi misi un po' di musica nelle orecchie.  Mi tornò in mente però, la risposta alla storia della sera prima, di quella ragazza. Avevo Marco di fianco, ma non mi andava di disturbarlo. Avevo trascinato anche lui in questa storia con Simons. A proposito di lui: alla fine non é salito sul pullman. Spero che si senta meglio...Però penso di sì perché l'ho visto uscire dall'infermeria con un bel sorriso, anche se con un cerotto molto grande a coprire il taglio. Alla fine l'attacco sarà composto da me, Ney e Icardi. Con Mauro le cose son due: o lo coinvolgi e magari fa anche gol, oppure é come giocare in 10. Il mister stravede per Mauro, perciò so già che in caso di sconfitta, lui non avrà colpe.

Arrivati allo stadio, l'atmosfera é calda. I problemi vanno via. Esiste solo il campo, io, i miei compagni e il pallone. La testa é libera, e io sono pronto a  fare a pezzi il Saint-Etienne!! 








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