New York

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New York

I grattacieli, mastodontici e imponenti, dominavano imperanti la metropoli, con le loro forme per lo più squadrate e geometriche, contendendosi gli sguardi all’insù di tanti uomini ai loro piedi, estasiati come servi in adorazione. I palazzi più moderni svettavano, scintillando al sole di giorno e brillando di luce propria di notte, lasciando in ombra i più antichi, risalenti ai primi del Novecento, sparsi come perle rare per la città, testimoni del passare degli anni che non ne aveva turbato, ma anzi esaltato, l’eleganza senza tempo. La vista veniva ancor più appagata dalla sommità dei grattacieli e da tutti i giochi di prospettive, opera dell’ingegno umano, che le costruzioni, le une attaccate alle altre, riuscivano a regalare. Un paesaggio reso ancora più mozzafiato dall’acqua che accerchiava Manhattan e dalla striscia verde di Central Park, nel suo centro, in cui la natura si dimostrava degna avversaria delle architetture create dall’uomo.

Nei suoi punti nevralgici, i palazzi erano rivestiti di sfavillanti insegne, contornati da accattivanti cartelloni pubblicitari, pronti a vendere qualsiasi cosa, insigniti dei marchi più conosciuti al mondo, addobbati da stravaganti luminarie.

La Statua della Libertà in lontananza, dono del popolo francese, sorvegliava la città, relegata nel suo isolotto, quasi una moderna Cenerentola, indipendente e fiera del suo status symbol.

Ci si poteva fermare nei piccoli negozi agli angoli dei palazzi o perdersi in enormi boutique e nelle attività commerciali di ogni genere, che abbondavano di proposte e offerte. Lungo i marciapiedi, si alternavano operai addetti alla manutenzione delle strade, bancarelle che vendevano hot dog e caramelle, e ambulanti che profumavano l’aria con le loro pietanze provenienti da ogni parte del mondo.

Il traffico infernale, unico padrone della città, imperava riempiendo le strade di auto, di mendicanti per la strada, di impiegati in giacca e cravatta, di manager sempre al telefono, vestiti di tutto punto e con la valigetta da lavoro, di sportivi accaniti che correvano per tenersi in forma, di gente di ogni genere che semplicemente passeggiava. Tutto si presentava come un enorme spettacolo, pronto ad affascinare qualsiasi turista, con migliaia di comparse ognuna con un suo piccolo ruolo, a rendere New York la variopinta città che tutti conoscono.

Era in questo crogiolo di etnie che il gruppo selezionato per il viaggio si era dato appuntamento.

Il Pastore stava in piedi in trepidante attesa, nella terrazza interna al primo piano, a scrutare verso il basso cercando i prescelti che aveva fatto radunare, per quella mattina, nella lussuosa hall di sotto in quell’albergo in un quartiere centrale di New York. Si era nascosto dietro una pianta in modo da non essere notato, pur essendo consapevole che loro non avrebbero potuto riconoscerlo, non essendosi mai mostrato fisicamente nel sito, con la promessa che l’avrebbero conosciuto il primo giorno.

Mentre di sotto un flusso ininterrotto di persone entrava e usciva, lui si voleva godere lo spettacolo dalla terrazza interna ancora per un po’, fingendo di aspettare qualcuno, coperto da un arbusto alto diversi metri, le cui foglie sbordavano verso il vuoto. Al piano terra, in mezzo a tanta gente, spiccava un ragazzo in forma, ben vestito, con un taglio moderno. Aveva il cellulare in mano ed era decisamente a proprio agio in mezzo ai pomposi vasi di cristallo, le statue in marmo, le comode poltrone e gli arredi di valore che lo circondavano.

Aberdeen, che si deliziava a prendere in giro chiunque per sentirsi superiore agli altri, fin da piccolo era stato abituato al lusso più sfrenato e non aveva mai fatto mancare i propri commenti, spesso pesanti e privi di compassione, per chi non aveva avuto lo stesso trattamento. I soldi non erano mai stati un problema e la bella vita era il suo marchio di fabbrica, per portarsi a letto le più provocanti donne che poteva raccattare a New York, città dov’era nato. Il suo invidiabile conto in banca era un lasciapassare per ottenere trattamenti speciali e personalizzati nei posti più esclusivi di Manhattan. E trovava sempre la ragazza inesperta, attratta dal profumo irresistibile dei soldi e del fascino del potere, che finiva nel suo eccentrico e milionario appartamento con vista sull’Upper East Side della Grande Mela. Ci cascavano tutte, ogni volta che passavano per quella vista mozzafiato, tra fiumi di champagne e cannabis che li accompagnavano nelle serate da sballo che lui si divertiva a organizzare per dare uno scopo alle sue giornate altrimenti tutte uguali.

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