Capitolo 1: l'inizio dell'inizio

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Kylian

Era un venerdì sera come gli altri. Il giorno seguente, sfidevamo il Saint-Etienne ed era un periodo fantastico per me: a febbraio avevo già segnato 22 gol, ed ero sulla bocca di tutti.
Ero totalmente inconscio di tutto quello che sarebbe successo a fine stagione: volevo concentrarmi solo sul presente, sulla squadra dove giocavo, e a fare più gol possibile per non deludere i miei stimatori. Ma parliamo di quel venerdì: ripeto, era tutto nella norma. Gli allenamenti andavano bene non solo perché sentivo di essere forte, ma anche perché percepivo la fiducia di tutto l'ambiente: nonostante le sedute molto toste, trovevamo il tempo di scherzare soprattutto con Marco e Ney; ci vedevamo spesso anche fuori dal campo per giocare alla play, o per andare a mangiare fuori. Non erano gli unici però, anche se sinceramente loro erano i migliori: c'era Gini, che nonostante fosse arrivato da poco ci avevo legato molto. Inoltre, in campo facevamo davvero bene! Nonostante lui non parlasse francese, bastava solo uno sguardo, e la giocata veniva bene 9 volte su 10. C'é da dire che ai tempi, il nostro campionato era davvero di basso livello in confronto alle altre leghe maggiori europee. Segnavo 30 gol a stagione... Non c'era difensore che poteva starmi dietro quando partivo. Erano altri tempi però: ora ci sono squadre che sanno almeno difendere e stare al passo del Paris.
Ma tornando ai rapporti: ero anche molto amico con Presnel, che chiamevamo tutti "maestro" perché con lui in difesa non passava nessuno, e quando dico nessuno, intendo proprio NESSUNO! Anche con Marquinhos e Gigio parlavo spesso, due ragazzi diversi ma umili, anch'essi passati per l'Italia, un paese che amo nonostante le grandi rivalità calcistiche. Forse gli unici con cui non andavo granchè d'accordo erano gli argentini, sia perché erano sempre per fatti loro, sia perché non parlevamo tanto. Gli unici erano Leandro e Angel, due ragazzi non sotto gli occhi dei media, ma a parer mio fondamentali per la squadra che eravamo. Gli altri, invece, stavano tutti in disparte: a fine allenamento facevano il rito del mate, che per loro é più che una religione e nel mentre scherzavano su diverse cose: spesso parlavano male anche dei giovani che arrivavano in prima squadra, e criticavano le loro giocate ritenendole inutili. Ma se si fermassero a questo, non sarebbe un problema: infatti son capitati spesso episodi di "bullismo" nei confronti loro, per simboleggiare chi "comandasse" negli spogliatoi. E se vi state chiedendo come mai nessuno interveniva... Beh, Mister Pochettino era argentino come loro e non batteva ciglio a questi episodi. Tutto ciò mi faceva star male perché io solo fino a pochi anni prima ero come loro, e non sono stato trattato così. Tra i più bersagliati c'era Simons, un ragazzo del 2003 che secondo me aveva discrete qualità ma chiaramente aveva una grande pressione sulle sue spalle. Arrivava proprio dalla Masia nonostante lui è olandese, ma Messi non l'ha mai tollerato. Riesco ancora a sentire le minacce di quel montato da 7 palloni d'oro dopo che Simons sbagliò il rigore agli ottavi di coppa contro il Nizza: "Non avrai mai un futuro con quei piedi da fabbro... Torna a casa da mamma che qui a Parigi vogliamo gente con le palle!". Messi quella stagione giocò titolare solo per il nome secondo me: chiuse la stagione con pochissime reti segnate, e quando aveva la palla, cercava sempre quei dribbling da fenomeno che lo avevano contraddistinto ai tempi del Barça, ma che ora non li riuscivano più. Io personalmente ho sempre preferito l'altro fenomeno di quei tempi: Cristiano Ronaldo. Avevo la camera tappezzata di suoi poster! Riconoscevo il grande talento di Leo, ma Cristiano aveva quel qualcosa in più: lui si è costruito da solo, lavorando giorno dopo giorno per essere il migliore. Ebbi la possibilità di giocarci contro, proprio il primo anno che ero al Paris e non resistetti a chiederli lo scambio delle maglie. Inoltre, aveva molta leadership: Ricordo come se fosse ieri la finale dell'europeo 2016, che purtroppo perdemmo a discapito proprio del suo Portogallo. Nonostante Cristiano giocò appena 25 minuti, restò in panchina con un ginocchio fasciato per guidare i compagni, e alla fine riuscirono a vincere. Io nel 2016 stavo ancora nel Monaco, la stagione dopo iniziai la cavalcata per diventare quello che sono ora. Chissà se ci fossi stato io in campo...

Bene, mi sono dilungato fin troppo, torniamo al discorso principale. L'allenamento di quel venerdì, era stato fantastico: mi sentivo pronto per spaccare tutto. Ero molto contento anche perchè finalmente Ney tornava al 100% dopo l'infortunio alla caviglia, e potevamo tornare a fare faville in campo. Infatti, proprio sul finale dell'allenamento, quando tutti iniziavano a riprendere le loro cose per tornare a casa, io con Ney siamo rimasti insieme a Gigio e Angel, per provare qualche azione da ripetere poi in partita. Il mister ci dava molta libertà perciò potevamo creare ciò che volevamo: Considerando che a me piace partire da sinistra per poi accentrarmi, propongo a Ney di lasciarmi la zona, mentre lui andava a prendere posto più al centro. Il lancio di Angel è perfetto, scambio stretto con Ney al limite dell'area, e destro a giro che Gigio può solo guardare! Il fotografo immortala me che vado a dire a Ney che cosa avevamo combinato. La vidi solo dopo essere tornato a casa e decisi di repostarla nel mio profilo di Instagram. Io con i social non ho mai avuto un grandissimo rapporto: sono sempre stato dell'idea che la vita vada oltre queste cose, e che spesso questi social rovinano le persone. Io in quel periodo avevo messaggi dappertutto ma raramente li leggevo: non perché non mi interessava cosa mi dicessero i miei follower, ma soprattutto perché preferivo dimostrare loro il mio affetto sul campo, o anche dal vivo tramite le foto e gli autografi che mi chiedevano molto spesso all'uscita dall'allenamento. Dopo cena, non sapevo che fare: non avevo ancora sonno, e non avevo granchè voglia di giocare con la play. Accesi la TV in cerca di qualcosa che quantomeno mi intrattenesse un po'. Nel frattempo arriva la chiamata di mia mamma: parlammo un po' e poi mi passò Papà che, come sempre, prima di ogni partita mi dice: "Tu quando scendi il campo, fallo come se nessuno ti conosca, e mostra che sei il più forte di tutti". Voglio bene ai miei genitori, anche se non li vedo tutti i giorni purtroppo. Gli sento spesso però, e quando posso, torno nella mia cara Bondy per vederli e stare con loro. Finita la chiamata subentrò di nuovo la noia, quando alla fine decisi di dare un'occhiata a instagram... Classici messaggi, qualche tag dalle fanpage dedicate a me, e qualche critica che ci sta sempre. Nel mentre la serata si fa più fredda: smise di piovere ma l'umidità aumentò. Guardai i direct, intasati come sempre, ed era pieno di risposte alla storia con Ney. Nulla di strano, se solo non fosse che mi si bloccò il telefono dalle notifiche e per sbagliò aprì una chat con già qualche risposta alle storie... Il testo recitava qualcosa in italiano, non capì però il significato. Sembro qualcosa come una breve poesia, ma é incredibile, non capì mezza parola, tranne il mio nome. Eppure il francese non è granchè diverso dall'italiano, che non è diverso a sua volta dallo spagnolo, che io conosco bene. Intanto il telefono era completamente bloccato, così lo spensi, e decisi di andare a letto. Però non presi sonno subito...

Quello Che FuWhere stories live. Discover now