Libro 1: 17) Dietro una maschera

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Era scoccata la mezzanotte e ormai regnava il silenzio nelle vie della capitale. In pochi gironzolavano a quell'ora la Domenica sera, giusto qualche bevitore notturno e due o tre passanti che il giorno dopo sarebbero dovuti andare a lavorare. Pure il traffico era notevolmente ridotto, infatti sembrava quasi che l'ora fosse più tarda di quanto non sembrasse. Come ogni sera, Soul volava nel cielo stellato di Roma, tenendo d'occhio tutti gli strani movimenti della sua zona. Dopo ciò che era successo in piazza dei Consoli l'altra sera, fu costretto ad accettare il "regalo" di Phoenix, sebbene non lo trovasse di buon gusto. Ma ciò che lo convisse definitamente, non fu l'attacco subito dall'arciere dell'altra sera, bensì l'articolo che uscì il giorno dopo su tutti i giornali di Roma. Ancora stentava a credere alle parole di quell'articolo. Dopo tutto ciò che aveva fatto, c'era qualcuno che gli dava la caccia e che aveva incendiato un pullman Cotral, incidendo su di esso la scritta "Tu sei il prossimo, incappucciato argentato!".

« Da eroe a ricercato in poche settimane.. Faccio passi indietro.. »

Dopo tutto quello che era successo, poteva ben immaginare chi avesse compiuto quel gesto. All'inizio pensò alla ragazza armata di arco e frecce, poi si ricordò di quel tizio mascherato da bambola di Saw alla festa di Halloween. Da quanto sapeva, anche lui era in possesso di abilità speciali che gli permettevano di comandare le fiamme.

« Quel bastardo.. Non lo avrei dovuto far scappare quella sera.. La storia racconta che se lasci in vita i tuoi nemici prima o poi ti troveranno e minacceranno la tua famiglia.. I buoni sono sempre delle teste di cazzo! »

Come se non bastasse, sotto l'articolo del pullman in fiamme, c'era un resoconto della questura di Roma, che, dopo essersi accorta dello scontro tra due individui "armati" che stavano mettendo agitazione per le vie di Roma, aveva deciso di appendere una taglia sia su colui che aveva incendiato il pullman, sia su Soul stesso. Ancora non riusciva a capacitarsi del perchè di quella taglia da ricercato, dato che non aveva fatto nulla di male. L'unica ragione che riuscì a trovare fu quella riguardante la paura che i cittadini romani potessero avere nei confronti degli avvenimenti che stavano accadendo. Nessuno capiva come questi individui "speciali" compivano quei gesti eroici e sicuramente lo scontro dell'altra sera non dovrebbe aver aiutato a far valere la sua causa. In quello scontro, assistito da innumerevoli passanti, aveva sfoggiato tutto il suo potere, richiamando a se una ventina di lupi argentati solo con lo scopo di attaccare la donna armata. Dopo tutto ciò, non poteva continuare a coprirsi il volto solo con un cappuccio. Doveva indossare qualcosa che poteva nascondere la sua identità segreta

« Una maschera.. Ancora non ci credo che ho dovuto indossare una maschera.. »

Pensò prima di uscire il giovane ragazzo. Il pacco inviato da Phoenix conteneva: una maschera nera che gli copriva occhi e zigomi, facendo vedere in maniera molto vistosa i suoi capelli di color nero pece; una tuta aderente nera con le maniche corte, che gli evidenziava il fisico magro e per niente allenato; una cintura con svariate tasche per infilare gli oggetti abbinata a degli stivali neri con la suola chiodata. Un camuffamento abbastanza semplice che gli permetteva con estrema facilità di mimetizzarsi con il buio. Ma a Soul non piaceva un vestito così spoglio. Per questo, si era inciso, con del filo argentato, le maniche e il petto con uno strano simbolo. Due "S" incrociate al centro e poste perpendicolarmente tra loro, per poter indicare il suo nome "Soul Silver".

« Quanto cazzo è imbarazzante tutto questo? »

Urlò il giovane non appena spiccò il volo verso la grande capitale illuminata dalle luci del centro.

Dopo un paio d'ore di perlustrazione per i cieli della capitale, Soul incominciò a sentirsi abbastanza stanco e decise di tornare a casa. Usava troppo spesso il suo potere per spostarsi da una zona all'altra di Roma e ciò prosciugava le sue forze. Sebbene la sua resistenza era aumentata considerevolmente da quando scoprì la sua abilità speciale, creare delle ali argentate che gli permettevano di spostarsi così velocemente era uno sforzo troppo duro per il suo corpo non allenato.

« Lo giuro.. Da domani vado in palestra. »

Proprio mentre stava sorvolando la basilica di San Giovanni, si accorse di una nube di fumo che si alzava minacciosamente verso il cielo. Temendo il peggio, decise di planare verso la zona in cui saliva la coltre di fumo. In lontananza vide con grande orrore un palazzo completamente in fiamme, proprio affianco all'arco che portava alla piazza. Carabinieri e vigili del fuoco si stavano dando da fare per fermare le fiamme, ma non riuscivano a spegnerle. Senza pensarci due volte, si gettò in picchiata verso il palazzo assalito dal fuoco, spaccando una finestra nel tentativo di entrarci dentro. Una volta dentro il palazzo, creò una nube argentata attorno a se, che sparse in lungo ed in largo nel tentativo di spegnere il fuoco. Dopo qualche secondo, vide che il suo piano stava funzionando. Soul non sapeva bene come riusciva a sopprimere le fiamme. L'unica cosa a cui pensava era di formare un nube abbastanza densa da poter esser paragonata alla nube creata da un semplice estintore. Un pensiero alquanto semplice, ma efficace. Dopo qualche minuto passato per i corridoi del piano, Soul incominciava a sentire il peso del calore di quel luogo.

« Avrei fatto bene a bagnarmi d'acqua prima di entrare in questo forno. Sono un coglione! »

All'improvviso, una vampata di calore lo avvolse, lasciandolo quasi senza fiato, l'ossigeno nell'aria si stava facendo sempre più rarefatto. Soul aveva la gola in fiamme e faceva fatica a respirare, ma non aveva ancora finito di far disperdere tutto il fumo argentato che aveva creato. Essendo arrivato al limite della sopportazione umana, urlò di rabbia richiamando il suo potere a se ed aumentando in maniera progressiva la produzione del fumo argentato, ricoprendo in pochi secondi mezzo palazzo. Non appena riuscì ad estinguere la maggior parte delle fiamme che lo avvolgevano, si accasciò al suolo, stremato e distrutto per lo sforzo. Il cuore gli batteva a mille ed i muscoli gli procuravano mille agonie. Il suo corpo non era abituato ad un uso così elevato del suo potere, infatti si sentiva uno straccio.

« È deciso.. Da domani palestra.. »

All'improvviso, un'altra vampata di calore lo avvolse, ma questa volta fu accompagnata da una vera e propria palla di fuoco che si dirigeva verso di lui. Con scatto felino, schivò la palla infuocata, che andò a colpire una delle porte del palazzo. Soul aveva la vista annebbiata dal fumo ed offuscata dalla fatica, ma riusciva ad intravedere una figura che si avvicinava lentamente a lui.

« Prima un pullman e poi un palazzo.. Se volevi vedermi potevi mandarmi un invito scritto ed invitarmi a cena, piuttosto che disseminare così tanti indizi per farti trovare! »

Dalla coltre di nube Soul intravide lo stesso individuo che aveva visto alla festa di Halloween, un uomo alto vestito di nero e con la maschera da bambolotto di Saw.

« Mandandoti un invito scritto ci sarebbe stata la possibilità di un rifiuto da parte tua.. E chissà quanto tempo avrei dovuto aspettare per una tua risposta.. Così, invece, ho la certezza di catturare subito la tua attenzione. Ho voglia di giocare con te! Ora! »

Soul SilverWhere stories live. Discover now