Ursa Minor

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Sochi


"Spero sia qualcosa di veramente importante per avermi disturbata" si lamentò Phoebe, incrociando le braccia al petto.

Indossava ancora shorts e maglietta a maniche corte blu notte, la divisa che utilizzava quando la sera dopo il tramonto andava a correre lungo il circuito aspettando l'attimo in cui i tifosi e tutti gli altri addetti ai lavori lasciavano l'autodromo. Quel giorno però la sua corsa era stata interrotta da una chiamata di Vega, che le chiedeva di raggiungerli al più presto nel motorhome Red Bull. Ovviamente la pilota aveva obbedito, ma non poteva perdere l'occasione di lamentarsi.

"Sì, potrebbe fornirci una traccia su cui lavorare" annuì fermamente Vega. "Siamo solo noi tre? Non vedo Pierre" osservò Phoebe, voltando la testa da un lato all'altro per controllare se il francese li stesse raggiungendo. Vega strinse la mascella, distogliendo lo sguardo. "Abbiamo litigato, per cui non l'ho avvisato del nostro ritrovo. E in ogni caso non credo che avrebbe accettato di venire". Phoebe sbuffò, lasciandosi ricadere indietro sulla sedia "Ancora? Quando la smetterete di discutere? Non ne possiamo più. Davvero, Max dì anche tu quanto siamo stanchi di questa situazione". Il pilota olandese abbozzò un sorriso, dal momento che era stato chiamato in causa. "Il problema è che continuate ad ostinarvi a proseguire questa inutile guerra tra voi- spiegò in tono conciliante-quando è palese che entrambi desideriate sistemare la vicenda in un unico modo. Non riuscite a starvi distanti, credo sia visibile a tutti. Per cui accettatelo e perdonatevi". "Sto benissimo anche senza di lui, fidatevi" sbottò Vega, infastidita dalle parole che i suoi amici le stavano rivolgendo. Non aveva bisogno che qualcuno analizzasse la relazione tra lei e Pierre. Era un'autentica confusione, ma non vi era un sano rimedio, per cui era inutile provarci.

"Avanti, spiegatemi che cosa avete scoperto, non voglio aver interrotto la mia corsa serale solo per discutere della noiosa telenovela tra Vega e Pierre" si inserì Phoebe, incrociando le braccia al petto. La figlia di Horner sbuffò davanti all'intervento brusco dell'amica. "Che c'è da lamentarsi? -ribatté la pilota- guarda che io sono vittima di questa vostra relazione da un paio di anni, quando ero ancora compagna di squadra di Pierre!" "E io invece lo sono da ancora prima, da quando ho conosciuto Vega" sospirò Max, fingendosi sconsolato. Vega scosse la testa divertita, chiedendosi il motivo per cui aveva scelto quei due come amici.

"Comunque, tornando alle cose serie- esordì Max guardando le due ragazze davanti a lui- l'incidente di Dalia mi ossessiona. Continuo a riguardare foto scattate dai giornali e dai fascicoli che le indagini vi hanno lasciato. Per me la chiave di tutta la questione che stiamo affrontando risiede ancora lì, c'è ancora un particolare che non abbiamo risolto e che ci perseguita. Di conseguenza, ieri ho trascorso tutto il pomeriggio a consultare vari documenti, poi all'improvviso una fotografia ha attirato la mia attenzione". Spostò le tazze di caffè e tè presenti sul tavolo, lasciando spazio per riporre il ritaglio di giornale che aveva estratto dalla tasca della giacca. Vega si sporse per vedere meglio, imitata immediatamente da Phoebe. Si trattava di uno scatto dai colori opachi, quasi sfumati, tipici di una macchinetta fotografica non di qualità elevata. Ritraeva il luogo dell'incidente, si poteva intravedere la monoposto di Dalia contro il muro e i primi soccorsi che scompostamente la circondavano. Vega distolse rapidamente lo sguardo, evitando di soffermarsi troppo sulle immagini della morte della madre, sentendo una fitta al petto. Era riconoscente al pilota olandese che aveva deciso di assumersi il compito di consultare le foto, sicuramente lei non ne sarebbe stata capace. Era proprio da quell'incidente che la sua intera vita era stata rovinata.

"Non notate nulla di strano, vero?" domandò Max, con aria vagamente soddisfatta di supponenza, come se lui fosse già riuscito a risolvere un enigma complicato e si trovasse di fronte a due persone che invece ancora brancolavano nel buio. "No, ma deduco che invece tu abbia individuato qualcosa di importante" suppose Phoebe. Max annuì "Avete presente quel fenomeno psicologico per cui si tende a ricordare perfettamente un evento significativo?". "Flashbulb memory" ribatté Vega, in modo serio. Phoebe sollevò le sopracciglia, facendo intendere che non aveva la minima idea di cosa stessero dicendo. "Si tratta di un tipo di ricordo- spiegò brevemente Vega- correlato ad un evento particolare, solitamente di carattere pubblico, per cui una persona si ricorda esattamente quasi in modo fotografico il luogo e la situazione in cui si trovava quando è giunta la notizia. Ad esempio, chiunque si ricorda perfettamente dov'era e cosa stava facendo quando è arrivato l'annuncio dell'attentato alle Torri Gemelle l'11 settembre 2001".

Lyrae (seconda parte)Where stories live. Discover now