𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐗𝐈

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I raggi caldi del sole estivo passano attraverso la finestra costringendomi ad aprire gli occhi a causa della troppa luminosità. Le iridi si abituano alla luce lentamente e scorgo la figura del ragazzo dai capelli rosa, in questo momento leggermente arruffati, dormire beatamente.

Solo ora mi ricordo di non avre nulla addosso oltre al lenzuolo, perciò scruto ogni singolo angolo della stanza per individuare la mia sottoveste. Fortunatamente la vedo subito, si trova per terra poco distante dal letto e vicino alla specchiera.

Con cautela mi alzo tenendo con una mano il lenzuolo per coprirmi e l'altra sulla superficie morbida per sostenermi, ma non appena il mio corpo si solleva sento una forte presa sul polso. Mi volto di scatto e vedo il generale con ancora gli occhi chiusi che mi trattiene.

Egli produce un verso stanco aumentando di poco la stretta sulla mia pelle "scusa non volevo svegliarti"

"Dove vai?" chiede, stropicciandosi gli occhi che riesce ad aprire a fatica.

"A preparare la colazione, è tardi"

"Stai ancora un po' con me" mi prega con voce assonnata, nonostante sia piuttosto tentata non demordo, ormai sarà mattina inoltrata e gli altri due potrebbero tornare da un momento all'altro essendo già il terzo giorno.

"Ci sono tante cose da fare" mi giustifico cercando di avanzare di qualche passo ma senza successo.

"Vuoi rimetterti quella?" chiede indicando con la testa il capo d'abbigliamento bianco a cui stavo puntando poco prima.

"Che domande sono? Ovvio" nell'udire queste parole la sua espressione cambia drasticamente come se si fosse svegliato tutto d'un tratto ed un sorriso malizioso compare sul suo volto.

Con forza mi trascina a sé avvolgendomi fra le sue braccia "a me piaci anche così" mi sussurra all'orecchio.

Il mio corpo viene pervaso da una scarica di brividi, ma cerco di resistere "non starai facendo i capricci spero" sbuffo sorridendo.

"Dai" insiste, sussurrando nuovamente e posando le labbra sul mio orecchio per baciarmelo "rimani qui con me"

La voce mi svanisce in gola non appena la sua bocca si unisce alla mia, ormai ho capito il suo metodo per zittirmi. Riesco ad essere forte e decisa in diverse occasioni, ma tutti hanno una debolezza e la mia si chiama Choi Yeonjun.

Mentre il giovane si posiziona sopra di me un rumore proveniente dalla porta d'ingresso ci fa voltare entrambi "santo cielo, spostati!" esclamo spingendolo di lato e alzandomi per afferrare la sottoveste, senza dare peso al fatto di essere svestita.

"Vado io, non si sa mai chi potrebbe essere"

"Non penserai di andare senza-" non faccio in tempo a finire la frase che si trova già fuori dalla porta "cosa devo fare con lui?" sbuffo rassegnata mentre mi vesto il più velocemente possibile, dirigendomi poi in cucina dove trovo il generale e Beomgyu dialogare tranquillamente.

Li raggiungo e, senza dare la possibilità al castano di dire qualcosa, mi fiondo ad abbracciarlo "sei tornato!"

Il mio amico ricambia il gesto alzando un sopracciglio "quanta voglia di vedermi, vedo che ti sei comunque divertita in mia assenza" mi indica con il dito il posto dove è seduto il rosa avente la parte superiore del corpo scoperta.

"Non è come pensi, non arrabbiarti" mi metto in ginocchio e congiungendo le mani in segno di supplica.

L'arciere mi osserva per qualche secondo con aria severa per poi scoppiare a ridere, lasciandomi perplessa "alzati stupida, non potrei mai prendermela per una cosa del genere" con calma posa il suo sguardo sul generale rivolgendogli un finto sorriso "a meno che il tuo presunto amore non si sia comportato male, altrimenti lo strangolo con le mie stesse mani"

𝖨𝗅 𝖲𝖾𝗀𝗋𝖾𝗍𝗈 𝖽𝗂 𝖤𝗏𝖾𝗅𝗂𝗇𝖾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora