Capitolo 47

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Il campanello trillò, e quella strana calma che si era creata si spezzò, spazzando via ogni speranza di scamparsela.

Michael doveva affrontare quello da cui era scappato fino a quel momento.

Sospirò e rassegnato raggiunse la porta.

Posò la mano sulla maniglia e lentamente l'abbassò facendo scattare la serratura.

Quando la porta si aprì, e mostrò quello che per anni era stato solo un mostro per lui, decise di chiuderla nuovamente.

Ma sapeva che niente sarebbe finito, doveva affrontarlo.

-Michael- disse l'uomo con occhi lucidi, pieni di rimpianti.

Michael voleva semplicemente chiudere la porta, e sperare di non vederlo mai più.

Voleva scappare e abbracciare sua madre e dirgli che tutto sarebbe andato bene.

Voleva vivere la sua vita e non pensare più al suo passato, anche se quello voleva dire dimenticarsi di sua madre.

Perché tutta quella sofferenza che aveva provato ora lo stava nuovamente travolgendo, facendolo sentire un piccolo bambino indifeso.

-Frank- rispose privo di emozioni.

L'uomo accennò un sorriso amaro, sapeva che non lo avrebbe mai più chiamato "papà".

-Posso entrare?- chiese più gentilmente possibile, ma Michael scosse la testa.

Non poteva violare il luogo in cui era scappato via da lui.

-Okay, allora ti parlerò da qui.-

Michael annuì e incrociò le braccia al petto in attesa di sapere quello che in realtà non voleva sentire.

-So che ora è tardi, ma da quando tua madre non c'è più ho pensato a molte cose. A tutto quello che le ho fatto passare, alle cose che voi avete visto, alla sofferenza che avete subito. Michael voglio semplicemente sistemare le cose, voglio essere di nuovo un padre, ti prego dammi una possibilità.- le sue parole alle orecchie del figlio erano nulle.

Non avevano alcun effetto.

Michael sapeva che mentiva, che non era vero, che tutto quello che aveva fatto era troppo per andare avanti dopo un semplice "mi dispiace".

Così scosse semplicemente la testa e lo guardò con disprezzo, prima di scostarsi dalla sua posizione e chiudere la posta senza aggiungere altro.

Sapeva che quella sofferenza era falsa, non sapeva più a cosa appoggiarsi, per questo voleva sfruttare l'ultima sua risorsa.

-Non tornerà più? Vero?- chiese Calum, che aveva ascoltato tutto.

-No, è tutto finito se lui ha uno straccio di orgoglio.- rispose prima di accogliere il più piccoli fra le braccia e stringerlo.

-Ora ci siamo solo noi.- sussurrò.

-Niente più mostri- aggiunse cullandolo dolcemente.

Calum sorrise annuì semplicemente.

*Angolo autrice*

Sono imperdonabile.

Ragazze vi prego non uccidetemi, ma ho dei problemi e niente non riesco più a trovare il tempo per scrivere qualcosa di decente.

Cercherò di aggiornare appena posso, mi dispiace ❤️

VESEAMA

-JakeBass.

Rainbow.Where stories live. Discover now