55. Meet me in the hallway

Start from the beginning
                                    

Voleva impostare il navigatore del computer di bordo e tornò a pensare che non aveva la più pallida idea di dove avrebbe dovuto recarsi, perciò cominciò a guidare senza una meta, vagando tra le pareti buie di una città illuminata solo parzialmente dai flash delle luci metropolitane.
Detestava andare piano con l'auto, perciò premette di netto il piede sull'acceleratore, poi fece partire una telefonata in viva voce al suo amico che era rimasto a Los Angeles.

La risposta di Jeffrey gli giunse immediata.
«Harry. L'hai trovata?»
«Non so nemmeno da dove cominciare a cercarla.»
Puntava gli occhi di falco sui marciapiedi, ma per quanto ne sapeva, Estelle poteva trovarsi anche in un luogo al chiuso, oppure ancora in auto.
Era una follia, come cercare uno spillo in un deserto di sabbia.

«Non so nemmeno come diavolo aiutarti. Ci sto provando, a rintracciare il gps del cellulare, ma non ho di certo gli strumenti dell'FBI.»

Harry sbuffò, aggrappandosi al volante e sporgendosi in avanti per osservare meglio la strada.
«Sono preoccupato. Lei non è una tipa da colpi di testa e ormai sono ore che non risponde.»

«Harry. Non penserai mica che..»
«Cosa cazzo dovrei pensare? Lo stai pensando anche tu. Ti avevo detto di stare attento!»

«Ho fatto semplicemente quello che andava fatto. E sono stato attento.»
Harry rimase in silenzio, perché Jeff stava parlando in codice. Sapeva che non poteva esprimersi liberamente perché la possibilità di avere il telefono sotto controllo era altissima.
Ma aveva compreso perfettamente che Jeff era già andato alla polizia, e per assurdo, questa cosa cominciò a farlo andare in affanno. Non riusciva a riempire i polmoni di ossigeno, per cui tirò giù il finestrino e cercò di inspirare quegli spilli di gelo.

«Non c'è assolutamente alcuna possibilità che loro abbiano...?»
Era terrorizzato all'idea che li avessero in qualche modo scoperti, e che stessero già progettando una ritorsione. Erano talmente veloci e scaltri che riuscivano a stare sempre dieci passi avanti a loro.
«No. Stai tranquillo.»

Jeffrey era perentorio e fu abbastanza convincente, ma dopo la recente scomparsa di Charlie che era stata colpita al posto di Jayden, Harry non poteva certo dirsi tranquillo. In realtà, più scorrevano i minuti, più le ruote giravano sull'asfalto e più comprendeva quanto stesse vagabondando a vuoto.

Andava avanti solo per forza d'inerzia, per non avere addosso quell'odiosa sensazione di stare fermo.
La strada scorreva veloce, davanti le sue pupille scattanti che assorbivano le informazioni il più rapidamente che riuscissero a immagazzinare.

Ragiona, Harry.
Lei voleva dirti una cosa urgente.
Era spaventata.
Ivonne ti ha detto che le è accaduto qualcosa.
Qualcosa che l'ha turbata.

Sapeva di avere la chiave di volta a portata di mano, solo che non riusciva a trovare il modo di afferrarla.
Era solo in una città praticamente sconosciuta e non possedeva alcun punto di riferimento, a parte la casa di Ivonne, ma erano passate talmente tante ore che a quel punto Estelle avrebbe potuto trovarsi già a Sacramento.

Sfrecciava per Hayes Valley mentre si convinceva che avrebbe dovuto dirigersi verso casa di Ivonne, per farsi rivelare che cosa fosse accaduto ad Estelle.
Solo grazie a quell'informazione avrebbe potuto capire di più, e possedere quantomeno un punto di partenza su dove avrebbe potuto cercarla.

Digitò dei tasti sul computer di bordo e ancora una volta fece partire una telefonata.
«L'hai trovata?»
La voce di Ivonne era chiaramente abbattuta da una stanchezza più emotiva che fisica, sembrava spazientita dal fatto di sentirsi impotente.
«No.»
«Vienimi a prendere, vengo io con te. Conosco meglio la città.»

𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒎𝒆Where stories live. Discover now