⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜

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«Sì lo è ma, è stata adottata da una coppia di due giovani umani perciò neppure lei ha molta conoscenza sulla vostra cultura, ella non ha mai visto e conosciuto i suoi veri genitori» risponde, ora la faccenda mie è chiara, dal momento che sua madre è stata cresciuta sotto l'ala di genitori umani, non può conoscere nulla sulla vita degli elfi. Ora sono davvero affascinato e più curioso di sapere di più riguardo la vita del mezzo elfo, nondimeno non voglio tormentarlo di domande di cui forse non ne sa neppure la risposta.

Porto il mio sguardo s'una delle focaccine, le guardo e penso se prenderne una seconda e provare di nuovo quel dolce gusto sulla lingua.
«Non temete di mangiare»
Dice Mihangel dandomene altre tre tra le mani.
«Vedrete come più tardi ogni tavolo sarà traboccante di delizie»
Aggiunge.
Avendo le guance piene gli sorrido compiaciuto, egli ridacchia e si prende una focaccina.
«Ci sono molte persone per la tua cerimonia»  Pronuncio una volta deglutito.
«'Cerimonia'?»  Replica lui.
«Sì, sono tutti quanti qui riuniti per la celebrazione dei tuoi vent'anni»
«Oh sì, io vanto ho molti amici» risponde entusiasta.
«Che invidia, magari ne avessi così tanti anch'io» gli rispondo.
«Che strano, siete un reale e non avete neppure un amico?» domanda confuso.
«L'unica amica della mia infanzia è stata mia madre e qualche membro della servitù» rispondo, il mezzo elfo si fa ancora più perplesso, gira gli occhi e ne chiede quasi titubante la ragione.
Per quanto possa sembrare strano, sua maestà mio padre, temeva che frequentando i fanciulli di sangue fulvo, le mie capacità intellettive sarebbero diminuite e i pensieri miei alterati dalle abitudini di quest'ultimi.

«Permettetemi di dirvelo, ma trovo che vostro padre sia un uomo rigido»
Dice, e non posso replicare il contrario.
Mio padre è davvero un genitore severo, confermo alle regole e alla redditudine, ha sempre posto l'onore e la disciplina innanzi ogni cosa.
Mia madre invece, di lei ora io non comprendo più nulla, quel che pensavo conoscere ora mi è ignoto quanto il numero delle stelle in cielo.

Perso a contarle, un giovane fanciullo approccia a noi. Incuriosito da ciò che regge in mano, lo guardo e lo saluto chinando leggermente il capo. Egli però, ricambia in maniera timida e quasi timorosa.

Cosa mai ha turbato l'animo di questo giovane?
Ma volgendo lo sguardo verso il mio caro amico, mi accorgo come l'espressione di quest'ultimo si sia fatta rigida e aspra alla veduta del ragazzo.

«Stefano»
Invoca il nome suo con tono grave e poco entusiasta, canditi di odio e disprezzo.
Il ragazzo gli augura balbettando gli auguri ma il mezzo elfo non lo gradisce, così Stefano, gli porge l'oggetto in avanti dichiarando essere un regalo. Mihangel adocchia con amarezza l'oggetto e con tono adirato ribatte al ragazzo.
«Non dovevi regalarmi un'altro arco»

Stefano si guarda attorno con incertezza, i suoi sottili occhi scuri barcollano e fuggono lontani da quelli di Mihangel, il quale non si smuove dalla sua postura rigida e seria.

«Possiamo parlare?» chiede remissivamente, provo quasi compassione per questo giovanotto intimorito e palesemente computo.
Il mezzo elfo acconsente e si scusa con me per concedersi del tempo in privato assieme al ragazzo.
«Sarò qui ad attenderti»
Gli assicuro tendendo un braccio sopra alle gustose e soffici focaccine, ora tutte quante per me. Sono in lieta compagnia, anche se dovessero scambiarsi discorsi da reali, io non mi lamenterò.
Mi abbuffo come un soldato tornato dalla battaglia, come chi non ha visto cadere briciola dai tavoli, come un giovane principe errante in cerca dell'amato suo.
Ogni focaccina serba un gusto diverso, nondimeno, sono tutte quante deliziose.

«Buona sera...»
Giunge improvvisa una tenera voce alle mie spalle, colto in fragrante con le guance colme, poso giù la manciata di focaccine e mi volto verso colei che ha interrotto la mia scorpacciata.

Il principe azzurro è gayWhere stories live. Discover now