Mi ci vuole ancora un minuto prima di riuscire a chiudere definitivamente il bagaglio. Troppo immersa nel mio obiettivo giornaliero, non mi accorgo della persona appena entrata in camera mia.

<Avresti dovuto farlo ieri sera.> mi ammonisce.
<Ti prego non infierire anche tu. Sono così a pezzi che potrei mettermi a piangere con le mani tra i capelli per la disperazione. Vuoi vedermi in quello stato?> il ragazzo ride.

<Non ridere Shawn!> lo rimprovero. <Ero impegnata ieri sera. Non avevo tempo di pensare a questa stupida valigia.> a sentire le mie parole incrocia le braccia al petto e mi guarda rimproverandomi con una semplice occhiata.
<Impegnata a fare cosa?> mi alzo e gli mostro ciò che avevo sistemato sulla mia scrivania.
<Un puzzle da duemila pezzi.> affermo fiera del mio operato. <Te lo regalo volentieri. Guardarlo mi fa innervosire.> avevo passato tutta la serata precedente e anche parte della nottata a completarlo.

<Allora perché l'hai fatto?>
<Perché ero annoiata.>

<Shawn!> sentiamo urlare da fuori della stanza. <Porta giù Isabelle. È ora di andare!>
<Perché sembro essere diventata un cane?> Shawn mi poggia una mano sulla testa e ride divertito dalla mia espressione.
<Non te la prendere Izzy. Ti do una mano.>

Mentre scendiamo le scale, osservo l'albino, non potendo non ripensare a una conversazione che avevamo avuto di recente.

<Il tuo desiderio? Qual è?>
<Che tu accetti.>
<Cosa?>
<Lo capirai è l'unica cosa che dovrai fare sarà accettare.>

<Accettare un corno.> sussurro cercando di non farmi sentire dal diretto interessato.

<Cos'hai detto?> rabbrividisco inizialmente, temendo mi avesse sentito.
<Accecare un cervo, ho detto. Pensi che sia possibile?> invento  la prima cosa che mi viene in mente.
<Era meglio se non avessi detto nulla.> sospira. <Ma sono felice di sapere che sei sempre la solita Isabelle.> si volta verso di me per poi sorridere. Distolgo lo sguardo imbarazzata e a disagio per poi aggiungere qualcosa prima di superarlo e uscire fuori di casa.
<Perché non dovrei esserlo?>

La verità era che facevo fatica in quegli ultimi giorni a fare le classiche battutone e provavo molto meno divertimento a combinare i soliti guai. Non è che di colpo sono maturata o qualche sciocchezza del genere... semplicemente, non mi sembrava giusto.

In auto la prima cosa che mi assicurai di dire a mio fratello fu la seguente: <Almeno per il viaggio, risparmiami la paternale>. È così fu. Durante tutto il tragitto verso l'aeroporto gli argomenti di conversazione furono diversi.

Shawn e Christian ridevano tra di loro, parlavano allegramente e quasi mi dimenticai dell'addio che provava mio fratello nei suoi confronti all'inizio.

Ma al contrario loro, per una volta avevo deciso che sarei stata in silenzio e mi sarei limitata ad ascoltare ciò che dicevano, cercando di cogliere ogni più piccolo dettaglio. Avrei voluto che il tempo di fermasse, ma non era possibile. Un po' come quando sono caduta da quella altalena. Quando raggiunsi il punto più alto, avrei tanto voluto che tutto si fermasse, ma inevitabilmente sono finita a terra. Mi sentivo un po' allo stesso modo in questo momento.

All'aeroporto però, fu inevitabile evitare che mio fratello iniziasse a dirmi cosa avrei dovuto fare e cosa non avrei dovuto, come se non avesse potuto più contattarmi. Quindi passai per quasi un quarto d'ora ad annuire e supplicare telepaticamente che Shawn intervenisse e mi salvasse da quel calvario.

Forse l'aveva fatto apposta a fingere di non aver capito, oppure non sapeva cosa fare per venire in mio soccorso, fatto sta che mi sentivo abbandonata in mezzo a un branco di lupi affamati.

Fallin' All In You || Shawn FrosteTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon