Capitolo 2

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Il sole del mattino splendeva attraverso le tende mentre sentivo gli uccelli cinguettare all’esterno. Ero stesa sul letto pensando agli uccelli, loro sono così liberi e non hanno niente di cui preoccuparsi. Scommetto che gli uccelli non hanno paura della morte, perciò, perché noi sì?

“Toc, toc, toc.” cantò nonna da oltre la porta.

“Entra,”  urlai di rimando. Nonnina entrò con un vassoio con una ciotola di cereali e dei toast.

“Ecco qui tesoro.” Mi appoggiò il vassoio sul grembo. “Hai dormito bene?”

“No.” dissi la verità, avevo passato tutta la notte a piangere.

“Aw Li-Li,” mi confortò lei, strofinando lentamente la mia schiena. “So che le cose sono difficili, loro saranno sempre qui. Ma non agitarti troppo; non credo che i tuoi genitori vorrebbero vederti così turbata.”

Annuii soltanto e cominciai a mangiucchiare un toast. Una volta finito di mangiare la mia colazione, mi feci una doccia e tolsi tutte le macchie di mascara che mi erano rimaste da ieri. Dopo di che infilai una maglietta pulita di qualche taglia più grande e dei pantaloncini visto che lì non avevo i miei vestiti. Uscendo dalla camera vidi mia nonna infilarsi le scarpe, dopo si girò verso di me. “Scusami se vado via così presto ma c’è stata un’emergenza a lavoro,” si scusò. “il numero del locale cinese d’asporto è sul frigorifero, e i soldi sono sul tavolo. Spero di non metterci molto.”

“Okay grazie, stai attenta!” la salutai prima che uscisse di casa, non potevo perdere anche lei.

Erano passate un po’ di ore, ed io ero seduta su un vecchio divano soffiandomi via i capelli dal viso e piangendo; è questo ciò che la mia vita mi ha destinato?  I miei genitori erano morti, ma la realizzazione non mi aveva colpita. Il mio pugno cominciò a colpire il cuscino dietro di me, dovevo buttare fuori il dolore in qualche modo.

Chiusi gli occhi desiderando di svegliarmi; tutto quello poi sarà solo un sogno. Effettivamente stavo cominciando ad addormentarmi fino a quando non sentii qualcosa colpire la finestra.

Mi alzai con esitazione e mi avviai verso la porta. Lentamente la aprii rivelando il giardino anteriore. “Ciao?” chiamai. “C’è qualcuno?” Non ottenni risposta. Stupidi ragazzini.

Ritornai all’interno al calduccio mentre i brividi apparivano sulle mie gambe; solo quando stavo ritornando al divano sentii qualcosa, come un sassolino, colpire la finestra. Ringhiai con rabbia e ritornai alla porta con passi pesanti. La aprii di colpo e mi precipitai verso i fiori appassiti del giardino.

“Non è divertente!” gridai. “E’ immaturo.” Poi sentii dei passi lungo il lato della casa. Lentamente girai l’angolo strisciando con la schiena contro il muro. Saltai di lato e gridai. “Ti ho preso!”

Però, non c’era nessuno. “Non è divertente ragazzo, torna a casa.” Aspettai una risposta, ma c’era solo silenzio. “Vado a chiamare la polizia.” minacciai.

Prima che potessi dire qualcos’altro sentii qualcuno respirare contro il mio collo. Rapidamente mi voltai vedendo un uomo alto che mi stava guardando, il desiderio che infuriava nei suoi occhi. Feci qualche passo all’indietro, ma per ogni passo che io facevo all’indietro lui ne faceva tanti altri in avanti. Non stava portando da nessuna parte. Gli rivolsi la schiena e corsi lungo il lato della casa; probabilmente non era l’idea più intelligente che mi fosse mai venuta. Poco più avanti c’era un cancello di legno, che separava il giardino sul retro dei miei nonni, e l’unica scelta possibile che avevo era saltarlo. Afferrai la parte superiore e mi sollevai, come se stessi facendo dei sollevamenti su una sbarra. Mi tirai su, sapendo che probabilmente l’uomo era più vicino in quel momento.

Kitten➢h.s au [Italian Translation]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang