⚜La montagna⚜

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«Vostra madre non vivrà in eterno, lo sapete vero? Dunque credo sia giunto il momento per voi di iniziare a prendere qualche buona decisione»

Reggo i miei occhi cadenti verso il basso per non unirli a quelli suoi, seppure belli tra tutto questo bianco e gelo, non sopporto di guardarlo in questo momento, un sermone dopo una lunga notte in lacrime è l'ultima cosa che desidero.

«Non dico che dobbiate considerare di sposarla e amarla, ma l'offerta da lei proposta non è a scopo malvagio. Siete entrambi reali di due regni molto potenti e sono certo che l'unione di entrambi porterà solo gran prosperità per tutti, oppure se non con lei c'è sempre la principessa Penelope del regno dei mari, anche il loro è un popolo molto forte»

Rigonfio il petto e lo guardo fulvo di rabbia, non posso credere che lo stia dicendo, crede davvero che la proposta di Lavanda sia a scopo benevolo? Non pensa che ciò che ha fatto a sua sorella potrebbe farlo anche a me? Ella sarebbe capace di avvelenarmi e deviare le menti di tutti quanti, salirebbe al trono mio e di mia madre e farà del mio popolo suo schiavo.
Sarò pure accecato di rabbia ma riesco ancora a vedere la realtà e il fatto che l'amico mio non lo comprenda mi rammarica, mi ricolma di rabbia e frustrazione.
È qui dinanzi a me a parlarmi come se conoscesse come governare, parla simile a uno cresciuto sotto l'ala di un reale quando in realtà ha vissuto tra campi e boschi in mezzo al nulla.

«Sei mia madre?»
Chiedo indignato avanzando e costringendolo a indietreggiare.
«No, sono il vostro migliore amico, il vostro glicine, e come tale ho il diritto di dirvi dove sbagliate, e non perché mi va ma perché vi voglio bene»
Risponde guardando il terreno alle sue spalle, e giunto contro un tronco d'albero decide di fermarsi.

Serra le labbra e resta a fissarmi irrequieto, non dista gli occhi da me neppure per un attimo e se i suoi pensieri potessero parlare ora ne sarei sgomentato.
Non voglio infuriarmi con il mio unico e solo glicine, ho giurato a lui nient'altro che i miei sorrisi e non la mia rabbia, e anche se ora serbo furia verso di lui, non trovo piacere nell'avere contese con l'unica persona che fin'ora mi ha sempre fatto sentire meno solo.

Sospiro e mi volto permettendogli di passare, dopodiché alzo il capo verso le solenni montagne che ergono da nord e medito il pensiero nato ieri alla finestra.
È l'unico luogo della mappa che non ho ancora visitato, bramo dal desiderio di vedere che cosa ci sia dall'altra parte, sono certo che laggiù, tra la neve e le foreste, troverò l'amato mia in attesa di me.
Tuttavia vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri, e io sono stanco di aggrapparmi a esili e sottili speranze, non posso più accontentarmi dei ricordi.

«Lasciate perdere, a lui penserete più avanti. Ora avete altro di cui preoccuparvi»
Dice Mihangel posando la mano alla mia spalla, ma la sollevo e comincio
a dirigere i passi del mio destriero verso la via che conduce alle montagne, ma ancora una volta il mezzo elfo m'impedisce di procedere.

«Insomma siate ragionevoli, da quanto tempo lo state cercando?»
Esclama scendendo dal proprio cavallo, scendo a mia volta per affrontarlo dirimpetto.
«E dunque?»  Ribatto.

«Non offendetevi ma potrebbe essere già morto!»

Vengo colto da un sussulto, sorpreso e indignato allo stesso momento, lo guardo in volto senza riconoscerlo più.
L'avvenuta del gelo gli ha innevato la mente e raffreddato il cuore, qualcosa sta accadendo al mio glicine, questo freddo lo sta appassendo.

«Ascoltami, quarterone...»
Pronuncio tornando indietro da lui e volgendogli il dito addosso.
«Sarai pure il mio migliore amico, ma ciò non ti rende maggiore della corona che porto in testa, intesi? Presto sarò re, perciò vedi di abbassare la criniera altrimenti mi costringerai a fare cose che non vorrei»

Il principe azzurro è gayWhere stories live. Discover now