46. Jase: Fratelli

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Tutti i velivoli convergevano nello stesso luogo. Era impressionante quanto spazio ci fosse in quella maledetta Base. Non avevo mai visto così tanti Imperium insieme dal tempo in cui facevo ancora il Luogotenente.
«Cerchiamo qualcosa per coprirci, qui fa un freddo cane» mormorò Zach tra i brividi evocando una fiammella tra le mani e stringendosi la coperta intorno.
I dormitori si riempirono tutti e furono costretti ad assegnare più persone nelle stesse stanze. Nonostante il contributo di Court, lei fu trasferita nelle celle. Era inutile protestare, non c'era tempo per parlare e non c'erano persone ad ascoltare. Non c'erano mai persone ad ascoltare.
Max mi chiamò nell'ufficio.
«Jase! Stai bene!» esclamò l'uomo alzandosi dalla sedia. Mi limitai ad annuire. Crollai esausto sulle sue poltrone mentre lui mi raggiungeva, alla ricerca di informazioni e dettagli.
«Sei stato tu a far convergere tutti gli Imperium qui?» gli chiesi.
«Sì, uniti meglio che separati, no?» disse.
«Ma così potrebbero morire tutti» gli feci notare.
«Sono qui solo chi ci vuole essere e una cosa Barker ha fatto bene. Rendere tutti coraggiosi e senza paura, quindi sono tutti qui.» affermò Max passandosi una mano sul volto.
Sembrava invecchiato e i capelli avevano perso colore, ingrigendosi. Le rughe sulla fronte erano più marcate di un tempo.
«Troppe responsabilità, Max?» chiesi.
«Già, è peggio di quanto pensassi» affermò il dottore. «Non sono uno stratega, non ho la minima idea di come affrontare ciò. Mi sono persino appellato all' "Arte della Guerra" di Sun Tzu! Ma penso che persino il grande generale non saprebbe che cosa fare. Sapevo che Susan era imprevedibile, ma... Dannazione! Ha inghiottito Miami!» si sfogò.
«Non ti avevo mai visto così» affermai stupito.
«Nessuno è perfetto. Voi ragazzi mi idolatrate troppo. Non ho la soluzione a tutto.» disse sconsolato.
«Ma tu hai sempre la soluzione, Max! Sai sempre tutto!» affermai guardando l'uomo.
Lui mi guardò con espressione stanca.
«Vorrei non aver fatto tante cose che abbiano meritato la vostra ammirazione. Poiché ora, nel momento del bisogno, riceverei solo la vostra delusione. Le aspettative che una persona si crea sono sempre troppo alti per la realtà. Tu mi chiedi di spegnere il sole, Jase, solo perché mi hai visto domare un incendio.» affermò.
Non potei nascondere la delusione sul mio volto. Mi aspettavo veramente che Max avesse la soluzione, che avesse programmato tutto nei minimi dettagli.
«Con Sophie non avevi concordato un piano?» chiesi ritrovando la voce.
«Era un piano offensivo. Attaccare prima che attaccasse lei. Mobilitare tutti gli Imperium in una volta, prima che lei prendesse sopravvento. Ma ora non possiamo più farlo. Lei dov'è?» chiese alzando lo sguardo.
«Io...». Era frustrante non sapere. Era frustrante non avere più il controllo della situazione. Non riuscivo più a vedere il passo successivo, brancolavo nel buio totale. Oltre a non sapere nemmeno dove fosse la mia luce.
«Se è salita su uno dei jet che vi ho inviato, dovrebbe essere qui.» disse tornando alla scrivania.
Dopo vari minuti in cui camminavo avanti e indietro per la stanza, con il ticchettio della tastiera in sottofondo, Max annunciò :«Qui non c'è, alcuni jet sono stati abbattuti, se è tra i superstiti troveranno il modo di contattarci. Ho già chiesto di emettere un avviso. Tutti verranno qui.» affermò Max passandosi le mani sul volto.
Mi precipitai verso la porta.
«Dove vai?!» esclamò Mac fermandomi. «Non puoi andarla a cercare! Non sai dov'è!» esclamò. «Usa la ragione, ragazzo!» aggiunse.
«Non posso stare con le mani in mano!» sbottai. Max si zittì. Mi sentii ancora più male per aver alzato la voce con lui.
«Scusa, Max. Io... Starò qui. Aiuterò gli altri ad organizzarsi. Non affronteremo solo Susan, sono ancora in vita Santos, McEwan e Smith. E con ogni probabilità possiedono un Element allo stato naturale tutto loro.» affermai voltandomi e uscendo dall'ufficio.

Iniziai a percorrere i corridoi, ogni Imperium stava preparando le armi in attesa del conflitto. Cercai di darmi una calmata. Dovevo ritrovare il mio sangue freddo. Max aveva ragione, non potevo andare a cercare Sophie, lei era una persona in gamba, mi avrebbe raggiunto. Ora era qui che avevano bisogno di aiuto. Susan sarebbe arrivata da un momento all'altro. Ormai aveva iniziato, e lei finisce sempre ciò che aveva cominciato.

Elements: Perdita (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora