57. Sof: Sovrastata

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«C'è poca gente» notai mentre attraversavo i corridoi con James al mio fianco.
«Max ha mandato la maggior parte dei membri verso le città colpite dai Ribelli.» affermò il ragazzo.
Entrammo nell'ascensore e James premette il pulsante per il piano terra. Le porte si chiusero ma una mano le bloccò prima che lo facessero. Eli entrò trafelato.
«Scusate, anche io vado al piano terra.» affermò sorridendoci.
Eli sembrava abbastanza affaticato. Sotto i suoi occhi ciechi, si vedevano i segni della stanchezza o di notti insonni e sul suo volto si vedevano altri segni di affaticamento.
«Perché non ti riposi un po'?» chiesi.
Eli si voltò verso di me.
«Sono messo così male?» chiese senza nemmeno nascondere la sua umiltà.
«Abbastanza.» affermai facendo un' alzata di spalle.
«Buono a sapersi.» ridacchiò il ragazzo. «Voglio finire in fretta di riparare la B.L.C.» disse il ragazzo.
«Che fretta hai?» chiese James.
Eli ci sorrise. «Perché poi posso andarmene.» affermò.
«Andartene? Dove vai?» chiesi quasi allarmata.
«Mr. Xu ci ha lasciato carta bianca, no? Per chi volesse ancora lavorare per lui può rimanere qui, la paga è buona e non ci sarebbero più le restrizioni rigide del vecchio capo.» disse il ragazzo. «Però posso anche decidere di andarmene e farmi una vita. Mi sento finalmente libero di fare quel che voglio.» esclamò allegramente.
«Viaggerei oltre oceano. Voglio andare in Europa e visitare i luoghi famosi.» ci spiegò. «Ora penserete "ma tu sei cieco! Cosa vai a vedere?" Peccato per voi che riuscirei comunque a visualizzare monumenti come il Colosseo o la Torre Eiffel o la Grande Muraglia... Piuttosto non potrei mai vedere la Monnalisa, ma non credo mi perda molto.» disse come un fiume in piena.
«Ma Nick?» gli chiese James. Le porte dell'ascensore si aprirono e noi uscimmo, percorrendo l'ampio atrio che stava tornado ai suoi antichi splendori.
«Nick non ha più bisogno di me. Ha i suoi amici ora. Si è fatto da tempo una vita senza di me.» affermò Eli dirigendosi con sicurezza verso la zona in ristrutturazione.
«Quindi prima finisco il lavoro, prima posso partire. Ho un volo che mi aspetta.» esclamò voltandosi verso di noi e regalandoci un sorriso enorme. Un bellissimo sorriso che gli illuminava tutto il volto, anche gli occhi vacui.
Lo restituii. Eli tornò ad aiutare i suoi colleghi mentre io mi voltavo verso James.
«Se ne va anche lui. Se ne vanno tutti.» dissi con voce atona.
«Dovresti essere felice per loro. Fanno quello che finalmente possono fare.» mi disse James avvolgendomi un braccio attorno alle spalle, mentre ci incamminavamo verso le guardie che sorvegliavano l'ingresso.
«In realtà ho come la sensazione che stiano fuggendo da me.» affermai ridacchiando. Ad un tratto qualcosa attirò la mia attenzione, il tempo di alzare lo sguardo verso il soffitto che la sensazione svanì.
«Non voglio più uscire.» affermai voltandomi verso James. Lui inarcò un sopracciglio.
«E che vuoi fare?» chiese.
«Ci sono centinaia di schermi in questo edificio. Potremmo collegarci a Netflix e guardarci qualcosa.» proposi con un'alzata di spalle.
«Prendiamo i cuscini e le coperte dalle stanze e rubiamo qualche sacco a pelo termico dai laboratori?» continuò lui capendomi al volo.
«Ottimo!» esclamai.
«Perché questo cambio di idea?» mi chiese. Mi resi conto che non lo sapevo. Non mi ricordavo nemmeno di aver pensato a ciò, semplicemente ad un tratto le mie corde vocali avevano deciso di cambiare idea, senza che essa passasse per la mia mente.
Alzai le spalle.
«Non so, istinto da nerd.» affermai piegando le mie labbra.
«Se avessimo avuto una vita normale, sono convinto che avremmo passato le nostre serate accoccolati sul divano a spararci serie TV e libri.» mi disse.
«Mica male.» replicai. «Ho un animo pigro.».

Ero accoccolata tra le braccia di James, mentre guardavamo una delle puntate di Sherlock nel nostro rifugio di fortuna, quando arrivò di nuovo quel mal di testa. Mi rannicchiai su me stessa, cercando di contenere ciò che il dolore mi voleva far sprigionare. James mi sussurrava qualcosa, ma io non sapevo veramente cosa stesse dicendo. Sentivo solo me stessa, ma allo stesso tempo sentivo la materia che potevo dominare a mio piacimento.
Una parte di me venne sconvolta dalla mia stessa brama di potere, da quella assurda dipendenza. Ma l'altra era così affamata e forte che faticavo a contenere.
Ho sempre creduto che il mio personale nemico fossero il mio nonno oppressante e la distruttiva Susan Blackwood, ma a quanto pare mi sono sempre sbagliata. Il vero nemico sono sempre stata io. Io sono l'inizio e la fine di tutto quello che è successo. Finché sono viva causerò sempre più danni, finché non sarò come una seconda Blackwood.
Quando tutto cessò aprii lentamente gli occhi. Il dolore scemato, la stanza crepata e una decisione difficile presa.
Gli occhi di James mi scrutavano preoccupati, era assurdo che non avesse riscosso nemmeno un graffio.
«È finito.» affermai per rassicurarlo.
Lui si limitò ad annuire e a serrare la mascella. Era colpa mia se si sentiva così male.
«Sophie, dobbiamo andare alla sala riunioni, ora. Dobbiamo vedere Max.» mi disse alzandosi in piedi. Mi tese una mano, in attesa che io l'afferrassi. E così feci.

Elements: Perdita (in revisione) Where stories live. Discover now