8. Jase: Cotta

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Lei era davanti ad una donna enorme ed era paralizzata. L'incontro incominciò. Turbini d'acqua si abbatterono immediatamente contro di lei, senza darle il tempo di reagire, facendole perdere l'equilibrio. La donna si buttò con violenza su di lei, ma Sophie ebbe la prontezza di rotolare via prima che venisse spiaccicata dal peso della donna. Si mise velocemente in piedi dandosi la spinta con il busto. Era incredibilmente migliorata, agile e veloce come la prima volta. Sophie colpì violentemente la donna dietro la testa, ma la fece solamente barcollare. Quest'ultima si voltò come un toro, anzi mucca, umh, una mucca con il caratteraccio di un toro imbizzarrito, e tentò di colpirla con i suoi pugni grossi come macigni, ma lei si abbassò e la colpì allo stomaco. Ero pronto ad esultare per lei ma quella sottospecie di Hulk al femminile non subì alcun effetto. Approfittando dello stupore della giovane, Miss Carroarmato strinse Sophie in una presa spacca ossa. La sentii urlare dal video, vedevo la sua sofferenza e il suo dolore e io non ci potevo far niente, perché ero bloccato in una stupida cella grigia. «Dai Fi...» mormorai disperato. Senza rendermene conto mi ero alzato dal letto e mi ero portato al centro della stanza stringendo quel telefono come se ne andasse della mia vita. Avevo le braccia talmente tese che presero a tremare e la mascella contratta in una smorfia che se non mi fossi rilassato avrei potuto spezzare i denti. Ma come posso rilassarmi vedendola in difficoltà e senza poter intervenire? Sophie evocó della terra che tentò di liberarla, ma la donna la fermò con troppa facilità. Improvvisamente Hulk al femminile mollò la presa, lasciandola cadere come una bambola di pezza. È finita, pensai. Ma mi sbagliavo. Iniziò a strozzarla e a sbattere violentemente il suo corpo inerme contro il terreno. Mentre con la mano sinistra le stringeva il collo, con la destra prese a colpirle il volto più volte, tanto che dal mio punto di vista vidi il sangue scorrere a fiotti «BASTA, BASTA, BASTA!» mi ritrovai a urlare senza riuscire a staccare gli occhi dallo schermo. Oltre ai versi grutturali della donna si sentivano i mormorii degli spettatori «FATE QUALCOSA! LA STA MASSACRANDO!» gridai disperato «Mr. Barker fermi tutto!» sentii dire una voce. Era vicina a quello che ha fatto il video. «Ce la farà» rispose la voce dell'uomo che odiavo di più al mondo «Mr. Barker! Non può permettere tutto ciò!» continuò quella voce. Una figura familiare si buttò verso i lottatori e colpì la donna gigante in pieno volto, allontanandola dal corpo esamina di Sophie. «Basta! È finita Hamilton!» gridò il ragazzo. La donna si voltò in direzione dello schermo, senza vedere la telecamera, probabilmente guardava un punto dietro. Poi si alzò ed uscì di scena. Il pubblico prese ad alzarsi e ad allontanarsi in silenzio mentre quel ragazzo prese in braccio la mia Sophie e corse via.
Appena il video terminò buttai il telefono violentemente contro la parete, rompendolo. Poi evocai una palla di fuoco e la lanciai contro l'aggeggio infernale che venne fuso. Immediatamente la catena che avevo al piede prese a riscaldarsi, provocandomi un dolore acuto ed inimmaginabile, che mi fece crollare a terra «Ma sei impazzito?! Era il MIO telefono!» esclamò la voce di Courtney. Ma io non la sentivo più, troppo preoccupato per lei. Sempre lei.

«Cosa disegni Jase?» mi chiese Joy sbirciando il mio album, smettendo di fare quegli stupidi origami colorati. «Oh mio Dio Santissimo! Sei ossessionato!» esclamò lei disgustata. La ignorai e proseguii a fare il ritratto di Sophie. Era chiaro che mi ero preso una brutta cotta per la mia migliore amica. È stata una cosa graduale, che ha richiesto tempo, poi un giorno, mi resi conto che non riuscivo più a stare senza lei. Non c'era un giorno in cui non ci vedavamo e la sua presenza mi aiutava a superare la mia delusione verso mia sorella.
«Piuttosto. In quale Base ti piacerebbe andare dopo l'apprendistato? Sai dicono che ci assegnaranno Robert Steel come tutore! Sai che figo! È il migliore! Ed è un Imperium del fuoco come te!» esclamò entusiasta «perché gioisci tanto?» replicai freddamente con un groppo in gola. Non sopportavo la sua devozione. «piuttosto perché tu non lo sei?» chiese lei alzando la voce offesa «affari miei» risposi brusco e con l'album sottobraccio e la matita in mano lasciai la sua stanza per andare a cercare l'unica persona che mi avrebbe capito. Amo Joy, lei è la parte più importante di me, ma rappresentava il passato, il mio passato felice e spensierato, ma anche la mia infanzia perduta. Ogni volta che dimostrava di essere una fedele seguace della B.L.C. mi saliva un moto di rabbia che mi portava ad allontanarla da me, rendendola triste e facendomi sentire uno schifoso verme egoista. Ma Joy era anche il futuro, il motivo per il quale ero determinato a vendicarmi di tutto, una volta che la B.L.C. fosse sparita l'avrei salvata dall'essere una patetica pedina di tanta crudeltà. Ma per quanto il passato e il futuro fossero importanti per me, preferivo ancora di più il presente. E il mio presente era Sophie Hunter. Non mi importava che avessimo idee completamente diverse, che fossimo sempre in disaccordo, che avremmo avuto futuri diversi, che saremmo stati nemici, volevo solo starle vicino. Non avevo nemmeno bisogno che lei lo sapesse, perché non mi sarebbe piaciuto sapere che mi avrebbe considerato sempre e soltanto il suo amico. Ero solo un ragazzino di dodici anni alle prese con il suo primo amore.
«Allora? La palestra è pronta?» le chiesi emozionato come se dovessi scartare il regalo di Natale in anticipo appena la trovai nella Serra «Ciao anche a te Jay.» rispose sarcastica senza voltarsi mentre innaffiava i fiori. «Domani mattina ci saranno le ultime revisioni, e di pomeriggio vi potrò vedere in azione» rispose lei con altrettanto entusiasmo «l'ho già vista, è un percorso molto affascinante e io sarò la prima in assoluto a provarlo!» esclamò eccitata facendomi ridere «mi toccherà essere secondo per la prima volta in vita mia» espirai con esagerazione facendole alzare gli occhi al cielo. «sbruffone» commentò divertita «che disegni oggi?» chiese sporgendosi verso di me per sbirciare l'album che mi aveva regalato per il mio compleanno. Nascosi immediatamente il disegno con le braccia «non puoi vederlo» mi affrettai a dire «ma come!» esclamò indignata. Arrossii come un pomodoro «è... Personale» mi affrettai a dire. Lei alzò un sopracciglio e mise il broncio «da quando sei così timido? Di solito sfoggi le tue opere come un trofeo!» esclamò lei offesa «sì ma...» prima che potessi finire la frase lei mi strappò l'album dalle mani e corse via ridendo. «Ehi!» protestai rincorrendola. Si arrampicò con agilità su un'albero è si appollaiò su un ramo. Cercai di imitarla ma non mi riuscì bene come lei. «Non devi arrampicarti come credi sia giusto, ma come vedi sia giusto» disse lei «cosa?» «credi di riuscire ad arrampicarti come ho fatto io, quindi imiti i miei movimenti, ma sbagli perché siamo diversi, devi trovare il tuo equilibrio, devi vedere i punti a tuo favore.» spiegò lei dondolando le gambe. Seguii le sue istruzioni e mi arrampicai trovando i punti che mi avrebbero aiutato a salire con grazia come aveva fatto lei, e presto mi ritrovai seduto sullo stesso ramo robusto, mentre lei aveva già iniziato a sfogliare l'album. La guardai in silenzio mentre ammirava con occhi sgranati i suoi ritratti. Temevo la sua reazione. «Accidenti Jay» commentò accarezzando il foglio «sei migliorato parecchio. Ma non sono così carina» disse ridendo restituendomi l'album. Per me era molto più carina del mio ritratto, non riuscivo a dare al disegno quella luminosità, quelle mille emozioni che le caratterizzavano gli occhi, quella forza di volontà infinita... «Jay sei arrossito?» chiese lei «Te lo sei immaginata» affermai voltandomi per nasconderle il mio volto. «ma guarda che...» cercò di dire sporgendosi ma scivolò dal ramo e cadde sbadatamente su un cespuglio, facendomi scoppiare a ridere. «Potevi aiutarmi» protestó lei rialzandosi «scusa, non me lo aspettavo» dissi ridendo «a volte sei così incredibile e altre così imbranata che non capisco mai se sairai l'una o l'altra» commentai lasciandomi cadere accanto a lei. «Domani sarò sicuramente quella "incredibile", non voglio essere tagliata in due» disse ridendo «tagliata in due?» «c'è una ghigliottina! Ricordati di non farti scappare niente con gli altri Iniziati. Tu sei privilegiato» disse uscendo dalla Serra «lo so che mi ami, ma non devi trattarmi in modo diverso» scherzai... Forse «scemo» replicò dandomi un pugno sul braccio «ora devo andare ci vediamo domani» disse voltandosi per correre via. Ma si bloccò a metà strada per ritornare indietro. Si mise in punta di piedi e mi diede un bacio casto sulla guancia «tanto lo so che sono io a far impazzire te. I tuoi disegni ne sono la prova» rimasi spiazzato a quelle parole, non sapendo cosa risponderle. Ma lei scoppiò a ridere «dai scherzavo! Non fare quella faccia!» poi corse via seriamente.

Elements: Perdita (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora