4. Jase: i primi mesi

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Grigio, grigio, grigio. Oh, ma guarda questa porta di un bel color... Grigio. C'è qualcosa di un altro colore in questa prigione? Ma certo che c'è! Il mio umore. È nero.
«Almeno datemi un libro!» gridai per la frustrazione. Disteso su quel duro letto di pietra con un braccio dietro la testa e le gambe incrociate, non avevo niente di meglio da fare che schioccare le dita per produrre una piccola fiammella con cui giocare. Courtney non sarebbe caduta nella mia trappola, non che non subisse il mio fascino, quello sarebbe impossibile, ma lei voleva in cambio qualcosa e io non avevo niente da darle, non avrebbe messo a rischio la sua posizione da luogotenente solo per aiutare me a fuggire. E poi, ci provava gusto a vedermi come un animale selvatico in gabbia. Forse Nox si accorgerà che c'è qualcosa che non va... No, meglio di no. Avrebbe rischiato di finire catturato anche lui e, se Courtney aveva ragione, lui al contrario di me sarebbe stato torturato solo per il divertimento di quella donna.
Guardai quella fiammella danzare tra le mie dita senza mai aumentare o perdere d'intensità e, come ogni volta, tra le mie fiamme vedevo lei, perché era lei che dava significato al mio fuoco. Più tempo sto rinchiuso qui, più metto in pericolo Sophie. Devo tornare da lei. Lasciai che la mia mente vagasse tra i ricordi, raggiungendo il momento in cui la vidi per la prima volta.

«Questi due sono i figli della Geminus Allison Sharp» dei volti anonimi ci condussero lungo corridoi bianchi e labirintici, mentre mia sorella mi stringeva forte il braccio «voglio la mamma e il papà» mi sussurrò piagnucolando. Non le risposi, non riuscivo a risponderle. Fissavo solo un punto davanti a me, senza vedere e senza sentire, rivivendo la morte dei miei genitori più volte, finché non mi ripromisi di farla pagare a quei tizi che ci avevano catturato e a tutte le persone che avevano acconsentito a questo. Arrivammo in una stanza dove all'interno c'erano tre persone. Un uomo in camice da laboratorio che maneggiava con una strana penna d'oro in mano, un uomo con i capelli color caramello tendenti verso il grigio e le basette e una bambina di circa sette o otto anni dai capelli neri. «Ora vedrai il Flash in funzione» disse l'uomo con le basette. La bambina si limitava a fissare l'uomo in camice da laboratorio che attivò la penna, creando intorno a sé una sfera azzurra piena di dati. Feci un passo indietro, tirando Joy con me, per lo spavento. «Che ne pensi?» chiese Basettone alla ragazzina «già visto» mormorò lei con tono triste. «Il Flash è pronto, signore» disse Camice Bianco. «Venite qui ragazzi. Non vi faremo del male» ci disse gentilmente Basettone allungando un braccio verso di noi, come se stesse parlando con dei cuccioli spaventati. Joy si strinse di più al mio braccio, nascondendosi dietro di me. «venite ragazzi. Vi aiutatemo a smettere di soffrire» ci incitò Camice Bianco. Li guardai entrambi con diffidenza perché non mi sarei fidato nemmeno morto. Non dopo quello a cui avevo assistito e sapevo che quelle persona davanti a me non avevano in mente nulla di buono. Probabilmente sono stati loro a mandare gli assassini dei miei genitori. «Cosa volete da noi?» chiesi con la voce piena di rabbia, spingendo Joy dietro di me per proteggerla da loro. «Solo liberarvi dall'immenso dolore che ha provocato in voi la morte dei vostri genitori.» disse Basettone. «L'avete causta voi!» ringhiai mentre Joy iniziava a piangere. «Calmati ragazzo. Andrà tutto bene» continuò Basettone avvicinandosi a me. Indietreggiai insieme a mia sorella. «Si muova con quell'affare Dr. Brown» disse rivolto a Camice Bianco. «Voglio sapere a che cosa serve quell'affare!» dissi con l'indice accusatorio puntato verso la penna «A dimenticare» mormorò la bambina. Mi voltai di scatto verso di lei e incrociai i suoi occhi verdi, duri e determinati, del tutto privi della gioia e spensieratezza che caratterizzava gli occhi dei bambini. Un lampo di luce si accese, ma io avevo in mente solo il momento in cui la vita lasciò mia madre, e l'odio che provavo verso tutti loro che me l'avevano strappata via. Quando la luce si spense sbattei le ciglia più volte per recuperare la visibilità. «James? Joanne? Tutto a posto?» ci chiese Basettone «sì, Mr. Barker» disse mia sorella «grazie» mormorò. Mi voltai di scatto verso di lei, confuso e disorientato. Ma come fa a conoscerlo? «Joy...» «È meglio che accettiamo ora la nostra nuova famiglia Jase» disse asciugandosi le lacrime. Mi voltai verso quei sconosciuti per ricevere spiegazioni ma incontrai di nuovo gli occhi di quella ragazzina. Lei scosse leggermente la testa e posò l'indice sulle labbra. Dovevo rimanere in silenzio. Non dovevano sapere che non avevo dimenticato. Ma mia sorella sì. «Andiamo Jase. Torniamo in camera» quale camera? Mi voltai un ultima volta per vedere un cenno di assenso da parte della bambina. Non capivo perché mi fidassi di lei. Ma seguii il suo consiglio e mantenni il segreto.
Seguii le lezioni e gli allenamenti attentamente, impegnandomi al massimo, per diventare il migliore, lasciando che mi trasformassero in una macchina da combattimento che poi si sarebbe ritorta contro di loro. Gli altri Iniziati non erano ai miei livelli, ma non ne ero orgoglioso. Disprezzavo anche loro e allontanai ogni giovane che cercava di fare amicizia. L'unica a cui permettevo di avvicinarmi era Joy, ma anche lei era diventata parte integrante della B.L.C., qualcuno che non condivideva più i miei pensieri, ma non volevo dirle dei nostri genitori, perché l'avrebbe fatta soffrire come soffrivo io, l'avrebbe allontanata dagli amici che si era trovata e non volevo rovinarle la vita, una vita nuova che si stava creando grazie alle persone che più detestavo al mondo.
Passavo la maggior parte del tempo nella sala principale degli allenamenti alla Base1 perché ogni giorno, alla stessa ora, vedevo passare lei. La ragazzina dagli occhi color smeraldo. Attraversava la vetrata che portava al corridoio principale per dirigersi non so dove e io ogni volta la seguivo con lo sguardo finché non spariva dalla mia visuale. A volte si fermava ad osservarci con uno sguardo triste, e capitava anche che i nostri sguardi s'incrociassero e avevo una voglia matta di andare a parlarle, di parlare della penna d'oro e del suo sguardo triste, ma me ne mancava il coraggio, non capivo perché quella bambina non si unisse a noi negli allenamenti e non capivo nemmeno la mia ossessione verso di lei.
Passarono mesi, mancava poco all'Operazione, l'argomento principale tra gli Iniziati, ma io continuavo ad osservarla da lontano. «Joy, ma tu la vedi quella ragazzina dai capelli neri?» chiesi a mia sorella un giorno, pensando che non fosse reale, perché non era possibile che lei incuriosisse solo me. «Certo che la vedo, Jase» replicò lei con un sorpacciglio alzato. «Umh... Sai chi è?» «non ne ho idea. Ma non si parla d'altro. Tutti si chiedono chi sia e perché non studi con noi. Secondo me si crede troppo brava per noi, una sbruffona» disse mia sorella prima di lanciare il coltello e mancare il bersaglio. Risi «Non si fa così. Muovi male il polso. È troppo rigido e dovresti allentare di più la presa.» la istruì. Lei seguì i miei consigli e centrò il bersaglio «Che farei senza di te fratellone» disse con ironia, anche se era sincera «lo so. Sono il migliore» replicai ricevendo un pugno sul braccio da parte sua. «Ehi Annie! Stiamo facendo una gara di corsa vieni?» le urlò dall'altra parte della sala Seth Frost. «Arrivo!» gridò lei «vieni Jase?» scossi la testa «dai sono sicura che ci divertiremo. Perché sei così scontroso con tutti?!» la familiare rabbia e solitudine si impadronì nuovamente di me «perché sì» mi voltai e mi allontanai da lei il più in fretta possibile, uscendo dalla sala.
Gironzolai per l'enorme Base alla ricerca di posti interessanti come la Serra che avevo scoperto una settima prima o il laboratorio che studia le proprietà dei cristalli o quello abbandonato nell'ala est della Base. Mi imbattei in un'altra sezione dell'infermeria, trovando la porta socchiusa e delle voci provenire dall'interno. Per curiosità mi fermai all'esterno per origliare «È molto brutta?» chiese la voce infantile di una bambina «continua a tenere gli occhi chiusi piccolina. Non posso credere che ti abbia fatto questo...» mormorò la voce di una donna «No Miss Lynn, sono io che non ho evitato quel getto di fuoco in tempo» disse la voce infantile «È troppo per una bambina di otto anni» «ne ho quasi nove» replicò lei con tono squillante ed allegro «è troppo lo stesso. Anche se abbiamo le migliori cure mediche di tutto il pianeta non significa che va bene poter farti correre pericoli simili ogni volta!» sbottò la donna «stia tranquilla, me la cavo» sbirciai attraverso l'apertura è vidi la bambina dai capelli neri seduta su un letto bianco mentre una donna con una divisa bianca e i capelli biondi raccolti, le fasciava una gamba. Mi sporsi un po' di più per vedere meglio ma urtai la porta «Chi è là?» esclamò l'infermiera facendomi correre via.

Il giorno prima di diventare ufficialmente un Imperium del fuoco insieme ad alcuni Iniziati dotati come me, mi correggo, quasi dotati quanto me, ci impegnavamo ad allenarci come Popolani per l'ultima volta. «Sharp. Ti sfido nell'arrampicata.» disse Aiden Ryder. Roteai gli occhi e sbuffai «come vuoi. Ma poi non metterti a piangere» lo schernii. Senza il materasso infondo e senza ibracature iniziammo a scalare il muro dopo il via di mia sorella. Ero piuttosto agile e la fatica non mi sfiorava, ma a metà percorso prendemmo entrambi la velocità. Eravamo alla stessa altezza e non potevo permettermi di farmi battere da un biondino qualsiasi, così raccolsi i miei ultimi sforzi e, ignorando il dolore alle braccia e alle gambe, raggiunsi la cima. Mezzo secondo dopo salì anche Aiden con il fiatone. «Ti sfido di nuovo» disse dopo essersi ripreso ma io non gli risposi. Ero distratto. Dalla vetrata vidi quella ragazzina dai capelli color ebano che osservava gli Iniziati presenti con... Desiderio? Leggevo solitudine e abbandono nel suo sguardo, come se avesse una gran voglia di unirsi a noi ma che non poteva. Lei era sola ma volevo compagnia. Io avevo quello che voleva ma volevo stare solo. I suoi occhi scorsero per tutta la sala, guardando con nostalgia ciascun Iniziato, finché i suoi occhi non incrociarono i miei. Vidi stupore e spavento. Distolse immediatamente lo sguardo e fuggì. Non sta volta. Mi buttai dal muro, feci una capriola in aria e atterrai rotolando, senza ferirmi. Ero miglirato molto nell'atterraggio e ne andavo fiero. Uscii correndo dalla sala allenamenti ignorando i richiami di mia sorella e le accuse di Aiden. La vidi svoltare l'angolo è non esitai a seguirla. Attraversò un labirinto, inoltrandosi in un ala della Base riservara ai membri effettivi della B.L.C., entrò in una stanza e chiuse la porta sbattendo. Mi guardai in giro e compresi dove mi trovavo, era l'ala dall'altra parte della Serra, quindi la sua finestra doveva essere una di quelle che si affacciano ad essa. Mi precipitai lì, fortunatamente era aperta e mi inoltrati nel mio posto preferito della Base. Contai le finestre e mi arrampicai sull'albero più vicino per raggiungere il cornicione, non era particolarmente alto, quindi non ebbi particolari difficoltà. Scavalcai il balcone del vicino e sbirciai alla sua finestra. Era voltata di spalle e bussai la vetrata per attirare la sua attenzione. Lei andò ad aprire la porta ma non vedendo nessuno si accigliò. Bussai di nuovo e finalmente mi individuò, con lo sguardo sorpreso sul volto. Appena mi aprì la finestra le chiesi «Ehi scusa, ma chi sei tu?» il suo volto si fece ancora più stupito «dovrei farti io questa domanda» replicò «sei in camera mia» precisò alzando un sopracciglio. Mi venne da sorridere per la mia impazienza di sapere tutto di lei «Non hai tutti i torti» ammisi, quindi le tesi la mano «io sono il migliore degli Iniziati» mi vantai per fare colpo, lei la strinse vigorosamente «Io sono la nipote del capo» rispose. La nipote di Christopher Barker? Colui che aveva rovinato la mia vita? Ritirai la mano immediatamente sentendomi in qualche modo ingannato da quegli occhi di smeraldo «Me ne vado» annunciai «Cosa? Perché?» mi chiese lei stupita con il panico nella voce, la voce di qualcuno disperato. Mi voltai e la fissai nuovamente, notando i lividi che coloravano le sue braccia «Che ti è successo?» esclamai sorpreso «extra, ordini del nonno» disse con un'alzata di spalle e abbassando lo sguardo, come se fosse rassegnata a quell'idea «Ti piace tuo nonno?» chiesi avvicinandomi, perché non volevo veramente lasciarla, sentivo che aveva bisogno di sostegno, di qualcuno di cui fidarsi «è mio nonno» mormorò tristemente senza guardarmi, come se avesse paura di esprimere tutto il suo rancore verso l'uomo che la torturava con gli allenamenti, ma che non potesse opporsi per quel legame familiare. Non volevo lasciarla in quella solitudine. Tutti hanno un parente odioso in famiglia «Io sono James, James Sharp» mi presentai, deciso a legare con quella ragazzina dallo sguardo pieno di emozioni represse «Sophie Hunter» replicò con un sorriso disarmante a cui sicuramente nessuno aveva mai detto di no.

«James, lo sai che manca poco al quattro Luglio» mi annunciò Courney interrompendomi dai miei ricordi «lo sai che succederà quel giorno?» «Distruggerete la B.L.C.» dissi con voce atona «ti puoi unire a noi. So che ti piacerebbe» insistette «ci vorrebbe così poco per fermarvi...» mormorai «è vero. Ma la tua dolce Sophie non sospetta di niente e nemmeno i suoi amici. È per questo che non si accorgeranno di essere perduti nemmeno se sanno il giorno dell'attacco.» esclamò lei eccitata. Ci voleva così poco... Bastava che io tornassi da lei.

Angolo autrice

Ehilà! Come va? Vi sono mancata in questa lunga e interminabile settimana di scuola? Finché Jay sarà imprigionato ricorderà molto spesso, così potrete conoscere la giovane Sophie ^^ felici? Quindi non saranno particolarmente movimentati i suoi capitoli scusate. Lo so che volete James in azione, che smuova quel suo fondoschiena perfetto e torni da Sophie per farla tornare come prima, ma ogni cosa ha il suo tempo!
P.s. Sopra Valentin Santos (non è a colori perché l'assassino di Sky non merita di essere colorato. Okay, è perché questo primo schizzo mi piaceva e non avevo voglia di riprodurlo per poi colorarlo).

Elements: Perdita (in revisione) Where stories live. Discover now