48. Jase: Ambiguo

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«Amico, stai bene?» chiese Zach a Frost vedendo il suo volto verde.
Frost non rispose, probabilmente impegnato a trattenere il cibo nello stomaco.
«Sta benone.» affermai.
«Ma quelle medicine non fanno alcun effetto?» chiese Zach afferrando la scatoletta e osservandola con interesse.
«Stiamo per arrivare.» affermai invece di rispondergli.
Avevamo cercato McEwan in tutte le sue tenute e non l'avevo ancora trovato. Speravo solo che non si trovasse al Rifugio. Anche se, logicamente parlando, non avrebbe avuto alcun senso. Era improbabile a questo punto dell'avanzata. Tutti quei Ribelli che stavano scovando e distruggendo le altre Basi erano sicuramente guidati da qualcuno...
«Giusto!» esclamai portando su di me lo sguardo dei miei due compagni di viaggio. «Dobbiamo semplicemente seguire la scia di distruzione.» affermai.
«Perché?» chiese Zach.
«Che termina ad Orlando.» afferma Frost con espressione seria, capendo immediatamente il filo del mio discorso.
«Okay, e quindi?» chiese Zach.
«Chissà che avrà fatto la Florida di male.» dissi soprappensiero ignorando Zach.
«Ci rinuncio, perché ogni volta nessuno mi risponde chiaramente?» sbuffa Zach.
«Zach, McEwan potrebbe essere la causa delle distruzioni da Miami a Orlando.» spiego in parole povere.
«Oh!» esclamò. «Ma potrebbe essere anche Santos.» commentò. «O Smith» continuò.
«Ne dubito. Smith, è nelle mani di Sophie e Ryder e Santos non farebbe un percorso così rettilineo.» dissi.
«Sapete chi temo più di Santos?» affermò Zach non appena notai gli edifici in lontananza in fumo.
«Susan Blackwood?» chiesi retoricamente nonostante fossi occupato a far scendere di quota il velivolo.
«No, il suo coccodrillo.» affermò.

Il terreno sollevò un polverone mentre atterravamo. Sembrava di stare in una città post apocalittica, il che non era del tutto falso.
«Qui non c'è nessuno.» affermò Zach guardandosi intorno.
«Nessuno di vivo, almeno» precisò Frost rialzandosi da terra e spolverandosi le mani sporche di sabbia. Sabbia... O cenere.
Mi guardai intorno, vedendo solo case e grattacieli semidistrutta. Le strade erano percorse da crepe profonde che rendevano il terreno irregolare.
Eppure ero sicuro che McEwan si trovasse lì.
«Faccio un giro.» affermai senza aspettare la loro risposta.
«Non dividiamoci.» esclamò Frost.
«Se hai paura puoi venire con me.» lo schernii.
«Darai la manina anche a me, Jase?» chiese Zach prendendomi in giro.
«Che maturità. È proprio il momento giusto per scherzare.» disse con voce atona Frost.
«Come proteggiamo il nostro jet? È capace di occultarsi, ma non esistono barriere difensive in questo modello.» ci informò Frost incrociando le braccia al petto.
«Nah, non c'è problema.» esclamò Zach. Si posizionò davanti al velivolo. Piegò le gambe e colpì l'aria con un colpo secco. Una trave di metallo andò a conficcarsi nel terreno accanto vicino all'ala, facendo tremare il terreno e distruggendo il poco asfalto ancora integro. Ma la sua opera non era finita. Sbattendo un piede a terra e tirando il braccio da una parte all'altra fece comparire una parete obliqua che coprì gran parte del jet. Altre tre assi li metallo e nascose gran parte del nostro mezzo di trasporto. Frost attivò l'occultatore e il jet sparì. Visto in quel modo sembrava solo un altro cumulo di macerie.
«Ben fatto, Zach.» affermai dandogli una pacca sulla spalla.
«Grazie, amico.» ripose allegramente passandosi il pollice sul naso.

Ci mettemmo in cammino alla ricerca di qualche presenza, ma non c'era anima viva. Eppure ero così sicuro. Sbagliare in questo modo mi rendeva nervoso. I ragazzi rimanevano in silenzio, senza commentare le mie scelte.
«Sharp.» interruppe il silenzio Frost. Sapevo che prima o poi avrebbe iniziato a fare la sua predica, quindi mi limitai ad ignorarlo.
«Sharp.» sussurrò più seriamente trattenendomi per un braccio.
«C'è...» iniziò.
Una polvere s'innalzò all'improvviso circondandoci in una coltre irrespirabile. Lo sfondo sfocò il paesaggio desolato e confuse i sensi di orientamento.
«Ti aspettavo.». Un'ombra tra la polvere divenne sempre più nitida, si fece avanti. Quando la visibilità ritornò davanti a noi ci osservava Michael McEwan.
«Ottima entrata in scena, Micky» esclamai allargando le braccia e ghignando con aria sicura. Sapevo che si trovava in quel luogo e non mi sbagliavo.
«Sembri felice di vedermi, James» disse aggiustandosi con un dito gli occhiali sul naso. L'euforia di aver avuto ragione mi scivolò via immediatamente, così com'era attivata.
Fissai la figura di Michael avanzare piano verso di noi. Era totalmente fuori posto in quel luogo. Con la cravatta scura ben allacciata e la camicia bianca stirata, sembrava un uomo in carriera pronto ad una quotidiana mattinata di lavoro.
«Niente Element oggi?» chiesi con finta noncuranza.
«Ti ho sconvolto così tanto l'ultima volta?» replici lui avanzando di un passo.
«Resta fermo lì, bene in vista.» ordinai con una mano alzata e indurendo il mio tono di voce. La recita del bravo amico era finita.
«Hai detto che mi stavi aspettando. Sapevi che ti avrei cercato?» chiesi.
«Più che altro volevo che mi cercassi.» affermò lui con il suo solito tono incolore.
«Come stanno mia moglie e mio figlio?» chiese lui.
«Smettila di farneticare e consegnati, altrimenti passiamo alle maniere forti.» intervenne Frost accanto a me.
«Seth. Edmund. Frost.» Michael soppesò ogni parola. «Ti hanno mai detto che assomigli molto a tuo padre?» chiese. Per la prima volta vidi l'espressione di Frost traballare.
«Tu che ne sai di mio padre?» ringhiò con tono accusatorio.
«Oh, niente e tutto. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo. Ma conoscevo tua madre e i suoi segreti.» affermò. Anche io conoscevo la storia di Ellen. Una volta me l'aveva raccontata per spiegarmi cosa alimentasse il suo sentimento di vendetta. Ma sembrava che il suo unico figlio fosse all'oscuro dei dettagli.
«Allora puoi anche tacere, i tuoi tentativi di sviamento non funzionano con il sottoscritto.» si limitò a dire, mostrandosi ancora una volta fin troppo indifferente.
«Era per fare conversazione, in attesa di... Tu sei il figlio di Zelda e Oscar» esclamò McEwan con aria stupita posando lo sguardo su Zach. «Dio, come ho fatto a non accorgermi di te?» continuò abbassando la testa e scuotendo leggermente la testa, come se si stesse rimproverando della propria stupidità. «Eppure sei identico a lui.». La reazione in Zach è immediata. L'espressione si corruccia e i pugni si stringono.
«Molto divertente, McEwan» intervenni.
«Stai prendendo tempo, vedo. Non fai altro infondo. Stai aspettando che arrivino i tuoi seguaci? Mi spiace, ma questa volta non perderemo tempo in chiacchiere.» affermai prima di scattare per attaccarlo.
Lui si limitò a spostarsi di lato per schivare il mio pugno in fiamme. Mi voltai ruotando, mirando una gomitata al mento, ma lui si abbassò prontamente. McEwan era velocissimo anche senza l'Element, e non si disturbava nemmeno di rispondere all'attacco. Con lui non si poteva giocare di forza ma con la furbizia. Era importante prevedere le sue mosse.
Continuai ad attaccarlo, così come lui continuò a sfuggirmi. Ogni colpo mancato mi mandava ancora più in bestia facendo montare una rabbia animale nei miei recessi. Ma riuscii a mantenere comunque la lucidità per osservare i suoi movimenti. Zach e Seth cercarono di intervenire ma li bloccai con un gesto. McEwan era solo mio. Stavo prendendo sul personale le sue prese in giro e il mio orgoglio mi impediva di farmi aiutare. Anche se nei recessi mi rendevo conto che era la soluzione più saggia. McEwan continuava a non rispondere ai miei assalti. Menai un colpo al volto ma lui si abbassò per schivarlo. In mezzo secondo mi ritrovai una sua mano appoggiata all'addome, poi un fendente d'aria partì dal suo palmo, lanciandomi indietro. Sfruttai il colpo per fare un salto mortale all'indietro e ricadere in piedi.
«Soliti trucchetti, Micky?» lo schernii.
«James, non puoi eguagliare la mia velocità. Con o senza Element.» disse incrociando nuovamente le mani dietro la schiena.
Non avevo nessuna intenzione di eguagliarlo. Non si poteva battere un Imperium dell'aria esperto come lui nel suo terreno di gioco. Avrei usato a mio vantaggio i miei elementi.
Partii di nuovo all'attacco. Memorizzai in fretta le sue mosse e iniziai a prevederle, riuscendo infine a colpirlo. Le cose si stavano facendo interessanti. L'aria era troppo secca per evocare l'acqua. Ed era difficile percepire i liquidi del corpo di una persona che si muoveva così velocemente. Ma un fuoco abbastanza potente consumava l'aria.
«Stanno arrivando, James» mi sussurrò all'orecchio quando bloccai un suo colpo.
In seguito fu difficile capire cosa successe. Riuscii in tempo a gridare il nome di Zach. Lui capì al volo, così come Frost. Riuscirono a difendersi quando una pioggia di fiamme cadde su di loro. Delle meteoriti artificiali piovevano dal cielo. Ma ciò non mi impedì di continuare la lotta contro McEwan. Figure umane comparvero dal nulla, come uno sciame di insetti attirati dallo zucchero. Avevano tutti una benda nera che li copriva il naso e la bocca, facendoli assomigliare a ninja. Ci circondarono ma in quel momento riuscii a bloccare McEwan a terra con una presa al collo. Ci circondai entrambi in un cerchio di fiamme alte e danzanti, in modo da tenere gli altri lontano.
«Avvicinatevi e per il vostro capo finisce male.» avvertii.
Michael osò ridere. Iniziò a ridere così tanto da far tremare tutto il suo corpo.
«Zitto.» affermai stringendo la presa.
«James, sappiamo entrambi che non mi ucciderai.» disse.
«Vero, ma posso sempre spaccarti qualche osso di troppo.» replicai con voce atona.
«Futuro poco allettante. Comunque non sono qui per me. Loro sono i seguaci di Ellen.» disse.
«E sono qui per te. Il caro vecchio pupillo della loro defunto capo. E non potrebbero essere più felici di sapere qui anche il figlio.» riuscì a strascicare nonostante la mia mano stretta attorno al collo.
«Ma ora sono fedeli a te. Di loro di andarsene e arrenditi. Sarebbe meglio per tutti, sopratutto per tua moglie e tuo figlio.». Era meschino da parte mia calcare sul suo punto debole in quel modo. Me ne rendevo conto. Infatti, la sua espressione cambiò drasticamente. Ma poi gli ritornò un leggero ghigno sul volto, poco marcato, e ad accompagnarlo uno sguardo di sfida, del tutto diverso dalla solita espressione calma e pacata che assumeva di solito.
«Non mi sono fedeli. Sono qui per te, te l'ho detto. Seguiranno te soltanto, anche se non sei più un Luogotenente. Eri come un figlio per Ellen e loro lo sanno. Ti considerano suo erede.» affermò. Alzai lo sguardo per osservare quelle persone. Erano meno di quanto pensassi, ma il modo in cui ci circondavano non lasciava spazio a punti deboli dello schieramento. Sembravano tutti inespressivi e tenevano gli occhi fissi su me e McEwan. Attendevano solo un ordine per attaccarci. Non vedevo i miei compagni, ma sapevo che erano lì, pronti a difendersi.
Quel lasso di tempo in cui mi distrassi permise a McEwan di ribaltare le sorti. Finii così a terra.
«Mai distrarsi, James» sussurrò.
«Hai mentito.» dissi.
«No, James. Io non ti ho mai mentito.» affermò. «Loro ti seguiranno. Anche se ormai sei un seguace del loro nemico. Questo perché si fidavano di Ellen e lei si fidava di te.» mi disse.
«Dove vuoi arrivare?!» chiesi con tono d'accusa. «Cosa vuoi da me? Perché ti comporti così? Perché mi dici queste cose? Sei sì o no dalla parte di Susan?!» chiesi mentre le fiamme attorno continuavano a divampare.
«Belle domande.» affermò. «Non ti so dare delle risposte. Perché sono i quesiti senza risposta che corrodono persone come te.» affermò.
«Che significa?» chiesi ancora. Significava che in realtà avrebbe avuto delle risposte, ma che non me le voleva dare?
«Brutto non capire, vero?» chiese lui con un ghigno, incurante del caldo che ci soffocava. Non smisi di alimentar le fiamme.
«Sei un bastardo McEwan. Ti ho sempre creduto il migliore tra quella schiera di dementi. Ma sei sicuramente il più...»
«Bando alle ciance, James.» affermò per poi liberarmi dalla presa. Rimasi sorpreso. E le fiamme svanirono in un attimo.
McEwan si rialzò e si spazzolò i pantaloni scuri.
«James, il novanta per cento dei Ribelli non segue Susan, lo sapevi?».
«No, Micky, non lo sapevo. Infatti sono rimasto bendato in tutti questi anni da Luogotenente. Che farei se non ci fossi tu. Ah, già! Vivrei molto meglio» affermai sarcastico.
McEwan sorrise alla mia battuta.
«Non ci arrivi? Ti sto offrendo la possibilità di sconfiggere Susan sul suo stesso terreno.» affermò.
Un centinaio di domande mi si affollarono in testa. Tutto di lui mi diceva di non fidarmi e anche la mia ragione affermava la medesima cosa, soprattutto essa. Ma sentivo che Michael aveva qualcosa di non negativo. Ma non necessariamente positivo.
«Cosa vuoi veramente, Michael?» sussurrai rabbioso.
«Cosa voglio io, non sono affari tuoi.».
«Allora sarò io a dirti cosa voglio.» affermai. «Voglio neutralizzarti.». Appena terminai la frase il terreno si mosse. Dalle piante dei piedi di McEwan iniziò a salire su per le sue gambe uno strato di terreno, finché non arrivò fino al suo busto, bloccandolo.
Per mezzo secondo rimasi sorpreso, credendo quasi che fossi stato io.
«Ci stavi mettendo troppo.» affermò semplicemente Frost affiancandomi.
«Le cose fatte bene hanno bisogno di tempo. Dato che è sempre il nemico numero uno, non puoi far altro che sfruttarlo a tuo favore.» replicai avvicinandomi a McEwan. «Vero, Micky?» ghignai.
Lui fece lo stesso.
«Se sei capace di sfruttare e ingannare il tuo nemico numero uno, non può essere considerato degno di te. Il nemico deve essere un tuo pari, una sfida interessante, vero James?» replicò. «Ora che vuoi farne di me? Di questo semplice Luogotenente?» chiese.
«Ti butterò in una cella buia e butterò via la chiave.» affermai. «Dopo che mi avrai detto dove tieni il tuo Element» gli dissi ad un palmo dal suo naso.
«Me l'hanno rubato.» affermò.
«Non mentire McEwan.» sussurrai minaccioso.
«Non sta mentendo.» disse Frost. Mi voltai per cercare lo sguardo del ragazzo, per assicurarmi della serietà della frase. Poi ritornai a fissare McEwan attraverso i suoi occhiali crepati durante il nostro breve scontro.
«Ascolta il tuo amico. Pensi veramente che mentirei con degli Imperium di terra in giro?» chiese.
«Non divagare, Micky.» ordinai.
«Ora mi tocca passare al mio spiacevole lavoro da Luogotenente.» disse con un sospiro. «Valentin Santos si è preso anche il mio Elements perché vuole sfidare il potere di Susan. Cosa non si fa per potere? E fin qui, non c'è niente di male, vero? Insomma, se si eliminassero a vicenda, a parte la distruzione di alcune città, non sarebbe più un problema per voi. Il problema sta nei vostri amici che lo stanno raggiungendo, non è così? Moriranno di sicuro. C'è da dire che Valentin non è pratico con l'Element e che ogni tanto i suoi poteri hanno dei picchi alti e altri bassi.» continuò tranquillamente. «Valentin dovrebbe essere nei pressi di una delle altre basi ancora intatte. Starà aspettando di colpire Susan quando meno se lo aspetta.» affermò con tranquillità. «Almeno finché i due Elements non l'avranno consumato del tutto. Imprevedibile quel che accadrà. Forse peggio di quel che potrebbe far Susan. Almeno lei potrebbe risparmiare i suoi stessi seguaci. Valentine raderebbe al suolo anche se stesso.». Michael si zittì aspettando la mia reazione.
«Fermeremo Santos prima che scoppi.» affermai semplicemente.
«Ah, poi c'è un altro problema.» affermò quasi  dispiaciuto. «Ho mandato tutti i miei uomini a catturare Sophie Hunter e ad uccidere chiunque sia assieme a lei. A quest'ora li avranno già trovati.». Il mio pugno colpì duramente la mascella dell'uomo, che fece scattare di lato la testa dell'uomo. Un rivolo di sangue gli macchiò l'angolo della bocca.
«Quindi hai tre scelte e il tuo "nemico numero uno" che ti ostacolerà in continuazione.
Portarmi nella mia cella e buttare la chiave, raggiungere Valentine Santos e fermarlo prima che sia troppo tardi o salvare la tua amata e il tuo migliore amico. Sarai ancora capace di sfruttare ed ingannare il tempo a tuo favore, James Sharp?» chiese con un ghigno.
La dura verità era lì. Non avevo la soluzione al mio dilemma. Il jet era uno solo e anche io ero solo uno. Scegliere una delle opzione sarebbe ignorare gli altri. Se avessi lasciato libero Michael McEwan, avrebbe causato altri problemi, forse anche più grandi. Andare da Valentine non avrebbe garantito la mia sopravvivenza ma bisognava almeno tentare di fermarlo per il bene di tutti gli innocenti. E infine, Sophie, Nox e Opal erano in pericolo. La mia priorità era ovvia, ma non potevo essere tanto egoista da fregarmene del mondo che mi stava ospitando. Un mondo schifoso, ma pur sempre il mio mondo.
Presi la decisione in una frazione di secondo. Dato che il tempo scarseggiava a prescindere.
«Ti porteremo con noi da Santos e tu ci aiuterai a sconfiggerlo.» affermai.
«Non c'è bisogno che ti dica cosa accadrà in caso contrario. Sei un uomo intelligente, McEwan.» dissi con un tono glaciale.
«In quanto a voi.» esclamai ai seguaci di Ellen. «Se veramente volete dare ascolto a me. Vi chiedo solamente di convincere più Ribelli possibili a fermarsi e ritirarsi. Altrimenti sarò costretto a fermarvi qui e adesso.» dissi.
I Ribelli fino ad ora rimasti in silenzio si tolsero la benda dal naso, rivelando i loro volti. Mi resi conto che la maggior parte di loro li riconoscevo. Li vedevo spesso alla tenuta di Ellen, anche se non ci avevo mai parlato.
Una ragazza dalla chioma ramata si fece avanti.
«James Sharp» disse. «Abbiamo servito Ellen ed è giusto che serviamo te. Abbiamo cercato di vendicarla, ma non abbiamo fatto altro che perdere molti dei nostri.» affermò. Abbassò lo sguardo. «Abbiamo bisogno di una guida che ci indichi la strada giusta, così come faceva Ellen. Una persona dotata di intelletto e che creda negli stessi ideali di Ellen.» continuò portandosi una mano al petto. Come se mi stesse giurando le sue parole.
«Ferma un secondo, rosellina» intervenne Zach. «Siete sicuri di volere avere Mr. Fiamma facile come capo?» chiese Zach con espressione incredula. Mi voltai verso di lui inarcando un sopracciglio.
«Che problema c'è? Sono perfetto.» affermai oltraggiato dalla poca fiducia che il mio amico riponeva in me. Non volevo essere il capo di nessuno, ne tantomeno dei fanatici seguaci di Ellen, ma non mi piaceva che il mio amico mi screditasse in questo modo.
«Ma che problemi hai, Sharp?» chiese Frost con un'espressione disgustata.
Ero intenzionato a replicare ma poi ricordai che quella gente attendeva una mia risposta.
«La vostra guida, siete voi stessi.» iniziai. «Non posso essere io. Non credo più negli ideali di Ellen perché ho trovato il mio, quindi, mi spiace ragazzi.» affermai prima di dirigermi verso il jet come se nulla fosse successo.
Frost e Zach mi seguirono a ruota con il sarcofago di McEwan appresso.
«Sharp! Non ci puoi liquidare così! Mi hai sentito?» esclamò un ragazzo forse poco più giovane di me.
Avevo già detto quel che c'era da dire. Non avrei aggiunto altri. Se non erano stupidi avrebbero fatto la scelta giusta.
«Jase, li lasci andare così? Ci potrebbero essere di grande aiuto.» mi chiese Zach.
«Se ci vogliono aiutare deve essere una loro scelta, non mia.» replicai.
Arrivammo sul jet soli, sani e salvi, quindi supposi che avessero ascoltato le mie dritte.
«Zach, lo so che vorresti ritrovarti con Opal al più presto, ma...» iniziai appena presi i comandi.
«Ehi, amico. Io son con te. Non mi preoccupo per mia sorella.» affermò dandomi una pacca sulla spalla prima di tornare a sedersi.
«Già, c'è Nox con lei. La proteggerà anche per te.» affermai.
«Scherzi? Semmai sarà lei a proteggere lui.» replicò il rosso con un sorriso di superiorità sul volto.

Elements: Perdita (in revisione) Where stories live. Discover now