32. Jase: Nella tana

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«Qui non c'è niente» disse Joy «Joy. Zitta» la rimproverai. Era difficile trovare il Rifugio dei Ribelli anche per i Luogotenenti. Se non eri stato invitato non potevi entrare. L'entrata principale ed ufficiale è dall'alto e anche in quel caso i velivoli sono programmati con il pilota automatico. In sostanza, il Rifugio non è localizzabile da nessuno se si vuole entrare. Ho sempre saputo come uscirne avendo ottenuto la piantina dell'edificio anni prima. Era un segno di fiducia che solo i Luogotenenti poteva usufruirne. Ma entrare... Se non vedevi nemmeno l'edificio e non conoscevi la collocazione esatta... Come facevi? Era un luogo celato persino ai sensi degli Imperium di terra, quindi Frost era totalmente inutile. Potevo basarmi solamente sui miei ricordi della mia fuga. Che non erano poi tanto chiari. «Come fai a sapere che il luogo in cui abbiamo lasciato il jet è sicuro? È ancora molto lontano? Non è pericoloso lasciare la nostra unica via di fuga così...» Mi voltai di scatto e afferrai Joy per le spalle «So che hai paura Joy. Ma è indispensabile lasciarmi concentrare. Quel posto è il luogo in cui mi incontravo con Nox quindi è sicuro fino a prova contraria. C'è solo un modo per uscire ed entrare in sicurezza da questo posto, ed è dall'alto, con i jet di Susan Blackwood. Ma ci sono troppe telecamere e sensori oltre al fatto che non so esattamente dove si trovi. Ci abbatterebbero a vista» le spiegai «Ma tu come facevi ad incontrarlo se è tutto controllato?» mi chiese Joy «Chiedevo il permesso di lasciare il Rifugio e mi assegnava un jet. Poi toglievo il pilota automatico e mi dirigevo verso il punto d'incontro con Nox» dissi ovvio «E nessuno ti ha mai scoperto? Mi sembra poco probabile» intervenne Frost «La differenza tra B.L.C. e Ribelli è che Susan ci permetteva di fare quel che ci pareva a condizione che le fossimo fedeli e che seguissimo gli ordini e accettassimo le sue punizioni. Ovviamente sapeva... Se non avesse saputo ora non saremmo qui a salvare i miei migliori amici. Sono stato imprudente... E...» notai una strana macchia sulla corteccia dell'albero in cui mi ero appena appoggiato. Mi avvicinai ed a un esame più attento constatai fosse sangue secco. Molto probabilmente era il mio. Mi guardai intorno e sorrisi «Ci siamo. Ci sono trappole ovunque. In aria e sotto terra. Si possono innescare sia a pressione che attraverso sensori. È inutile che ci provi Frost. Non sono percepibili» dissi vedendo il ragazzo abbassarsi. «Appena dentro partiranno i sensori degli intrusi. Dobbiamo evitare le guardie che arriveranno da tutte le parti e lì dove non ci sono guardie ci sono altre trappole. Cercheremo i ragazzi e Max, e sarà come cercare un ago in un pagliaio. Disattiveremo le trappole e scapperemo. Non ci divideremo per accelerare il processo. Intesi?» dissi in fretta. Joy deglutì. «Siete ancora in tempo per tornare al jet e volare via.» dissi senza guardarli. Joy mi strinse la mano e mi sorrise. «Bene. Allora andiamo.».

Sembrava una foresta qualunque. Alberi verdi, tanti alberi verdi tutti immobili. Solo che sembrava una foresta qualunque rappresentata nelle foto. Infatti era tutto troppo statico. Non tirava vento e non si sentivano rumori di insetti o qualche altro tipo di animale. Era tutto così silenzioso e immobile che sembrava un' immagine ferma nel tempo. Normalmente stare in natura è la cosa migliore per gli Imperium. Hanno libero accesso ai loro poteri. Ma quella non era natura nonostante gli alberi fossero veri. Feci un cenno con la mano e avanzai adagio, sperando di non inciampare in qualche trappola. Mi abbassai e appoggiai delicatamente una mano a terra. Chiusi gli occhi e sentii l'acqua scorrere. La evocai e puntualmente sentii un fischio che annunciavano le frecce. Creai una cupola di ghiaccio che ci difese. Ghiacciai il terreno e invitai i ragazzi a camminare sopra la lastra di ghiaccio da me creata. Joy fece prima a levitare. Invece di spostare i rami che ci intralciavano la strada, li sorpassavamo come se fossero laser. Ovviamente uno di noi fece un passo falso perché dal nulla comparvero lingue di fuoco troppo potenti da domare. Iniziammo a correre, un errore madornale che attivò altre trappole. Lame voltanti puntarono verso di noi, il terreno si spaccò, aprendosi sotto di noi e per poco non precipitai se Frost non mi avesse evocato un appoggio. Non avendo il tempo di ringraziare, proseguimmo. Era molto meno lontano quando ero mezzo morto... Finalmente vidi un cambiamento nel paesaggio. Gli alberi erano più radi «Ci siamo... Dev'esserci un sottopassaggio segreto qui da qualche parte dalla quale sono fug...» dissi loro fermandomi. Mi voltai e vidi che Joy aveva vari graffi per il corpo così come Seth. Anche io ne avevo alcuni provocati dalle lame... Ma non tanti come loro. «Ci siete?» chiesi per sicurezza «Niente che non possa guarire» si affrettò a dire Joy «Sono come gli allenamenti della B.L.C.» disse «Solo doppiamente più pericolosi e letali» aggiunse Frost tranquillamente. «Mi sembra di stare negli Hunger Games...» borbottò mia sorella facendomi sorridere. E dire che da piccola odiava leggere «Prima lezione da parte del tuo favoloso fratello. Tutta la vita è un edizione degli Hunger Games» dissi premendo la mano contro quello che sarebbe dovuta essere aria. Ma la mia mano incontrò un muro freddo che si spostò e un lungo corridoio per nulla illuminato comparve dal nulla. «Sono sicuro che sappia già che siamo qui... Conosco un modo per evitare le guardie. Seguitemi.» sussurrai entrando ed attraversando il corridoio di corsa. Era come essere un Velocista. Bisognava correre, correre e correre. Presi passaggi segreti e stranamente non trovai nemmeno un Ribelle. «È strano che non ci sia nessuno» mi disse Seth «Perché sto prendendo passaggi segreti che solo i luogotenenti conoscono» risposi. Ma in realtà non ci credevo nemmeno io. Era comunque strano. «Per di qua» dissi conducendoli per le segrete... Lì dove ero stato rinchiuso io stesso per troppo tempo... Quel luogo mi stava rendendo claustrofobico. E anche lì mi sorpresi... Perché non c'è nessuno? «Jase... È strano che non ci sia nessuno. Ho un brutto presentimento.» mi avvisò Joy. «Anche io... Ma non possiamo tornare indietro ora. Controllai in ogni cella ed erano tutte vuote come avevo previsto. Susan non faceva molti prigionieri. Preferiva uccidere direttamente gli oppositori. Tranne se i prigionieri avrebbero potuto fruttare qualcosa per lei. All' ultima cella stavo per perdere le speranze ma dallo spiraglio della guardia riconobbi due figure. Una era accasciata a terra come una bambola di pezza, il volto chino e i capelli rossi più scuri e sporchi di quanto ricordassi. Aveva un braccio ricoperto interamente di sangue secco e sembrava avesse una ferita grave ancora aperta. Le caviglie erano legate tra loro da un materiale che sicuramente non era metallo, altrimenti si sarebbe potuto liberare. Un' altra aveva le mani sigillate da quello che sembravano guantoni di gomma ed entrambe erano appese al soffitto, un rimedio all'elettricità, lasciando la ragazza minuta a penzolare come un cadavere impiccato. I ricci color caramello erano sporchi anch'essi di sangue secco e coprivano il volto di lei. «Zach! Opal!» esclamai battendo i pugni sulla porta d'acciaio. Il ragazzo alzò la testa e vidi un guizzo nei suoi occhi vispi «Jase?» sussurrò «Sì, sono io!» a quel punto anche Opal alzò lo sguardo e mormorò «Quanto cazzo ci hai messo?» proprio mentre il gemello diceva «Non sono mai stato così felice di vedere la tua brutta faccia» ma ogni tentativo di scherzare venne spazzata via dalla smorfia di dolore. «È colpa mia. Vi ho messo io in questo guaio. È tutta colpa mia. Se non mi aveste mai conosciuto, aiutato e accolto non sareste in questo casino» dissi affranto «Non dire idiozie Jase. Senza te non saremmo nemmeno vivi» mi rimproverò Opal guardandomi dritto negli occhi «Ma siete stati catturati perché io sono scappato!» protestai «Ascolta Jase, per quanto mi piaccia vederti disperato che ne dici di liberarci e riparlarne dopo?» intervenne Zach. Tutto quel sangue mi faceva preoccupare da morire ma aveva ragione «Sì. Fatevi indietro» dissi accendendo le fiamme. Tentai di fondere la serratura ma non ci riuscii. Ma di che cazzo è fatto? Qualcuno mi toccò la spalla e io mi voltai furente. Provando un immensa rabbia da dimenticarmi che non ero solo. «Fa provare me, Sharp» intervenne Frost. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro e colpì la porta con entrambe le mani. Il metallo si piegò sotto i suoi pugni. Ci riprovò e il metallo si accartocciò nelle sue mani come carta sa stampa. «Da quando controlli il metallo?» chiese Joy stupita «Da quando ho voluto imparare a farlo» replicò lui tenendosi massaggiandosi i polsi e le  nocche. Deve avergli fatto male. Zach ne era sempre stato capace e lui non aveva nessuna difficoltà. Ma perché era anche un Imperium del fuoco, e questo facilitava l'apprendimento. Mi fiondai dentro, raggiungendo il mio amico a terra sanguinante con il tentativo di liberarlo mentre i ragazzi soccorrevano Opal. Zach aveva perso molto sangue e praticamente sguazzava nella sua pozza. Le sue catene le liberai con facilità e lo tirai sù facendolo appoggiare su di me. «Fai piano» mormorò lui. «Aspetta Zach...» mi strappai una manica della giacca, ne bruciai l'estremità e feci una medicazione improvvisata sul braccio malridotto del ragazzo. Ma che gli aveva fatto? Zach strinse i denti mentre Opal cadeva tra le braccia di Frost. Sfinita. «Joy... Hai una di quelle pillole della B.L.C.? Sai quelle che guariscono le ferite superficiali e ti mettono energia» le chiesi mentre lei si frugava nella tasca interna della giacca e me ne passò una. Ne ficcai una in bocca il mio amico «Deglutisci» gli ordinai. Intanto Frost faceva lo stesso con la ragazza. La pillola avrebbe aiutato. Ma avevano bisogno di vere cure. «Come ti senti?» chiesi al mio amico «Meglio. È più sopportabile» mormorò. «Nox e Max dove sono?» chiesi «Non lo so... Ci hanno separati fin da subito» disse il ragazzo mentre lo aiutavo a rimettersi in piedi. «Riesci a camminare?» Zach si mise a ridacchiare «Che bello, un Jase preoccupato per me. Mi si scalda il cuore!» esclamò «Se hai ancora tutto questo entusiasmo per scherzare, vuol dire che stai benissimo» dissi uscendo dalla cella, riflettendo su dove potesse essere il mio migliore amico. Ma appena fuori dalla cella realizzai che eravamo circondati. In mezzo ai Ribelli avanzò Valentin Santos «Pensavo fossi morto... Però, è bello che tu non lo sia. Susan vuole vederti.». Mi irrigidii. L'ultima volta che voleva vedermi mi ha torturato davanti ad una telecamera. Mi voltai indietro a guardare gli altri che erano ancora all'interno della cella. «Lasciateli liberi. E io verrò con voi» dichiarai «Non sei nella condizione di trattare chico» mi canzonò l'uomo. Strinsi i pugni «Io sono sempre nelle condizioni di trattare» dichiarai alzando le braccia. «Veramente coraggioso... O stupido. Vuoi rivedere il Geminus delle piante e Meng Xu. Ti conviene seguirmi e non fare storie.» disse Santos voltandosi. Riluttante lo seguii assieme ai ragazzi che mi seguirono in silenzio. Joy avanzò e mi strinse la mano per rassicurarmi. Quei familiari corridoi mi mettevano i brividi e dalle finestre si vedeva il Campo popolato da alcuni Ribelli in fase di addestramento. Joy fissava affascinata quel luogo, dominata, come era successo a me un tempo, da timore, disprezzo e ammirazione. Stavamo raggiungendo quella che era la Sala Riunioni con i seggi dei Luogotenenti. Era proprio come me la ricordavo. Buia e inquietante. Tutti i posti erano vuoti, eccetto uno girato di schienale appartenente al capo dei Ribelli. Susan fece ruotare la sedia e appoggiò i gomiti sul tavolo, intrecciando le dita sotto il mento «James Sharp» disse freddamente «Mia nipote? Ero sicura che sarebbe venuta... Pazienza ho mandato Michael al Centro per sicurezza.» disse non nonchalance. «È stato facile entrare qui dentro vero?» mi chiese come se mi stesse offrendo delle caramelle. Ironia della sorte, c'erano delle caramelle su un piattino di vetro decorato ed elegante sul tavolo dalla quale Susan ne prese una e la scartò «Volete favorire? È Mou» disse gioviale. «Susan...» iniziai «Susan? Non mi chiami più Lady Blackwood?» chiese lei guardandosi le unghie dipinte di nero. «Lady Blackwood» mi corressi «Vorrei chiederle di liberare i miei amici.» dissi «E perché dovrei? Non ci guadagno niente» disse. Quella donna sapeva benissimo cosa voleva. E qualunque cosa avessi detto... Non sarebbe servito a niente. «Jamie... Perché continui a deludermi? Eri il mio preferito... Guarda questa tavola. Guarda che è successo. È vuota!» ringhiò facendo sobbalzare quasi tutti «Ellen si è suicidata, David è stato ucciso, mi hai obbligato a punire Courtney...» al suo nome mi si strinse il cuore... Non era scappata come le avevo detto di fare... Perché? «Ho la sensazione che Michael trami contro di me... L'unico che è sempre stato al mio fianco è Valentin...». L'uomo si mise accanto a me in tutta la sua imponenza «Mi spieghi come faccio ad attuare i miei piani senza i miei Luogotenenti? Ah, fortuna che c'è anche Philip... Vero Philip?». Dall'angolo più buio della stanza avanzò un ragazzo dai capelli mossi raccolti in una coda alla base del collo. Si aggiustò gli occhiali con l'indice e si mise affianco alla donna. Rigido come una statua. Sentii Joy fremere di rabbia accanto a me. Le strinsi la mano d'istinto. «Dimmi cosa vuoi» continuai «Sssssh Jamie! Rilassati! Tanto anche se provi a scappare non potrai andare lontano! Gli amici che ti sei tanto preso la briga di venire a salvare sono feriti così gravemente che non potrebbero andare lontano» disse la donna sventolando una mano. All'improvviso mi fu chiaro. Farmi trovare Zach e Opal era un suo tentativo di tenermi bloccato qui. Mi avrebbero rallentato in caso di fuga o anche solamente in una lotta dato che mi sarei dovuto occupare di attaccare, difendere me e proteggere loro. «Dove sono Nox e Max?» chiesi ancora «Max? È così che si fa chiamare Meng ora... Quell'uomo mi ha tradita nel peggiore dei modi, l'ho cercato in lungo e in largo. Persino in Europa! Ed invece è sempre stato sotto il mio naso. Pensi davvero che te lo lascerei portare via?» mi schernì lei. Mi avvicinai alla donna e mi sedetti con arroganza sulla mia vecchia sedia. Mi appoggiai al tavolo come lei e dissi «Facciamo una scommessa» dissi. Susan si mise sull'attenti. Lei adorava le scommesse... E il sangue... E la sofferenza. «Sentiamo.» «Adesso mi dirai dove sono Meng e Nox. Io tenterò di salvarli e se riesco ad uscire da questo edificio entro tre ore con loro, tu ci lascerai andare e non ci inseguirai.» dichiarai «E se invece non ce la fai?» chiese lei «Tornerò ad essere il tuo Luogotenente e farò quello che vuoi.». Susan scoppiò a ridere «Come posso saperlo che lo farai veramente? La tua parola non conta niente» mi disse. Serrai le labbra per la frustrazione ma mantenni il contatto visivo. «Mi porterai Sophie Hunter.» dichiarò la donna. «No. Lei non rientra nei patti» affermai deciso «Allora non se ne fa niente della scommessa» replicò con nonchalance. Scommettere Sophie? Rischiare di metterla in pericolo? Lei è già in pericolo. Sussurrò una vocina in me. Se non accetto i ragazzi e Joy non avranno speranza. «Va bene. Ti porterò Sophie se perdo.» dissi riluttante «Jase...» iniziò Joy ma qualcuno la fermò. Frost probabilmente. «Un'ora. Un'ora e cercherò di impedirtelo con tutti i Ribelli che ho a disposizione.» disse la donna. «Due» trattai «Un'ora e mezza. Né un secondo in meno né uno in più.» dichiarò «Meng si trova nel vecchio ufficio che un tempo gli apparteneva, sta lavorando ad un nuovo prototipo. Il tuo amico delle piante l'ho lasciato nel Fosso.» mi vennero i brividi. Il Fosso era una cella buia e fredda in cui isolavano i prigionieri che sarebbero dovuti morire. Era una forma di tortura lenta e sofferente anche se per nulla violenta. Solitamente era per gli Imperium molto potenti che avevano rifiutato "le offerte" di Susan... Talvolta capitava che mettesse gli occhi su certe persone. «Affare fatto. L'ora e mezza parte da... Ora» disse schioccando le dita facendo comparire una piccola fiammella «Prendeteli e rinchiudeteli» disse freddamente. Mi lasciai afferrare e bloccare le mani dietro la schiena mentre Joy e Seth si dibattevano. Zach e Opal invece rimasero impassibili «Piano bello. Ho il braccio maciullato» scherzò Zach. Adoravo quando i miei amici capivano immediatamente cosa avessi in mente. Fissai Joy negli occhi e lei mi guardò, prima confusa e spaventata poi con comprensione e fiducia. Vedendo la ragazza calmarsi lo fece anche Frost. Andai appositamente a sbattere contro Santos «Levati!» gli ringhiai contro. Lui sorrise soddisfatto senza sapere cosa gli avessi sottratto.
C'era un tratto di strada uguale, dalle celle alla Fossa e quella non poteva aprirsi senza l'apposita tessera magnetica che avevo sfilato a Santos prima. Sempre tenendo le mie mani ammanettate dietro la schiena. Le guardie mi condussero verso una delle celle grigie. Prima di entrare, saltai e bloccai il passaggio appoggiando i piedi sul muro. Piegai le ginocchia e mi spinsi all'indietro. Sfruttando lo slancio feci una capriola e portai le mie braccia in avanti, stringendo il collo della guardia con le manette. La guardia accanto mi stava per attaccare ma spinsi l'uomo tra le mie braccia davanti a me, utilizzandolo come scudo. Me ne liberai. Accumulai della saliva e la sputai sopra le manette. In men che non si dica fui libero. Altre guardie si stavano buttando su di me, ma mi spostai all'ultimo momento facendolo cadere nella cella. «Bye Bye» canticchiai arrogante. Chiusi il portone di scatto, soddisfatto all'idea che non si potesse aprire dall'interno. Joy e Frost stavano combattendo inconsapevolmente fianco a fianco. Lui copriva i punti liberi di lei e stesso faceva lei per lui. Opal arrancava a fatica per difendere il fratello dietro di lei piuttosto pallido. Lo raggiunsi sconfissi con facilità le altre guardie. «Andiamo a prendere Nox.» dissi. Nel frattempo altri Ribelli arrivavano, capitanati da Valentin Santos. «Ehi Frost, ti dispiace?» dissi facendo passare gli altri giù per le scale. «È metallo.» «Io... » Iniziò il ragazzo. «Fammi indovinare non ti riesce tutte le volte» dissi serio. «Faccio io» intervenne Zach. Appoggiò la mano sana sul muro di metallo e con uno strattone chiuse l'entrata delle scale chiudendola come fosse una tenda. Quello sforzo sembrò costagli molto, tanto che le gambe gli cedettero. Lo accorsi «Andiamo a salvare il nostro amico» disse invece, guardandomi seriamente come capitava veramente poche volte. I Ribelli stavano già cercando di buttare giù la porta provvisoria mentre noi scendevamo velocemente le scale. Il cuore mi batteva a mille e la testa era completamente libera da tutti i pensieri. Tranne che per quello con l'obbiettivo di salvare quella testa di cactus di Lucas Steel. Giunti a destinazione trovammo la botola del Fosso chiusa da tre lucchetti giganteschi di tre materie diverse. «Odio quella donna» borbottò Joy «A chi lo dici» convenne Opal. «Sono più che sicuro che non si scioglieranno né col fuoco e non si faranno tagliare da nulla...» disse Zach «Allora passiamo al classico scassinamento» dissi evocando una specie di lancia di ghiaccio. Mi avvicinai e mi chinai per infilarlo in uno dei buchi dei lucchetti. Muovendolo secondo uno schema preciso riuscii a liberare la prima catena «Dove hai imparato a farlo?» chiese Joy «In giro» minimizzai sbloccando il secondo lucchetto. Intanto in lontananza si sentivano gli echi dei passi dei Ribelli. I ragazzi si misero in guardia. Mi affrettai a sbloccare anche l'ultimo e aprii la botola. «Buon giorno, amico. Dormito bene?» chiesi notando la zazzera di capelli neri di Nox che alzò lo sguardo socchiudendo gli occhi «C'è troppa luce» disse la sua flebile voce «Scusami, colpa mia che sono troppo splendido splendente» dissi «Come il pavimento della cucina a Seattle» intervenne Opal sapendo benissimo che era sempre lercio per colpa di Zach. «Voi avete un insano problema di essere inopportuni» dichiarò Seth mentre tiravo fuori dalla buca il mio amico barcollante «No, quello è un problema di Joy. Dovresti saperlo» dissi «Ehi!» protestò la nominata. «Piuttosto, come usciamo di qui?» chiese il biondo. Nox si appoggiò pesantemente a me, privo di forze. Il suo volto era pallido come un lenzuolo. «Ehi» gli dissi preoccupato. «Joy hai...» la ragazza non aspettò il termine della domanda ed aiutò il mio amico ad ingerire quella pillola magica. «Jase... Possiamo passare per i condotti d'aria. Sono proprio sopra di noi...» mi rivelò la giovane. «Sei mitica» le dissi sorridendo fiero «Lo so» si vantò. «Dov'è?» chiesi. Lei indicò il soffitto. Gli passai il mio amico che stava piano piano riprendendo colore. Mi baciai le nocche per far scena e feci esplodere il soffitto creando un foro. «Salite presto!» esclamai coprendomi il naso per evitare di ispirare la polvere che non si era ancora diradata. Joy aiutò agilmente i ragazzi a salire mentre i Ribelli erano ormai un passo da noi. «Muoviti Jase!» gridò mia sorella allungando la mano. «SHARP!» sentii il vocione di Santos. Spiccai un salto ed salii nel buco, ritrovandomi nello stretto condotto dell'aria. Sostenendomi solo per le gambe, calai solamente il mio busto nella stanza della Fossa, rimanendo a te sta in giù. Guardai i Ribelli entrare e fissarmi con sguardi famelici da una prospettiva decisamente orribile. Non che visti normalmente fossero più belli. «Che fai?» mi rimproverò Joy «Ehi!» dissi ai Ribelli ignorando la ragazza «Che carini! Sono felice che mi abbiate raggiunto.» dissi sorridendo «Non credete che faccia un po' freddo qui? Meglio riscaldare l'ambiente no?» dissi allungando il braccio, puntando la testa pelata di Santos, e sparando del fuoco come se il mio braccio fosse un lanciafiamme. Mi tirai sù di scatto per evitare di essere inglobato nel mio stesso attacco. «Gattonate!» gridai ai ragazzi dato che non c'era abbastanza spazio per restare in piedi. Il condotto vibrò per le esplosioni mentre noi avanzavamo più in fretta possibile. «In alto, andate in alto!» gridai cercando di raggiungere il primo della fila. Ad un certo punto iniziammo a sentire tutti troppo caldo, voltai la testa e vidi in lontananza un ondata di fuoco che divampava verso noi. Occhio per occhio, dente per dente. Pensai «Merda! Uscite! Uscite!» gridai mentre evocavo un ondata di fuoco di forza opposta per guadagnare tempo. La potenza di quelle fiamme, però, era troppa e, nonostante i miei sforzi, mi fece arretrare. Il mio fondo schiena scivolò come se fossi su uno scivolo, finché qualcuno non mi agguantò per la collottola della giacca di pelle e mi trascinò in un lungo corridoio buio. «Ci siete tutti?» chiesi. Tutti risposero affermativamente. «Nox, stai meglio?» chiesi mentre cercavo di orientarmi. «Tranquillo. Non ti preoccupare per me» disse la sua flebile voce.
Il mio timer interno diceva che erano passati cinquanta minuti e dovevamo ancora trovare Max e l'uscita. Quando capii dove eravamo, sorrisi all'idea che il suo ufficio fosse veramente molto vicino. «Seguitemi» dissi. Iniziammo a correre nella direzione corretta finché non trovai una porta blindata. Max era oltre quel muro d'acciaio. «Il muro è meno resistente della porta. Ci conviene sfondare questo.» disse Zach appoggiando la mano sana sul portone «Perché non credo di avere le forze per aprirl...». Il muro esplose. «Parli troppo fratello» disse Opal con ancora la mano attraversata da scariche elettriche. Ci fiondammo dentro lo studio, mentre Frost e Joy controllavano i corridoi. La brutta sorpresa? La stanza era vuota. Nessuna traccia di un uomo orientale dall'aria gentile. Max non c'era. Il che significava che Susan aveva mentito. E cosa ancora peggiore? Il tempo stava scadendo.

Angolo Autrice

Ehi cari Imperium! Ecco a voi l'ennesimo finale ad effetto! Almeno spero che lo sia! Non ho molto da dirvi in realtà...
P.S. Ho tolto l'immagine di Febbraio per poterla fare meglio la prossima volta che non so quando sarà 😅.
Al prossimo capitolo con il POV di Sophie Hunter dal titolo "Il figlio dell'Orfano" che titolo curioso... L'Orfano... Uno che non ha i genitori e... Okay lasciamo perdere. Spero di poter aggiornare in tempo nonostante la prossima settimana io sia in gita... Altrimenti... Beh, vedremo. Bye bye!

Elements: Perdita (in revisione) Where stories live. Discover now