33. Sof: Il figlio dell'Orfano

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«Michael McEwan? Quando... Quando è stato catturato?» chiesi scioccata. «Veramente è arrivato qualche minuto fa chiedendo espressamente di te. In pratica si è consegnato...» iniziò Coral «Andiamo» dissi avanzando decisa verso di lei «Vengo con te!» Lettie mi raggiunse «No, Lettie. Resta qui con loro.» la rassicurai scompigliandole i ricci. Poi mi diressi verso lo scrittore seguita a ruota da Coral ignorando lo sguardo ferito di mia sorella.
Iniziavo seriamente a odiare le prigioni della Base 1. Ci ero già stata fin troppe volte e tutte le esperienze portavano ricordi negativi. Appena la porta si aprì, grazie alla tessera magnetica della guardia, mi feci guidare alla cella giusta, sorpassando il mio alloggio di un'ora fa. Era stato chiaramente concepito per una permanenza più duratura dato come l'avevano arredata. Ma io mi sono arresa prima del previsto. Anzi, il nonno era stato più convincente del dovuto. Parlando del diavolo... Il nonno si trovava in piedi davanti ad una cella molto simile alla mia e fissava un uomo all'interno. Era in piedi diritto e guardava il soffitto con le mani allacciate dietro la schiena e gli occhiali appoggiati sul naso, un volto inespressivo era stampato come un tatuaggio perenne. «Sophie. Sei venuta» disse mio nonno percependo la mia presenza ma senza voltarsi. «Nonno» dissi freddamente, mentre una parte di me sentiva che ormai potevo chiamare solo lui così. «McEwan, lei è qui» dichiarò il padre di mia madre «Ho detto che volevo parlare con lei. Solo con lei...» fece l'uomo assorto come se in realtà stesse seguendo un filo dei suoi pensieri. «Che differenza fa se me ne vado? Qui ci sono telecamere ovunque» «Allora fammi uscire di qui...» replicò Michael McEwan «Non sei nella posizione di dettare regole. Ti ricordo che sei nostro prigioniero» lo avvertì «Mi sono consegnato. Non è un atto di fiducia concreta per voi?». L'uomo prese a passeggiare all'interno della cella aggiustandosi ogni tanto gli occhiali in un gesto che mi ricordava Philip. «No» disse secco il nonno. «Ma di James Sharp vi siete fidati però...» iniziò lui «Non osare paragonarti a James!» ringhiai. Il nonno alzò una mano in una muta richiesta di rimanere in dispare «James Sharp è nelle nostre mani da sempre. Abbiamo le persone che più ama e lui farebbe di tutto per loro. Lo sai meglio di me che il modo migliore per controllare una persona è attraverso i suoi cari...» disse il nonno impassibile facendomi sgranare gli occhi per tanta freddezza. Invece di replicare Michael si mise a ridere «È per questo che non avrai mai Susan Blackwood... Lei non sa più amare, non è così Christopher?» disse lo scrittore con un ghigno «Fossi in te Michael, non farei tanto il superiore. È vero, Susan è praticamente intoccabile, è potente e senza legami... Ma tu... Tu sei una sua pedina preziosa e io so come far cadere te...» disse il nonno sorridendo amabilmente «Conosco il tuo segreto.». Se Michael era stato turbato dalle parole del nonno non lo diede a vedere. «Non ci credi? Sto parlando di Scott McEwan...» disse il nonno. A questo punto Michael diede un poderoso pugno sulla vetrata che tremò mentre si vedeva la pelle delle sue nocche spaccarsi e macchiare il vetro con sangue rosso. «Come fai a sapere di lui» sussurrò minaccioso lo scrittore, perdendo tutta la pazienza e l'indifferenza che lo aveva sempre circondato «Credi di essere molto scaltro vero McEwan? Ma io lo sono di più. Non puoi nascondere due persone ragazzo... Tanto meno da qualcuno che le vuole trovare e che conosce la tua storia.» disse mio nonno. «Non sono mai stato così felice di aver lasciato la B.L.C. Mi disgusti Christopher Barker. Potranno dire di tutto su Susan, che è malvagia, pazza e crudele... Ma tu... Tu sei dotato di ragione, una ragione perversa e piena di perfidia. Faresti di tutto per raggiungere il tuo inutile obiettivo e calpestare tutti come se fossero formiche indegne della tua attenzione. Ma un giorno perirai per queste formiche. Perirai.» disse l'uomo severo. Il nonno rimase impassibile a quella dichiarazione così veritiera e metaforica. «Vuoi ancora parlare con Sophie?» disse semplicemente. A quel punto Michael si voltò verso di me. «Voglio parlare da solo con lei.» «Te l'ho già detto è impossibile» replicò nonno Chris. «Nonno. Esaudisci questa sua richiesta. Una volta Michael mi ha salvato la vita e... Ed è stato il mio primo insegnante dell'aria. In caso fosse necessario posso cavarmela da sola» cercai di dire con calma «Sophie...» «Nonno... Abbi fiducia in me.» dissi «Lo sai che non posso. Di te non mi posso più fidare» disse l'uomo. Lo guardai negli occhi. «Che motivo ho di aiutare lui quando ha contribuito nella sofferenza di James e nella morte di mia madre? E probabilmente è coinvolto anche nella cattura dei miei amici.» dissi freddamente «Hai detto che ti ha salvato la vita. Sei in debito» «I suoi mali sono maggiori» affermai «Ti contraddici sempre» rise mio nonno. «Liberatelo» disse prima di andarsene.

Elements: Perdita (in revisione) Where stories live. Discover now