Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜La vera luce del giorno⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Sulle orme del pastore⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Principessa Calendula⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Castagna⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜La montagna⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜A polmoni pieni⚜

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By TheRabbitWriter

CAPITOLO 3


Mano nella mano, entrambi avanziamo lungo il corridoio verso le porte che conducono alla sala del convivio.
Invaso, assalito e divorato da così tanti pensieri, dilemmi e domande a cui non ho né risposta né soluzione.
Sprofondo in acque fredde con i piedi incapaci di svoltare e imboccare una via, è come se ogni mio movimento e pensiero fossero impediti.
Mi rendo conto di essere sempre stato una pedina nel guanto di mio padre per lunghi giorni, e sebbene io abbia reagito, sono comunque rimasto dentro la scacchiera, avanzando su questi quadri scuri e bianchi sotto l'immacolata luce bianca del sole verso le due porte come un condannato.

Dunque mi fermo, lascio la mano della principessa e resto in piedi con le punte degli stivali a un passo dall'ultimo riquadro di luce.
Rimango presso l'ombra come un triste cipresso, la fanciulla esita confusa, resta a fissarmi con titubanza mentre si accarezza la mano che non regge più la mia.

Sento nuovamente quella strana sensazione allo stomaco, quel rodimento agro ribolle in me e il mio palato si punge d'aspro.
Mia madre dice sempre che se le orecchie non odono, lo stomaco non si torce, malgrado fosse già al corrente di ciò che vi era tra me e Hansel, ha atteso di vedere prima di reagire.
Se i suoi occhi non avessero visto quel che io e l'amato mio abbiamo avuto sotto il salice quella notte, allora nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.

Ma come maledire una notte così bella? Come rimproverare i nostri animi giovanili e la nostra imprudenza?
Se l'occhio non vede, lo stomaco non si torce.
Io però ho udito, e ho dato valore a un mucchio parole vuote e scarne, ho versato lacrime sopra un corpo che neppure c'era e c'è. Ho domandato di questo cadavere a colui che si cinge sempre di orgoglio e maestà, ma egli in quell'istante è crollato come una torre, fremeva come un passero nel laccio del cacciatore e sviava lo sguardo mio e di mia madre, come il vento svia i corpi d'alberi nelle foreste.

Mio padre è un uomo di verità, non mentirebbe neppure se minacciato con una lama puntata alla gola. Tuttavia egli mi conosce molto bene, sa che quando desidero profondamente qualcosa, faccio di tutto per ottenerla, orbene se veramente voleva che mi sposassi con Calendula, mi avrebbe di certo mostrato il corpo di Hansel per darmi prova della sua morte: perché senza la presenza di quel corpo non ci avrei creduto.

Eppure io ho creduto, mi è bastato udire per credere a quella menzogna e cascare con la testa nel sacco come uno stolto.

Hansel non è morto, certo non so dove sia, ma l'unica speranza a cui mi appendo ora è il fatto che i miei occhi non abbiano visto.

Sollevo la corona dalla testa e la guardo, le gemme incastonate in questo pezzo d'oro sono beffe alle gemme che possiede il mio prezioso Hansel negli occhi suoi.
Dove troverò un sorriso bianco e luminoso pari al suo? Neppure il cielo in tempesta è più bello e grigio dei suoi occhi, e il suo viso è più soffice e delicato del manto di un agnellino.

Il cotone è marmo confronto il suo animo nobile e gentile, la tenerezza di un coniglio è polvere in rapporto al suo faccino.

Tutto quel che gli ho detto in quella magica notte sotto il salice, riaffiora in me come una campanula in primavera, mi coccola e fa fiorire un sorriso tra le mie guance. Conduco la corona al petto e la stringo, queste gemme come le albicocche, sono le uniche due cose che mi fanno sentire la sua presenza.

«Io non mi sposerò, non con vostra sorella» dichiaro con la corona ancora stretta al petto, proprio sul cuore.
«E cosa volete fare? Le vostre parole adesso non hanno alcun potere e neppure se unite alle mie»

Dice lei avvicinandosi, quel che dice purtroppo è vero, le nostre voci sono flebili sebbene vengano da cuori leali.
Che farò? Varcheró la porta e a gran voce annuncerò che sono contrario al matrimonio? La mia voce non ha voce.

«Dopo aver udito la verità? Non posso sposarmi, assolutamente»
Ribatto scuotendo il capo, l'unica cosa che mi rimane da fare è fuggire.
Ma anche se il mio pensiero corresse lontano, il mio corpo rimarrebbe qui. Non vedo via attorno a me, ogni porta mi è stata chiusa in faccia.

La principessa sospira, posa la mano sulla mia corona cessando il tremore alle dita, poi con il dito accarezza le gemme preziose incastonate in essa.

«Se vi aiutassi a sfuggire da questo fato scritto dai nostri padri, tornereste a trovarmi?» dice alzando gli occhi verso di me.

Le sorrido e colto da un'immensa gioia, fatico a trovare le parole per dirle grazie, così annuisco cercando di porle la mia fiducia solo con lo sguardo.
Ella si avvicina al mio orecchio e posa la mano sulla spalla.

«C'è una galleria segreta che conduce oltre le mura del regno, è stata costruita dai miei padri come via di fuga in caso d'invasioni. Non è mai stata usata ed è conosciuta solo dai membri della famiglia reale, né guardia e né servo né sono a conoscenza»
«Dove si trova?»

le domando calando il tono della voce, giro gli occhi e mi guardo le spalle.

«Venite, vi ci conduco io, ma dobbiamo fare molto in fretta»

Subito mi afferra per il polso e mi porta con sé, camminiamo a passo veloce ma quiete, per non farci udire neppure dagli orecchi delle statue decorative di busti e volti a ogni angolo.
Correndo mi lascio catturare dagli enormi quadri appesi per le pareti, chiedendomi se tra questi vedrò il viso della principessa Calendula, ma nessuno di questi dipinti pare ritrarla, ogni immagine rappresenta re Leonardo o un paesaggio verdeggiante del regno.
Ci fermiamo di fronte una porta, la principessa prima di abbassare la maniglia di questa, si guarda attorno con vigilanza, dopodiché apre la porta concedendomi con un cenno del capo di entrare per primo.
È così che metto piede nella camera reale di re Leonardo e sua moglie regina Helena, mi lascio meravigliare così tanto dai mobili e le tende, che è la principessa a richiamarmi per prestare attenzione.

«Venite, si trova dietro lo specchio» sposta lo specchio alla parete scoprendo un passaggio.
«Fate presto»
dice creando abbastanza spazio tra lo specchio e la parete, sufficiente per far sì che io ci passi.
Mi avvicino al passaggio e stando alla soglia resto a guardare la gola buia della galleria, così buia che se ci entrassi a occhi chiusi non me ne accorgerei neanche.
La fanciulla mi prende la mano e posa qualcosa in essa, apro il palmo e scopro il suo ciondolo.
«Tenete questa, così penserete sempre a me»  dice toccando il suo collo oramai nudo, il suo petto si è fatto più spoglio e vuoto, quel ciondolo violetto si sposava con il suo abito e nome, ora si trova al mio collo ma non bacia nulla di ciò che ho addosso.

«Non vi dimenticherò, principessa Lavanda» rispondo guardando l'oggetto nella mia mano.
Varco la soglia e mi trovo alla bocca del tunnel.
«Ricordatevi della promessa, tornate da me» dice sporgendosi, quasi come se volesse che me la portassi via.

«Se voi mi promettete di non pronunciare parola, allora verrò, dite che non mi avete più visto dopo che avete lasciato il corridoio, dite che vi avevo chiesto di lasciarmi solo»

«Lo farò principe, lo farò» promette, dopodiché toglie la mano dallo specchio, varca la soglia, si avvicina al mio volto e posa le sue labbra sulle mie. Questa volta lo sento, sento le sue labbra e il gusto di queste come il miele sulla lingua. Sanno proprio di fiore, di petalo di lavanda e calda notte primaverile.
Poso le mani alle sue soffici guance e ricambio il suo bacio, perché trovo che sia l'unico modo di renderle grazie, se non per la sua lealtà e coraggio, ora non sarei qui sulla soglia di questo passaggio, inoltre, sempre grazie a lei, ora so per certo che il bacio del mio Hansel è davvero il bacio più dolce che esista.

«Buona fortuna»

Dice con voce spezzata, tornando all'entrata, le sue guance però, non vogliono allontanarsi dalle mie mani e quest'ultime pure, non vogliono lasciarle il viso. Si tendono l'un l'altra per un po' come le estremità di due terre sconosciute e diverse, due terre che però non si potranno mai unire per un fiume che scorre nel mezzo.

«Grazie»

È tutto ciò che le mie labbra riescono a scandire.
«Davvero, ti ringrazio» grazie a lei ora posso tornare al palazzo, affrontare mio padre una volta per tutte e costringerlo a dirmi dove si trovi Hansel, e se egli si rifiuterà di dirmelo, allora me lo cercherò da solo e rinuncerò a ogni mio titolo tra cui anche quello di re degli elfi.

La principessa sposta lo specchio chiudendo così l'entrata del tunnel, man mano che il buio cresce la collana che indosso si anima di una briosa luce viola.
Sorpreso da tal cosa, ringrazio ancora la principessa in cuor mio, la luce creata dal ciondolo è sufficiente per permettere ai miei piedi di avanzare senza alcuna titubanza e timore.
Comincio a prendere passo verso il tunnel, tunnel che poi termina al capo di una gradinata.
Cammino lungo le numerose scale a chiocciola che conducono giù in profondità, mi domando se abbiano fine queste scale, ma più scendo e più il mio dubbio su questo sale.
Scendendo lo strascico del mio manto accarezza ogni singolo gradino lambendo tutte le polveri, i tacchi dei miei stivali sono l'unico rumore che le pareti di questo tunnel odono e chissà da quanto tempo non hanno goduto rumore.
I gradini finiscono e sfociano per un lungo corridoio, anch'esso infinito alla veduta.
Sollevo il ciondolo per fare più luce, cammino a testa alta riformulando pensieri e sogni.
Mi domando che cosa farò una volta fuori di qui, mi chiedo se mai mio padre mi dirà dove si trova Hansel.
Mi volto, dietro a me non c'è altro che quello che ho di fronte, completo buio, neppure la mia ombra mi sta seguendo.
L'unica cosa che accenna in me un sorriso è la reazione delle guardie, di che cosa si dipingeranno le loro facce quando scopriranno che il principe azzurro è scomparso? L'ira di mio padre sarà funesta e terribile e quella di mia madre anche peggio, secondo me si solleveranno dai loro incarichi e scapperanno via con le loro famiglie in altre terre.

Poveretti, provo un po' di compassione, spero di arrivare al palazzo in tempo ed evitare che mio padre li punisca ingiustamente.

Arrivo alla fine del tunnel, esso finisce con una breve scala che conduce a una tonda porticina in legno.
Salgo le scale e apro quella porta.

Vengo lavato da un cono di luce luminoso, con il braccio mi proteggo gli occhi ed esco simile a un lombrico, in mezzo al verde di un terreno nuovo.
Serro il passaggio e colpendolo con lo stivale mi accerto che sia ben chiuso, poi mi volto e sorprendo con meraviglia le mura che circondano Europhanelle.
Sono letteralmente fuori dal regno, Lavanda aveva ragione, questa galleria conduce proprio fuori dalle mura.

Mi allontano di fretta, le guardie si saranno di certo accorte della mia assenza, e non solo loro, ma anche gli uomini di sua maestà re Leonardo saranno già sulle mie orme. Se non mi affretto ad abbandonare questo posto, renderò vano l'aiuto di Lavanda.

Comincio a correre, ma gli abiti che ho addosso non mi permettono di alzare per bene le ginocchia, né tanto meno di sopportare l'affanno. Il mio corpo è appesantito e non riesco a correre agile.

Allorché tolgo gli spilli che tengono il manto, questo una volta senza più nulla che lo leghi a me, vola via nell'aria come cenere di carta, vola e mi abbandona, mi lascia privandomi di un peso. Diventerà il tappeto di un animale, il cervo vi ci pulirà gli zoccoli sopra.
Soddisfatto e compiaciuto dalla sensazione di leggerezza, tolgo anche la corona e la getto tra i cespugli, sarà la fortuna di un passante, oppure la nidiata di un riccio, certamente molto più utile che stare ferma in testa mia.

Poi sfilo i guanti e come il manto e la corona, li getto via. Magari verranno masticati da un roditore oppure un rettile lo userà come cappuccio.
Comunque sia, saranno più utili, ricopriranno un ruolo degno del loro materiale.

E poi i miei vestiti, incapaci di starmi dietro, si strappano, le suture si slegano e il mio corpo finalmente si anima e trova piacere nel muoversi.
Il petto si espande di aria, le gambe si ravvivano e gli occhi miei bruciano per il vento.

Mi sento differente, mi sento non io.
Che il cielo benedica Lavanda per me, che beni e bontà l'accompagnino per lunghi giorni, la mia gratitudine per lei è immensa, più grande del titolo di suo padre, più grande della menzogna che ha quasi spezzato la mia vita.
Ora posso adempiere le promesse fatte ad Hansel, quando lo avrò trovato, gli darò la vita che merita.

Corro a polmoni pieni, ma il suolo man mano che proseguo si rivela più ostile, le radici e il fango si fanno nemiche, la pioggia di giorni fa ha reso il terreno molle e debole.
Il mio piede scivola e improvvisamente da sotto di me scompare il suolo su cui finora stavo correndo, scompare e basta.
Non riesco neppure a realizzare che cosa stia accadendo attorno a me, che tutto si fa buio. La luce del sole scompare, il verde del bosco si sfuma e tutto quel che odo e vedo è cupo e silenzioso. Non trovo neppure il briciolo di tempo per chiedermi se sia stata la volontà di qualcuno, forse della Madre Natura, oppure di qualche spirito forestale. O magari, è solo stata colpa mia, che accecato dalla gioia, non ho prestato abbastanza attenzione su dove mettevo i piedi.

~⚜~

Improvvisa come la pioggia e il profumo della colazione, una soave e tenera voce, accarezza ed estasia l'orecchio mio con la stessa dolcezza con cui le zampe di farfalla si posano sul fiore.
Con letizia e gioia, rispondo a quella voce con un largo sorriso.
«Svegliati dal tuo sonno principe mio»
Qualcosa di delicato, forse un petalo o una piuma, accarezza il mio volto con delicatezza.
Apro gli occhi, regalando loro la meravigliosa veduta di un grazioso volto affascinante, il volto del mio unico e solo vero amore.
Il suo sorriso indebolisce le mie forze, agita il mio cuore, confonde la mia testa e provoca la mia carne.
Porto una mano a quella guancia rosacea per poter toccare con le mie stesse dita quella magnifica pelle, come se il tocco di questa potesse salvarmi, pulirmi e rinascere.
«Sono sveglio o ancora addormentato? Mi pare di star sognando un dio» dico accarezzandolo.
Il giovane fanciullo riccioluto, sorride di nuovo, colpo fatale per il mio cuore, e ormai sconfitto, richiudo gli occhi e abbasso la mano.
«Sciocchino, non stai sognando» dice.
«Però, è troppo bello per essere vero. Che cosa ho fatto per meritarti? Non credo neppure in Madre Natura, né in alcun spirito della foresta o del lago, eppure, sono così benedetto»
Riapro gli occhi e resto a fissarlo.
«Hai rubato le parole dal mio cuore»

I nostri corpi, stesi sul prato di una verdeggiante pianura, anche se più vicini dei fili d'erba, desiderano ancora potersi avvicinare l'un l'altro, come se volessero diventare un corpo solo.

«Ti prometto che una volta salito al trono tu sarai il mio re, il mio sposo e il padre dei miei eredi. Adotteremo tutti i bambini che vuoi, so che ti piacciono perciò ti prometto che ne avremo così tanti che sarò costretto a far costruire nuove stanze»

Solo l'idea di vederlo con un fagotto tra le braccia mi fa ridere.
«Ne voglio cinque» ridacchia contento «Sì, ma anche di più se vuoi, puoi averne quanti ne vuoi»
«Darò a tutti i bambini orfani quel che io non ho avuto, darò loro la possibilità di vivere l'infanzia fino alla fine. Voglio vederli tutti felici»
«Sei molto buono Hansel, anche tu meriti gioia. E io ti prometto, che non importa quel che accadrà, tu e io un giorno ci sposeremo e vivremo una vita colma di felicità. Te lo prometto, hai la mia parola mio futuro sposo...»

Hai la mia parola Hansel, hai la mia parola.

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