Il principe azzurro è gay

By TheRabbitWriter

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✨IN FASE DI PROFONDA CORREZIONE✨ In un'epoca medievale, eppure non così diversa dalla nostra, un giovane fanc... More

⚜C'era Una Volta⚜
⚜Fiato corto⚜
⚜Tuorlo⚜
⚜Cuore, mente & stomaco⚜
⚜Baci sotto il salice⚜
⚜Camelia appassita⚜
⚜Garofano⚜
⚜Giacinto rosso⚜
⚜La collina⚜
⚜Iris⚜
⚜Europhanelle⚜
⚜Lavanda⚜
⚜A polmoni pieni⚜
⚜Albume⚜
⚜Cuore, mente & spirito (pt.1)⚜
⚜Cuore, mente & spirito(pt.2°)⚜
⚜Preghiere udite⚜
⚜Il fiume mi ha condotto⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt1) ⚜
⚜Vent'anni sotto le stelle (pt2) ⚜
⚜Vent'anni Sotto Le stelle (pt3)⚜
⚜Molte sono le stelle⚜
⚜Sulle orme del pastore⚜
⚜Diaspro & il gregge⚜
⚜La punizione del pastore⚜
⚜Presso il lago curuleo⚜
⚜Magra & sottile speranza⚜
⚜Palato amaro⚜
⚜Giacinto porpora⚜
⚜Piccolo agrifoglio⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 1)⚜
⚜Un fior di Anemone (pt 2)⚜
⚜Dente di leone⚜
⚜Principessa Calendula⚜
⚜Malva, l'amore di mia madre⚜
⚜Castagna⚜
⚜Mietitura⚜
⚜Glicine, a te il mio sorriso⚜
⚜Erica bianca⚜
⚜Adonide⚜
⚜Fior di loto⚜
⚜Ortica viola⚜
⚜La montagna⚜
⚜Bethelthea⚜
⚜Confronto⚜
⚜Manto azzurro⚜
⚜Baci per dimenticare⚜
⚜Mughetto⚜
Ringraziamenti

⚜La vera luce del giorno⚜

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By TheRabbitWriter

Silenziosa come una lama, il braccio del sole s'intrufola come un ladro dall'esile spiraglio di tenda lasciato per distrazione scoperto.
Entra e giace leggera e pungente sul mio volto facendo dei miei occhi il proprio giaciglio.
Infastidito dal calore della luce, mi volto dall'altra parte del letto per dare le spalle alla finestra, portandomi con me tutta quanta la coperta possibile come scudo e manto, per poter proteggermi dalla lama di luce impugnata dal mattino.

Ma quest'ultima oramai, ha già vinto su di me, e mi ha privato del sonno e della stanchezza. Desidero poter possedere abbastanza forza per alzarmi e tirare la tenda, ma i miei piedi sono talmente cullati e baciati sotto il braccio caldo della coperta, che si rifiutano di uscire allo scoperto e affrontare il liscio e gelido pavimento. Anche se non sono più appisolato, resto comunque nel mio letto a riposare, dal momento che non ho nulla che sazi il mio desiderio di alzarmi e vivere un'altra giornata simile alle altre.

Non c'è niente che possa farmi dire che non veda l'ora di scendere dal mio caldo e morbido letto e andar di petto a questo nuovo e freddo giorno, niente, assolutamente niente...

O forse sì? Oh ahimè che sciocco, sono talmente sopraffatto dai pensieri che mi sono dimenticato che invece una ragione per svegliarmi c'è e come.

La vera luce del giorno.

Hansel è la ragione per cui abbandono il mio letto ogni giorno ed è il motivo per cui vorrei uscire dalla mia stanza anche quest'oggi,  il sol  pensiero di rivederlo questa mattina dopo ieri notte mi fa sorridere, mi placa, mi conduce a scendere dal letto e a spalancare le tende affinché la luce del sole possa irrompere con maestà nella mia stanza.

Se prima questa luce la odiavo, ora l'amo, la bramo, voglio il suo calore e la sua vitalità nella mia camera. Proprio come lui, lo amo, lo bramo e desidero che la sua vitalità colmi anche questa mia giornata, perché è questo che ha sempre fatto il mio Hansel, ha sempre dato luce e significato ai miei giorni.
Non più il sole è la mia luce di giorno e la luna la guida di notte, ma lui, lui è sempre stato la lampada al mio piede e la fiaccola nelle gole più buie.

Mi volto verso la porta di camera mia e la guardo con decisione, fervo dalla voglia di varcarla e cominciare la giornata, quasi poco m'importa se litigherò con mio padre per le stesse ragioni, dopotutto il mio amore ce l'ho, dunque allegro lo son già e nessuno potrà allontanarmi da questo calice di gioia.

Una volta preso cura del mio aspetto, esco dalla mia stanza per farmi condurre come sempre dall'aroma del pasto mattutino. Essa mi tenta ed estasia così tanto che la potrei seguire anche a occhi chiusi, infine mi porterà sempre alla tavola in presenza dei miei genitori.

Cammino al fianco della servitù augurando a ognuno di loro il saluto del giorno, questi si voltano abbandonando ciò che stavano svolgendo per ricambiare l'ossequio, accompagnato da un sorriso e un elegante inchino.

Ma come lo strascico del mio manto finisce di scorrere via dai loro piedi, riprendono a svolgere le pulizie dei mobili.

Non possiedo orecchie alle spalle ma so che il brusio che odo giunge dalle loro bocche, nondimeno non ho riguardo per i loro futili discorsi vuoti, non mi preoccupa sapere se quei sorrisi e inchini fossero sinceri e genuini, o se eseguiti per rispetto e abitudine.

Tuttavia ognuno si beve la propria coppa, se sprecassi il mio prezioso tempo per loro li renderei prosperi.

Arrivo nella sala dove vengo nuovamente accolto con saluti, sorrisi e inchini dai servi che finiscono di apparecchiare la tavola.

«Buongiorno»
saluta mia madre attendendomi a tavola assieme a mio padre, entrambi già accomodati dinanzi la colazione.

«Giorno» rispondo prendendo il mio posto a tavola, e mentre mi metto comodo e composto, una serva si porta alla mia destra servendomi la colazione.

Le rendo grazie con un sorriso ed ella ricambia, poi si allontana e raggiunge i margini della stanza assieme al resto della servitù, in piedi come pilastri pronti a eseguire qualsiasi prossimo ordine.

Con gli occhi passeggio alla ricerca del volto di Hansel, quel volto che solo guardandolo mi fa sorridere e sognare a occhi aperti. Questa stanza sebbene sia invasa dalla maestosa luce del sole, i miei occhi non vengono folgorati dalla luce che desidero io; ciò rende la sala completamente buia.

Che stia svolgendo qualche altra faccenda? Forse starà dando una mano in cucina oppure si starà prendendo cura delle piante in giardino, chissà.

«Dormito bene?» domanda mia madre.
«Sì, e voi madre?» rispondo portando gli occhi a tavola.
«Ho dormito a sufficienza, grazie» risponde, ma a malapena i suoi occhi si ergono verso i miei. Ora che son meno distratto dalla luminosità della stanza, noto con nudità e chiarezza il suo atteggiamento freddo e distaccato mentre porta la tazza alle sue labbra, con quel suo esile mignolo alzato con eleganza sorseggia il latte per poi riappoggiare la tazza a tavola.

Poi resta ferma e lo sguardo pende tra mio padre e la colazione, ma i suoi occhi non incontrano i miei. Ogni piccola azione che compie è vuota, che sia fatto con intenzione o meno, sono comunque confuso e curioso di sapere quale sia la ragione del suo atteggiamento.
Riconosco tuttavia che l'umore di una donna è come la pula sbattuta dal vento, ma mia madre questa mattina è turbata da qualcosa che non posso vedere.

«Cara, mi passeresti il tovagliolo?» chiede mio padre, e mia madre senza una chiara risposta, allunga il braccio e prende il tovagliolo per poi porgerlo a suo marito, il tutto senza neppure guardarmi accidentalmente.

Avrei voluto che l'azione fosse persistita un po' di più, ascoltare solo il gorgoglio da me emesso nel sorseggiare il latte è imbarazzante, esso è l'unico rumore che rende viva questa colazione.

«Eledhwen, per favore»

Pronuncia mia madre irritata, sebbene la sua voce sia stata ardua e risoluta, ella ha finalmente spezzato l'arco del silenzio concedendomi un momento per sospirare.
So quanto detesta il borbottio del sorseggiare, e desolato allontano la tazza dalla mia bocca.

Picchietto il cucchiaio nella tazza e conduco lo sguardo in un angolo in cui non incontrerò nessuno, fremo dal desiderio di abbandonare questa sala, percuoto lesto e agitato il pavimento con il tacco dello stivale   per masticare questa pressura, il mio corpo non può reggere questa quiete.

Sia gli occhi di mio padre che quelli di mia madre sono cullati dalla tavola, è ignara a me la maniera in cui riescano a giacere sereni in questo silenzio, persino i servi nella stanza gonfiano i petti, alzano gli occhi e si stringono le vesti.

Esito volgendomi ai miei genitori e avuta la loro attenzione, dichiaro di essere stato colto da uno strano sogno la notte precedente.
«Hm» fa mia madre annuendo «Che cosa hai sognato?»  domanda mio padre mostrandosi più interessato.

«Ho sognato voi che mi prendevate i vestiti dall'armadio, poi l'indossavate»
«Indossavo i tuoi vestiti?» replica attonito.
«Sì, io mi sono arrabbiato ma voi non mi davate orecchio. Strano, non trovate? Mi domando cosa significhi un sogno del genere» appoggio il gomito a tavola e con il dorso della mano sostengo la testa, mi rivolgo a mia madre che possiede il dono d'interpretare i sogni.

«Olisador, tu che sei nata con il dono d'interpretare i sogni, spiegami il sogno di nostro figlio» dice mio padre, e mia madre con sguardo serio e lontano, si sposta il capello dalla fronte e dice «Il significato del sogno è molto semplice e parla già da sé. I vestiti sono la rappresentazione della vita e il fatto che tu glieli abbia presi e indossati sta per l'invasione che eserciti su quest'ultima»

Resto inerme a fissare in quale posa rigorosa e rigida è mia madre, poi i suoi occhi si incrociano finalmente ai miei ma, ahimè, vorrei che non lo avesse fatto, il suo sguardo anche se non gustabile sa proprio di veleno.
Svio dal legame con i suoi occhi con pacatezza e senza farle comprendere il mio turbamento.

«Magari vi sbagliate, madre» balbetto.
«Come vuoi»
Conclude.

Ora sono più teso di prima, l'aria che respiro è sia calda che fredda e non c'è buco dove possa infilare la testa e nascondere il mio disagio.

Ma per fortuna il tempo scorre senza morsa e preavviso, i servi ancor prima che possa svignarmela  sparecchiano la tavola e nuovamente nel bel mezzo del loro via vai, alzo  ancora lo sguardo per cercare Hansel.
Il desiderio che ho sia di vederlo che di parlargli riguardo a ieri ferve tanto, ma purtroppo egli non è presente.
Giro gli occhi per tutta la stanza fino a cader di nuovo sugli occhi azzurri di mia madre, minacciosi e severi.
Mi tortura con il suo silenzio e mio padre in tutto ciò pare acconsentire.

«Che cosa vi turba, madre?»

Per quanto il suo viso sia puerile e dolce, il suo sguardo è più terribile della fronte aggrottata di mio padre.
Non trovo il coraggio di alzarmi dalla sedia e andarmene dalla stanza, ma temo che tal gesto potrebbe farli arrabbiare e portarli a ordire di far chiudere le porte.
«Nulla, puoi andare se hai finito la colazione» dice lei sospirando, non me lo faccio ripete e mi alzo subito dalla tavola e abbandono la stanza.

Non so se questo umore amaro si annebbierà verso la fine della giornata, forse hanno avuto una contesa a letto o magari la ragione è un'altra e io mi sto preoccupando troppo per niente.

Cammino per i corridoi per rimettermi a cercare Hansel, egli è ancora l'unico a non avermi dato il suo leale "buongiorno" questa mattina.
Procedo in avanti fino a scendere lungo le scale che conducono alla sala del trono, ai piedi della gradinata incrocio il passo con una serva con in mano un sacco ripieno di ortaggi appena colti, saranno di certo per la cena di questa sera o per domani.

«Buongiorno, principe»
Saluta chinandosi come può.

«Buongiorno a te, vuoi che ti aiuti?» Le domando tendendo le mani al sacco, ma ella indietreggia e rifiuta il mio aiuto «State tranquilli, ci riesco» dice procedendo.
«Va bene, ma prima che tu vada posso chiederti una cosa?»
«Certo»
«Hai per caso visto Hansel?»
«No vostra maestà, io non l'ho visto» risponde scuotendo il capo.
«Neppure questa mattina?» aggiungo «Purtroppo no, volete che vada a cercarlo?»
«No, ma se lo incroci digli che sua maestà il principe lo sta cercando, i miei capelli non si lavano per conto loro e tra tutta la servitù egli è l'unico che li sa trattar meglio»
«Certo, principe»

La giovane serva riprende il passo e mentre si allontana io procedo a cercarlo.
Mi reco nel giardino dove colgo una camelia rosa per lui, questo fiore meraviglioso sarà il 'buongiorno' che gli regalerò questa mattina una volta trovato.

Lo cerco per tutto il palazzo, in cucina in mezzo alla confusione e il trambusto, in biblioteca nel completo silenzio, in bagno anche e nella stalla.
Ma egli non si trova in  nessuno di questi luoghi, la mia preoccupazione accresce, prima era un pensiero innocuo ma ora mi chiedo veramente dove sia.
«Oh Hansel, ma dove sei? Perché non vieni anche tu in contro il tuo principe?»
Il fiore che ho in mano è prossimo a perder il suo vigore, non posso dargli il mio saluto con un fiore morto.

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