𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒚𝒐𝒖 𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚...

By bluelliestories

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"Se potessi rivivere un solo giorno della mia vita, sarebbe sempre lo stesso, in loop, senza interruzioni, e... More

Introduzione
❦ Trailer & Cast ❦
1. Now you're just somebody that I used to know
2. I wonder if I'll ever see you again
3. Before our innocence was lost
4. Even my phone misses your call
5. We were silenced by the night
6. We're not who we used to be
7. Somewhere only we know
8. Where are you now when I need you most?
9. Just nineteen, a sucker's dream - quattro anni prima
10. I'm Mr. Brightside
11. I'm coming out of my cage
ANNUNCIO IMPORTANTE
12. When I run out of road, you bring me home
13. She's walking on fire
14. Hey there Delilah
15. Taffy stuck and tongue tied
16. Big lights will inspire you
17. Just let me know, I'll be at the door
18. I'm gonna pay for this
❦ Playlist ❦
19. Crawling back to you
20. Your lips, my lips, apocalypse
21. Here to take my medicine
22. Another star, you fade away
24. Palm trees are candles
25. Kiss in the kitchen like it's a dance floor
26. Strawberry fields forever
27. I call my baby Pussycat
28. Well, are you mine?
29. Remember when you used to be a rascal?
30. The blood in my veins is made up of mistakes
31. Jealousy, turning saints into the sea
32. Remember me, special needs
33. It's New York baby, always jacked up
34. Times Square can't shine as bright as you
35. It'd be so sweet if things just stayed the same
36. Everyone knows she's on your mind
37. I'm better off on my own
38. We met with a goodbye kiss
39. When we made love you used to cry
40. With your hands between your thighs
41. Leave me hypnotized, love
42. Does he take care of you?
43. Lamb to the slaughter
44. The things I'm fighting to protect
45. With everything, I won't let this go
46. Don't turn away, dry your eyes
47. I will save you from all of the unclean
48. Head in the clouds but my gravity's centered
49. I see the truth in your lies
50. It was a perverted thing to say
51. I almost died in my dreams again
52. The bed was left in ruins
53. Won't stop til it's over
54. And the sex and the drugs and the complications
55. Meet me in the hallway
56. This is your last warning, a courtesy call
57. Every little lie gives me butterflies
58. Tell them the fairytale gone bad
59. You can drag me through hell
60. Your knee socks
61. Type of sex you could never put a price on
62. Should've done something but I've done it enough
63. Birds fly in different directions
64. Baby, can you see through the tears?
65. In the end, it doesn't even matter
EPILOGO - if it wasn't for you
BONUS - You can even fly up here
❦ Trailer e Ringraziamenti ❦
-DEVIANT-
❄️GIVEAWAY Natalizio❄️

23. Half of me has disappeared

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By bluelliestories




Forse questa storia é destinata a durare perché non è una storia d'amore.
È una storia di pioggia e di sole, d'attesa e passione, di sintonia e incomprensione, di silenzi e rumori.
Non é una storia d'amore. È una storia. Con dentro l'amore.
O forse, è amore. Con dentro una storia..






Ormai era evidente, il colore del cielo e le grosse nubi ringhiose e temporalesche preannunciavano chiaramente che stesse per ricominciare a piovere, di nuovo.
Estelle osservava fuori dalla finestra il grande parco all'inglese inaridito dall'inverno incombente e infangato di terreno bagnato, sovrastato da una fontana moderna in metallo freddo, di dubbia bellezza, che costituiva il retro dell'ospedale.

Seguiva le linee dei muri scalcinati delle altre aree dell'ospedale dirimpetto alla propria, e vi scorgeva sopra il proprio riflesso: una farfalla imprigionata dietro un vetro al di là del resto del mondo, in mezzo a tante minuscole goccioline tacite che si arrampicavano dalla parte opposta della finestra, di quelle che precedevano la pioggia. Le fissò per un lasso di tempo talmente lungo che cominciò a vederci il disegno dei lineamenti del volto di Harry, e poi quelli di Charlene.

Ogni tanto, un sottile dolore muscolare le ricordava che tutto quello che era successo la notte precedente, non fosse un sogno svanito al risveglio di cui ricordava vivido ogni singolo attimo.
Ed era un ricordo rumoroso, che in testa faceva davvero un gran casino.

Eppure, il presente che stava vivendo era talmente diverso e minaccioso rispetto alle braccia di Harry, da fargli quasi dubitare che quel calore fosse stato reale. Come se si trovasse in un limbo, sospesa in bilico tra realtá e immaginazione.

Man mano che le ore trascorrevano, quell'attesa trepidante e dilaniante si era trasformata in inquietudine pura, e ormai del gruppo rimasto nessuno parlava più con nessuno: ognuno restava per i fatti suoi, in un silenzio funereo calato come una nube tossica in quel reparto ospedaliero, dove il tempo sembrava essersi fermato.

Soprattutto, i suoi nervi si irrigidirono come corde di violino quando un brivido le attraversò la schiena, perché si era resa conto di alcuni passi che l'avevano raggiunta, e temette potesse essere di nuovo quella bestia inferocita col mondo che era diventato Jayden.

Un impercettibile sorriso di sollievo si aprí sul suo volto quando riconobbe i capelli biondo rossastri e ricciolini di Alex.
Avevano parlato del tempo, ma non osarono sfiorare l'argomento del motivo per cui si trovassero entrambi in quel freddo edificio.

Poi Alex allungò uno sguardo disanimato che andò a perdersi dentro al Tamigi in piena, scorrendo rapido come la sua maestosa e impetuosa bellezza.
«So che non sono affari miei, ma.. sei sicura di quello che stai facendo?»
La interruppe per specificare,
prima ancora che lei potesse rispondere. «Sto parlando di Harry.»
La prese un po' alla sprovvista: non si sarebbe mai aspettata quello sbilanciarsi da parte di Alex, su questioni che non lo riguardavano.
«Non sto facendo proprio niente, con lui.»
«Oh, andiamo, siete stati insieme per tutto il tempo. Non vi siete più di tanto impegnati a nasconderlo.»
Lei abbassò lo sguardo, perché non seppe davvero cosa rispondere.
«Siamo amici, credo.»

Alex ignorò volontariamente la sua ultima frase, perché sapevano entrambi che fosse priva di qualsiasi valore reale.
«So che non sei una sprovveduta, ma devo dirtelo. É molto facile perdere la testa per uno come lui. Ma lui.. ecco. Lui è Harry. Noi gli vogliamo tutti bene, ma ha un problema con le relazioni.»

Aspirò un tiro di sigaretta, il fumo li avvolse creando tutto intorno una piccola nuvola densa e nebbiosa, e un po' di condensa sulla finestra. Ovviamente era severamente vietato fumare in ospedale, ma Alex era fatto così. Se lo avessero beccato, lo avrebbero multato, e lui avrebbe continuato a fumare mentre firmava la multa. Inoltre quella parte di corridoio era un po' defilata e completamente deserta, per cui non si fece alcun problema.

«Cosa intendi per.. problema?»
Si imbarazzò un poco, anche solo per il fatto di aver mostrato interesse per la questione che portava il nome di Harry. Ma probabilmente in quel caso la curiosità di sapere come fosse fatto, ebbe la meglio su quelli che erano i filtri delle sue inibizioni.
«Lui è.. volubile. Diciamo che è molto concentrato sul suo lavoro. O su se stesso, se preferisci. Non tollera distrazioni.»
«Se è per questo, non le tollero nemmeno io.»

Suo volto di Alex si aprí un sorrisetto amaro. «Beh, allora, ecco, magari potreste funzionare. Per un po'..»
Estelle scosse la testa, spazientita, come a non voler sentire oltre.
«L'ho già sentita questa storia. Sembra che tutti quanti non perdiate occasione per ribadirlo.»
«Non te lo dico per fare gossip. Te lo sto dicendo perché tengo a te, e non voglio ritrovarti con il cuore spezzato.» Un'altra boccata, mentre lei rimase in silenzio.
«Sei fantastica, Elle. E.. lo capisco, che tu voglia uscire con lui. È altrettanto fantastico, un ragazzo fantastico. Solo, fatti crescere una bella corazza attorno al cuore, e tira fuori gli artigli, perché penso che tu li abbia.»

«Io ed Harry non usciamo insieme.»
Si affrettò a rispondere a quel punto, e lo disse perentoria e categorica.
«E hai ragione, non sono una sprovveduta.»
«Se è solo sesso, fossi in te mi fermerei il prima possibile.» Aggiunse, ben sapendo che si stesse addentrando in un territorio tortuoso.

Il volto di Estelle si adombrò di un turbamento che tentò di mascherare scostando ancora lo sguardo, mentre si tormentava l'interno delle guance con piccoli morsi.
Non perse tempo e fatica a negare qualcosa che evidentemente, a lei e ad Harry si leggeva in faccia.
«Perché dici questo?»
«Perché, principessa, il sesso senza amore è pericoloso. Passa il tempo, e uno dei due si stufa, mentre l'altro si innamora.»

Estelle sorrise, con una leggera aria di scherno. Perché la gente parlava, apriva bocca senza sapere nulla, e a lei tutto risuonava in quel momento come un inutile chiacchiericcio di sottofondo.
Era insicura, su quello che fosse successo tra loro, e confusa, ed era probabile, che sarebbe esploso tutto con la rapidità di una bolla di sapone.
Ma lei non avrebbe avuto rimpianti, perché quello che avevano vissuto apparteneva a loro due e a loro soltanto.

Detestava le intromissioni nella sua vita privata, ma apprezzò quella premura da parte di un amico che era stato evidentemente ferito in precedenza.
«Certo che ne devi aver prese di batoste per parlare in questo modo, eh?»
Gli strinse un braccio attorno alle spalle, alzandosi un po' sulle punte dei piedi, perché lui era un vero spilungone, e lei indossava le scarpe da ginnastica.

Alex ridacchiò, sommessamente, non completamente divertito a quel riferimento.
Sicuramente una manciata di esperienze passate lo avevano reso più disincantato di quanto non fosse prima, ma questo capita a tutti, fa parte della crescita. In più era un ragazzo timido, era raro che si lanciasse in certe conversazioni e che non si facesse i fatti suoi. Probabilmente quello che era appena successo a Charlene aveva scosso un po' gli animi di tutti, e tutti si sentivano più responsabili per gli altri di quanto non si fossero mai sentiti.

«Lo ammetto, non sono un fan dei sentimenti. E neanche Harry lo è.»
Lei fece scivolare un'altra risatina composta.
«Capisco. E siccome sono una ragazza, io devo essere necessariamente Anna Karenina.»
«No.. non volevo dire questo.»
Di nuovo l'imbarazzo si palesò tra le sue espressioni confusionarie, e un lieve rossore gli colorò le gote sbarbate.

Non voleva sembrare un discorso pieno di cliché sulle donne, ma si rese conto che probabilmente era apparso proprio come tale. Ecco perché solitamente Alex parlava poco: gli risultava sempre difficile esprimersi, e sempre più facile essere frainteso.
Decise di azzittirsi e di tornare a farsi gli affari suoi.
In fondo, di cuori spezzati era pieno il mondo, e si sopravviveva, di solito.






Sono arrabbiata, infastidita dalla sua chiamata, e lo può sentire dal mio tono di voce, quindi va direttamente al punto, senza girarci troppo intorno.
«Mi ha detto Jayden di quello che è successo.» Si affretta ad annunciare, e percepisco un tono un po' distaccato. Non mi sembra di parlare con la solita Charlie.
«Beh, lui deve saperlo molto bene.»
Sarcasmo. Il mio solito modo di affrontare le situazioni scomode.
«A cosa ti riferisci?»
Sta davvero fingendo di non capire? Non dovrebbe offendere la sua stessa intelligenza, so che non é una stupida.
«Al fatto che è stato a causa sua se Harry é finito in quelle condizioni, e penso che te lo confermerá.»
«Può essere. E quindi?»
Non ha nemmeno sprecato energie per negare, perché la cosa è talmente ovvia. Ma non sembra neanche troppo dispiaciuta, anzi, a dirla tutta, non sembra nemmeno particolarmente interessata a parlarne.
«E quindi? È stato male, ha rischiato di stare male sul serio. Possibile che non ve ne freghi nulla?»
Forse non dovrei sprecare le mie energie, potrei semplicemente rimanerne fuori, e fare come tutti gli altri: l'indifferenza sembra un atteggiamento e un valore assoluto, per alcuni di loro. Ma sono finita coinvolta volente o nolente in quello che è successo ad Harry. E adesso non riesco proprio a starmene zitta.
«Rilassati, Estelle. Era solo per divertirsi. Abbiamo esagerato un po' tutti, ieri sera.»
«Ma cosa ti prende, Charlie?» Ribatto, sempre più agitata. «Quell'uomo ti ha dato al cervello. Dicevi che era un coglione, e ora non conto più le volte in cui mi hai mollata per lui. Come puoi frequentare uno che fa una cosa del genere ad uno suo amico?»
Non me lo spiego, davvero, non me ne capacito. Le mie facoltà mentali non arrivano a concepire la possibilità che qualcuno possa divertirsi in quel modo.
«Non ti ho mollata da sola, mi pare di capire. Sei sempre finita in ottima compagnia. E adesso porti avanti questa battaglia contro Jay, semplicemente perché lui ti piace.»
Non posso sorvolare sul fatto che potrebbe almeno fingersi dispiaciuta, e che avrei apprezzato di più un finto "mi dispiace" piuttosto che quella provocazione velenosa. Come se stesse difendendo qualcosa che ha a cuore più di qualsiasi altra. Arrivando ad attaccare persino me.
«Se ti stai riferendo ad Harry, non c'è assolutamente nulla tra di noi. Ci siamo solo scambiati il favore di aiutarci a vicenda, dopo essere stati mollati da voi.»
Dalla parte opposta della cornetta ascolto uno sbuffo di stizza, come se si fosse stancata di parlarne.
«Potrei anche credere che non ci sei ancora stata, visto che ultimamente vuoi fare la preziosa. Ma è solo questione di tempo, e gliela darai anche tu, come fanno tutte.»
Chiudo gli occhi, stringo il telefono nel palmo.
La rabbia mi monta dentro e mi acceca, le parole mi escono da sole. Se voleva farmi imbestialire, ha toccato le corde giuste, e sembra davvero averlo fatto volontariamente.
Forse non lo penso realmente, o forse sì, ma tutto quello che mi interessa in questo momento è ferirla. Anche se so che non ci riuscirò, perché Charlene sembra aver eretto una corazza tra sé e il mondo esterno. Come se non avesse più filtri verso l'esterno, ma si fosse barricata verso l'interno.
«Sei veramente una stronza.»
Ecco, non sono riuscita a trovare parole migliori, e adesso lei sa benissimo che quello che mi ha detto su di lui mi ha scottata.
«Elle, tu non sei per niente diversa da me.»
«Io ammetterei quantomeno di aver fatto una cosa sbagliata. Quello che non c'è tra me ed Harry non ti riguarda affatto, né riguarda questo discorso, e di certo se ci fosse qualcosa non cambierebbe come la penso. Tra l'altro se non sbaglio eri tu, a suggerirmi di divertirmi con lui.»
«Infatti te lo sto dicendo anche ora: smettila di recitare questa parte. Tutti pensano che tu sia così pura e innocente, mentre mio fratello si sta ancora leccando le ferite. Chi sei tu, per giudicare gli altri?»
Realizzo a quel punto che io e Charlene abbiamo dei conti in sospeso, delle cose non dette, probabilmente non chiarite.
Mi rendo conto che potrebbe non avere digerito alcune cose che ho fatto, o non ho fatto: deve avere qualche rancore nei miei confronti, e mi chiedo, mentre una certa amarezza mi raggiunge, perché non me ne ha mai parlato prima.
«Continui a mettere in mezzo cose che non c'entrano niente, non ti riconosco più. Mi avete stancato. Non voglio più avere niente a che fare con nessuno di voi.»
Attacco la conversazione. Mi rendo conto che mi bruciano gli occhi, ma non piangerò certo per quelle cattiverie. Possono colpirmi, ma non mi scalfiranno.
Perché io le ho voluto bene veramente, a Charlie, e pensavo anche di aver imparato a conoscerla, ma di lei ultimamente sembra rimasto solo un guscio vuoto.


«Estelle?» Una mano ampia dalla presa rigida la scosse leggermente, posandosi sulla sua spalla destra, destandola da pensieri e sogni coscienti che apparivano sempre più rarefatti.
«Estelle, svegliati.» Ripeté la voce, che emerse lentamente, ogni istante meno lontana.
Aprendo gli occhi, vide le ombre in movimento di figure dondolanti stagliate contro il muro, che le camminavano attorno, e si rese conto di essere ancora nella sala d'attesa.

La posizione in cui si era addormentata senza rendersene conto, le aveva fatto venire un terribile torcicollo: si accorse di quella sensazione di aghi che le trafiggevano i muscoli del trapezio non appena riprese conoscenza.
Si sentiva completamente intorpidita, e leggermente inquieta per via del sogno che aveva appena fatto.

Non pensava di ricordare tutto con quella precisione massima e puntigliosa, dettagliata, ma aveva chiaramente rivissuto tutta la sua discussione con Charlie, come se fosse rimasta scolpita nel suo subconscio a chiare lettere. L'ultima conversazione che aveva avuto con lei, prima di partire per New York e raggiungere Harry.
Ci mise qualche secondo per rendersi conto che, nel frattempo, fuori delle grandi vetrate era calato il buio, mentre di contro le luci del corridoio dell'ospedale erano diventate fredde e accecanti.

«Charlie sta meglio. È fuori pericolo.»
Le arrivò quella notizia di getto, e fu come immergersi in una vasca d'acqua calda quando sei all'aperto durante una rigida giornata d'inverno, e stai gelando fin dentro le ossa.
Estelle aveva sorriso, ancora un po' confusa, con le palpebre ancora pesanti e semichiuse. «Dici sul serio?»
Gli aveva detto Alex, con un largo sorriso che si era aperto sul volto. «Non sta ancora bene, ma almeno è non rischia la vita. Quella ragazza è una roccia.»

Sembrava stanco ma eccitato, quasi non credesse che sarebbe potuto accadere.
«È sveglia?»
«La tengono ancora sedata, la stanno trattando con le benzodiazepine. Ma pare che i valori siano tornati nella norma.»
Non poteva credere a quelle parole, per un attimo rimase incredula, sbigottita. Poi, una sensazione di sollievo la invase con prepotenza, e i nervi tesi dallo stress riuscirono finalmente a trovare un po' di pace. Fu una liberazione unica portarsi le mani al viso e poter seriamente pensare che il peggio fosse passato.

«Vai a casa, hai l'aria distrutta. Non ce la faranno vedere ancora per un po'.»
«Non è un problema per me restare.»
«A fare cosa? Devi riposare. Come tutti noi.»
Lei provò a ribattere ancora una volta, ma Alex la interruppe prima ancora che potesse iniziare.
«Non sarà sola, c'è sua madre, che è già entrata in stanza. E in più..» Sollevò entrambe le sopracciglia, quasi volesse richiamare l'attenzione su quello che stava per dire.
«Sta arrivando Channing da Seattle.»

Estelle alzò gli occhi al cielo, pentendosene immediatamente l'istante dopo.
«Siamo amici, non c'é alcun problema.»
Non aveva voglia di essere costretta ad andare via, ma non riuscì nemmeno lontanamente a immaginare quello che in quel momento stava passando il fratello gemello di Charlie. Probabilmente, avrebbe dovuto farsi da parte.
Alex stavolta alzò un solo sopracciglio, come chi non ammettesse repliche.
«Ho capito, me ne vado.»

Si era fatta promettere che l'avrebbe avvertita, o che l'avrebbe fatta avvertire, non appena avesse avuto ulteriori notizie sugli sviluppi della faccenda.
Estelle desiderava disperatamente parlare con la sua amica, perché in un momento di difficoltà del genere voleva assolutamente essere presente, nonostante le loro incomprensioni.

Il terrore di averla persa senza aver chiarito o senza averle fatto capire quanto tenesse a lei, l'aveva dilaniata per tutte quelle ore infinite, senza darle tregua, contorcendole lo stomaco in una serie infinita di spasmi di ansia.
Non si sarebbe mai perdonata di averla lasciata sola quando probabilmente quel comportamento assurdo e intimidatorio era solo un grido d'aiuto, che Estelle non aveva saputo decifrare ed ascoltare.

Alex non ci aveva messo troppo tempo a convincerla a tornare a casa, perché Estelle era veramente a pezzi, quindi col cuore molto più leggero per come stavano andando le cose, aveva preso un taxi ed era rientrata nel suo appartamento, seppur scossa da quella giornata burrascosa.

Ebbe un tuffo al cuore nel percepire fin dall'ingresso un profumo che le rimetteva in mente un unico volto, ma innumerevoli sensazioni sovrapposte.
Si diresse verso la stanza da letto e accese le luci che si proiettavano sul soffitto con dei faretti dall'intensità regolabile, e trovò di fronte a sé una scena che non era pronta ad affrontare, visto il suo livello di stanchezza e di confusione emotiva.

Un istante in cui passò davanti al suo specchio le mostrò impietosamente quanto avesse un'aria sconvolta, con la maglietta stropicciata e i capelli che se ne andavano per conto loro, nonostante avesse cercato di raccoglierli in uno chignon spettinato che aveva, forse, peggiorato la situazione.

I vestiti erano sparpagliati ovunque, tranne l'asciugamano da lui utilizzato che giaceva perfettamente riposto e ben piegato su una poltrona, in una sorta di educazione circostanziale, mentre le lenzuola stropicciate erano al culmine della devastazione, ancora umide perchè non aveva neanche avuto il tempo di cambiarle, e il profumo della pelle di Harry divenne più netto ed intenso quando si stese su di esse, cercando di non pensarci troppo.

Era tutto così dannatamente reale, nella sua stanza, le sue percezioni non stavano immaginando nulla: eppure le sembrò anche così remoto da non riuscire a toccarlo con mano.
Ma i suoi sensi si intorpidirono, lasciandosi cullare dal ricordo di quella voluttà che l'aveva abbracciata la notte precedente.
Charlie stava bene, era fuori pericolo, presto avrebbe potuto parlare con lei e quello era l'unico pensiero su cui si sarebbe dovuta concentrare.

Ma in quel letto, nel suo letto, proprio non ci riusciva. Lui l'aveva marchiato irrimediabilmente con la sua presenza inondatrice. Percepiva nettamente la sensazione delle mani di Harry scorrerle sul suo corpo nudo, affamate di lei, e afferrarla nel più languido degli abbracci.
Accarezzava l'autenticità di quell'alcova clandestina che era diventata l'unica testimone ignara di quello scambio disperato di fluido e respiri.

Era la prima volta dopo tante ore che restava da sola e poteva riflettere seriamente su quello che era successo: non aveva avuto neanche il tempo di realizzarlo, metabolizzarlo le apparve come un'impresa epica.
Harry era sparito da quando era salito su quell'aereo, dileguandosi nel nulla, esattamente come dal nulla era comparso al suo portone, e lei non aveva alcuna certezza che si sarebbe fatto sentire una volta atterrato, praticamente dall'altra parte del mondo. Perché lui era tutto tranne che prevedibile.

Si erano salutati con quella sottile tensione dovuta all'imbarazzo di essere di fronte ad altre persone, almeno da parte di lei, e in certi casi Harry adottava spesso una serie di espressioni indecifrabili, e ne era certa, che lo facesse per non mostrarsi troppo agli altri. Nonostante l'imperscrutabilità del suo sguardo, aveva letto nel suo tono di voce profonda una sfumatura di rammarico, mentre le tastava il braccio in un gesto che era più di sostegno di tante altre parole.
«Ci vediamo presto, io e te.»

Improvvisamente, a quell'immagine assolutamente non elaborata prima di quel momento, le sembrò di sentire ogni centimetro della sua pelle gridare dalla necessità di averlo ancora accanto.
Si sentì perduta, inghiottita da quella spirale di dolorosa urgenza che solo lui, con le sue mani, la sua bocca, e la sua pelle, avrebbe potuto lenire.
Harry, che aveva negli occhi quella colata di veleno zuccherino, che nella sua riusciva a riempirla di piacere doloroso e di sofferenza estatica.
E i loro corpi che sembravano fatti apposta per trovarsi e rovinarsi.

Fu in quel preciso momento che realizzò di essere caduta inesorabilmente, con tutte le scarpe, nella sua ragnatela di seduzione.
Quella da cui decine di persone si erano assicurate di metterla in guardia, e continuavano a farlo come se fosse una questione di importanza vitale: lei, comunque, non poteva nemmeno giustificarsi per non essere stata avvertita.

E quel pensiero non riusciva a non metterle addosso un sottile rancore, e si sentì folle, ma il suo cuore scalpitava di risentimento nei confronti di chi era riuscito a farla capitolare, e con se stessa per non aver opposto resistenza. E adesso probabilmente un inesorabile precipitare la stava già attendendo.

Eppure tutto il suo corpo e la sua mente chiedevano di lui, con quella sua capacità innata di intrappolare a sé, di proteggerla con il sorriso perlato di una misteriosa e incantevole tenerezza, per poi svanire come aveva fatto nell'arco di una sola, stessa giornata.
Lasciandole nient'altro che l'inganno di una lunga serie di immagini, a sovraffollare una nuova notte solitaria.



⭐️
Questa gif ve la spillo per ricordarvi di com'è lui a questo punto della storia (novembre 2014) e per farmi perdonare del fatto che in questo capitolo Harry sia assente completamente - ed è l'unico capitolo da qui alla fine della storia, giuro.

Aggiornerò subitissimo nel caso vi mancasse troppo lo scollacciato qua sopra😬- nel prossimo capitolo vi avverto che è più fuori del solito, sarà la lontananza da Estelle che gli dà alla testa, chissà.

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